Dopo 40 giorni fermo allo Yanghsuo Outside Inn, sentivo nuovamente i piedi scalpitare.
Desideravo percorrere nuove strade e avventurarmi in regioni ancora sconosciute; il Sud-Est Asiatico era ormai alle porte, ma mi lasciai vincere dal richiamo di una regione della Cina di cui avevo tanto sentito parlare e che per anni aveva nutrito le mie più recondite fantasie di viaggio.
Lo Yunnan, per alcune settimane, sarebbe stato il mio nuovo orizzonte.
Il mio teatro. Il mio giubilo.
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30 Novembre, Lijiang (Cina) | Giorno 182 🇨🇳
Bene, ho ripreso.
E ho ripreso col botto.
No, nulla di incredibile.
Soltanto sono stati due giorni davvero interminabili.
Ecco, in una rapidissima sintesi, che cosa è successo da che ho lasciato l’Outside Inn.
Ho pedalato fino alla stazione degli autobus di Yangshuo, ho preso un bus di 2 ore per Guilin, ho dormito una notte a Guilin, l’indomani ho pedalato fino alla stazione di Guilin Nord, sono rimasto su un treno cinese per 20 ore, sono sceso in una gigantesca, piovosa e spaventosa Kunming, ho deciso di non rimanerci, ho pedalato fino alla stazione degli autobus di Kunming, ho comprato un biglietto per Lijiang (senza avere idea di come sia), sono rimasto su un autobus altre 9 ore, sono arrivato a Lijiang e ho scoperto che la mia bici ha una foratura enorme sulla ruota davanti (eccolo il vero botto), ho camminato un’ora e mezzo, bici a mano, alla ricerca di un ostello. Alle 22, ne ho trovato uno. Il Mama Naxi Guesthouse.
Lijiang, tuttora, non ho idea di come sia.
Sono arrivato col buio.
Questa foto è stata scattata sull’autobus, quando per un tratto mi è sembrato di essere su una delle strade costeggianti il Lago d’Orta, o di Iseo, o di Bolsena.
E invece no, è il Lago di Dali.
Non il pittore, senza accento.
Da-li.
Domani vedremo se tutto sto cinema é servito a qualcosa.
Se ne sarà valsa la pena, insomma.
Qualcosa mi dice di sì.

1 Dicembre, Lijiang (Cina) | Giorno 183 🇨🇳
Quel qualcosa che mi diceva che valeva la pena arrivare fin quassù, alla fine non si sbagliava.
Ho finito tutte le mie camere d’aria di scorta, ma devo dire che questa Lijiang meritava una visita.
La città vecchia, per quanto cerchi di preservare l’atmosfera caratteristica dei tempi andati, è senz’altro troppo Disneyland per i miei gusti.
Ma, dopo aver camminato a lungo, qualche piccola gemma sono riuscito a trovarla lo stesso.
Come questa, la Black Dragon Pool.
E, benché la montagna innevata che si erge là dietro sia rimasta coperta tutto il giorno da una coltre minacciosa di nubi, non si può di certo dire che
il vecchio Dragone Nero abbia scelto un brutto luogo per le sue private abluzioni.

2 Dicembre, Gola del Salto della Tigre (Cina) | Giorno 184 🇨🇳
La Gola del Salto della Tigre a chi?!

SERA
Sono un po’ stanco, e domani vi racconto perché.
Nel frattempo stanotte dormo qui.
3 Dicembre, Gola del Salto della Tigre (Cina) | Giorno 185 🇨🇳
Insomma, la storia della Gola del Salto della Tigre è andata all’incirca così.
Era soltanto un nome per me, uno di quegli insiemi di parole altisonanti
che solo le culture asiatiche sanno evocare.
Lascito di qualche documentario o di qualche libro, ha alimentato per anni la mia fantasia sulla Cina
ed i suoi luoghi più mistici.
Ma non avevo la minima idea di dove fosse, e tantomeno me ne preoccupavo.
Se una qualche attrattiva degna di nota si trova per caso sulla mia strada – o è per lo meno vicina – cerco di non perdermela; ma non devio di centinaia di km unicamente per togliermi uno sfizio.
L’altro ieri, però, mentre smanettavo per cambiare la camera d’aria alla bici, ho ascoltato uno dei compagni di ostello prenotare un bus per la famosa Tiger Leaping Gorge.
“Ah, è da queste parti?!” – gli ho chiesto stupito.
“Sì, a due ore da qui. Ci vado per un trekking di due giorni, dormirò in una delle varie Guesthouses che ci sono sul percorso. Pare sia molto bello.”
“Ah …”
Ed è così che l’indomani mattina sono salito sullo stesso bus e, armato soltanto dello zaino, ho scoperto di che si trattasse e ho cominciato il cammino: 30 km circa, 2 di dislivello in salita feroce e altrettanti in discesa spacca-ginocchia, diversi piccoli villaggi sulla via, montagne furiose, sentieri a strapiombo, un fiume impetuoso, picchi innevati, natura vigorosa, stellate e cascate memorabili.
La magnificenza che circonda il suo nome è senz’altro rispettata, per quanto purtroppo il segno della mano umana rappresenti un forte danno alla magia del posto.
A valle gli innumerevoli lavori in corso ed i cantieri stradali e a monte i check points per pedaggi inutili e fittizi riescono a rinnegare in parte quello che per millenni la Gola del Salto della Tigre ha creato da sola, le suggestioni ed i ricordi di decine di generazioni e così anche a tratti le mie fantasie.
Nonostante ciò, ho provato a godermi ogni singolo metro di cammino, a estraniarmi da tutto il circo di rumori ululanti dal fondo valle, e a immedesimarmi nella bellezza che mi circondava.
Che tento di riportare in queste poche foto.
MATTINA
Ok.
Un’altra prima volta.
Un ponte di pezzi di legno, corde e piccoli cavi.
Sospeso su un burrone di diverse dozzine di metri verso un fiume incazzato nero.
I primi 10 metri li ho affrontati con la destrezza di un levriero, sguardo fermo in avanti e spavalderia rusticana.
Poi il “tutto” ha iniziato a dondolare.
Tanto.
Mi è uscito un “Uoo Uoo Uoooooooo!”, mentre mi aggrappavo alle corde di lato fin quasi alle ascelle.
E mi sono ricordato di essere in piedi, con tutto il mio peso, sopra le stesse asticelle che userei per accendere un fuoco in un prato, in una domenica di primavera.
Poi ho guardato giù.
Grande errore.
Non mi sono mai sentito così attaccato alla terra (che non c’era nemmeno) come in quel momento.
Credo fosse proprio poco prima di questo sguardo fiero e baldanzoso.
Fortuna che nelle foto non si vedono i movimenti.

