Dopo tre sorprendenti settimane in Kirghizistan, il viaggio prendeva un’inattesa deviazione.
L’Est e l’Uzbekistan avrebbero aspettato ancora otto giorni; un altro immenso paese, situato a Nord, avrebbe catturato la mia attenzione.
Troppo esteso per essere scoperto totalmente, lasciai che il Kazakistan mi rivelasse soltanto alcuni dei suoi innumerevoli dettagli: le ricchezze di Almaty, lo splendore delle sue montagne, la desolazione di Shymkent e le prime cupole blu della mia Via della Seta, a Turkistan.
Per poi inforcare la bicicletta e cominciare una lunga pedalata – quantomai infausta – verso il confine uzbeko, e quindi Tashkent.
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15 Settembre, verso Almaty ◀ Giorno 353 🇰🇬 – 🇰🇿 ▶
Il Kazakistan, prima di partire, non rientrava tra i miei piani. Durante il viaggio, tuttavia, ho sentito altri viaggiatori parlarne molto bene. Soprattutto – tenendo a mente che si tratta di uno dei paesi più estesi al mondo (credo il settimo) – della parte Sud e di Almaty.
Il mio visto Uzbeko inizia domenica, ma ho deciso di aspettare ancora qualche giorno ad entrare … passando, appunto, per il Kazakistan.
Almaty dista da Bishkek circa 250 km.
In marshrutka o taxi è una tratta facilmente percorribile, in circa 5 ore di guida.
In bicicletta, dovendo superare diversi dislivelli e steppe desertiche, tra i 2 ed i 3 giorni.
Ancora una volta, così, ho optato per l’intermodalità: 30 km di pedalata mattutina per raggiungere il confine + tratta kazaka in marshrutka.
Una volta passata la dogana, ho domandato ad un simpatico gendarme kyrgyzo di scattarmi una foto.
Seppur vietato, ha risposto “DA”.
I kyrgyzi, di fondo, sono delle meraviglie.
Ed insomma eccola qui, l’istantanea del mio passaggio in frontiera e della mia prima tratta in bicicletta (da carico) di questa seconda parte del viaggio.
Solo 30 km.
Sì, lo so, sono ridicolo (tant’è che io stesso mi sono messo a ridere durante lo scatto).
Però posso anche dire di aver davvero raggiunto in Kazakistan in sella alla mia bici.
In maniera letterale, del resto… non fa una grinza.
Ed io non posso che esserne felice.

16 Settembre, Almaty ◀ Giorno 354 🇰🇿 ▶ VIDEO
Almaty mi ha preso fin da subito; sembra una Bishkek un po’ più moderna, pulita, alberata, rilassata e più vicina alle montagne.
Avendo anche trovato ospitalità, credo che ci rimarrò per qualche giorno.
Come sempre mi piace fare quando sono in una nuova città, ho chiesto a Railya – la mia ospite di origine Uzbeko / Tatara, ma residente in Kazakistan – di suggerirmi un posto da cui poter vedere la città dall’alto. Una collina, una montagna, un belvedere, una torre … un punto panoramico insomma.
“Oh, puoi andare a Kok Tobe! Da lì c’è una bella vista!”
“Ok, ottimo! E come ci arrivo?”
“Dovresti trovarlo sulle mappe. Comunque basta che vai verso le montagne, sicuro che lo trovi!”
I problemi sono stati però due:
1) Almaty è per metà totalmente circondata da montagne
2) Alle volte pecco di eccessiva sicumèra
Soltanto dopo 30 chilometri di ostinata salita (e credo uno di dislivello) mi sono accorto di aver impostato sulle mappe – e quindi seguito – la strada verso il Kok Tobe Restaurant, in una delle tante valli a Sud di Almaty, verso i valichi di confine col Kyrgyzstan.
“Molto bene” – mi sono detto. “Sono stanco, sudato e completamente fuori strada. Come inizio in terra Kazaka non è certo una roba da campioni.”
Poi però ho trovato questo posto. Con un fiume.
Così mi sono fermato, e – chissà perché – alla fine ero contento di essermi perduto.
17 Settembre, Almaty ◀ Giorno 355 🇰🇿 ▶
Almaty – nata a metà ottocento col nome di Vernyj, poi diventata Alma-Ata (il cui bizzarro significato è “il padre delle mele”) e quindi ribattezzata, come è nota oggi, in età sovietica – è la vecchia capitale del Kazakistan (a fine anni ‘90 è stata soppiantata da Astana) e, stando ad alcune fonti, la città più popolosa del paese.
È una città che sorge alle pendici di montagne perennemente innevate, e si sviluppa in obliquo.
Più si sale – mi è stato detto – più si incontra la Almaty “bene”, affascinante, spaziosa, vivace ed opulenta.
Più si scende e più ci si immerge nella realtà più povera ed autentica di una terra che, dopo secoli di nomadismo, è diventata una giovane repubblica fondata sul gas e le esportazioni di elementi naturali.
Oggi, domenica, sono salito fino al punto panoramico di Kok Tobe (finalmente quello giusto) e poi ho gironzolato per la parte “in” della città.
Brutta? Tutt’altro. Molto bella a dire il vero.
Forse un poco finta, ma non bisogna dimenticare che la storia di Almaty è pressoché agli albori.
Il vero Kazakistan probabilmente è altrove; magari domani, scendendo verso la pianura, ne capterò qualche sfumatura in più.
19 Settembre, Almaty ◀ Giorno 357 🇰🇿 ▶
Tutte le città sono più belle quando sono osservate dall’alto di una montagna.
Lo spirito si eleva, lo sguardo si discioglie.
Soprattutto quando la vetta è stata agognata, sudata e raggiunta con le sole proprie forze.
La vista allora, da lassù, sarà di certo impagabile.
20 Settembre, Almaty ◀ Giorno 358 🇰🇿 ▶
“Quindi come va al lavoro?
E la fidanzata?
Figli? A quando?
E, dimmi un po’, dov’è che abiti?”
“Ehm … no, ascolta … sono in Kazakistan. Da solo. E sto aspettando un treno notturno. Per un posto che si chiama Shymkent. E no, non ho idea di come sia. Tantomeno perché ci vado. Però mangio tante mele. Va bene lo stesso?”

21 Settembre, Shymkent ◀ Giorno 359 🇰🇿 ▶
Shymkent, sede di una base strategica per i Mongoli sull’antica Via della Seta ed attuale