4 Dicembre, Lijiang (Cina) | Giorno 186 🇨🇳
Stamattina ho puntato la sveglia alle 7, per lasciare Lijiang con calma e andare a scoprire il villaggio di Shaxi, prima di continuare verso Sud. Al risveglio, tuttavia, ho udito un sibilo.
Ho inteso all’istante che si trattava della mia pigrizia e della voglia di rimanere a letto, di Domenica mattina.
E così ho fatto.
Sono rimasto in ostello a poltrire a lungo, decidendo di lasciare Shaxi a domani, godendomi il sole in veranda e ascoltando musica in completa solitudine.
Verso le 3,30, post sacra pennica, ho udito ancora quel sibilo.
Lo stesso di stamattina. No, non poteva essere ancora la mia pigrizia.
Così ne ho ascoltato il richiamo, ho iniziato a fiutarne le tracce e a seguirlo fino alla sua fonte.
Dove mi ha portato?
In un deja-vu.
Nello stesso luogo dove ero rimasto, oltre 3 ore, 3 giorni fa.
Ho capito allora da dove proveniva quel sibilo.
Era il vecchio Dragone Nero della Laguna, che mi chiamava affinché potessi vedere e conoscere il luogo che il giorno 183 mi era rimasto precluso dalle nuvole.
La casa del suo fratello più grande, in tutta la sua suprema magnificenza:
la Montagna Innevata del Dragone di Giada.
Laggiù in fondo.

5 Dicembre, Shaxi (Cina) | Giorno 187 🇨🇳
Una delle cose che più mi eccita e allo stesso tempo angustia quando lascio un luogo – e specialmente uno dove mi sono trovato bene – è l’incertezza di quello cui vado in contro.
Il non sapere cosa succederà.
Dove sto andando?
Come sarà la nuova destinazione?
Troverò un posto per dormire accettabile?
Mi piacerà?
Cerco sempre, per quanto possibile, di trovare soluzioni che mi facciano sentire un poco come a casa, o comunque a mio agio (per quanto debbano sempre essere a costi contenuti).
Non mi fermo a questionare o cercare chissà quali comforts (un materasso e una doccia calda il più delle volte sono più che sufficienti), ma è chiaro che
se trovo anche tranquillità, comodità, tipicità e bellezza … sono più contento.
Fino ad oggi, durante tutti questi mesi, gli ostelli più piacevoli che ho trovato sulla mia strada sono stati a Lubiana, a Belgrado, a Praga e a Mosca. A parte lo Yangshuo Outside Inn, il migliore credo sia stato quello di Mosca (il Good Mood Hostel).
Ma non ero ancora arrivato al villaggio di Shaxi, che già mi ha conquistato e di cui scriverò domani.
E al Horse Pen Inn.
Che per 30 Yuan (4 euro), direi che non è affatto una brutta soluzione
per qualche notte nella campagna dello Yunnan del Nord.
6 Dicembre, Shaxi (Cina) | Giorno 188 🇨🇳
La Cina senza luci.
La Cina dei ritmi blandi.
La Cina dei campi.
La Cina modesta.
La Cina dei silenzi.
La Cina dei ruscelli.
La Cina dei ponti secolari.
La Cina dei rastrelli e delle spighe.
La Cina del riso essiccato al sole.
La Cina delle case di legno.
La Cina dei templi colorati.
La Cina dei cesti di bamboo.
La Cina dei bambini che ridono e degli anziani dai sorrisi infaticabili.
La Cina di un tè contro il muro.
La Cina di una partita a carte in piazza.
La Cina del sole tiepido.
La Cina delle stelle arroganti.
La Cina di un passato sempre più lontano.
La Cina dei cieli color miraggio.
La Cina che volevo conoscere, e che ho trovato a Shaxi.
Quella che mi piace.
Davvero tanto.
7 Dicembre, Shaxi (Cina) | Giorno 189 🇨🇳
Ieri in giro a piedi per scoprirne i dintorni e osservare la valle dall’alto.
Oggi in bici a visitare il Laghetto di non so più quale Dragone.
E ho come la sensazione che ci resterò ancora un giorno di più, in questa Shaxi.
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MAPPA DEI LUOGHI
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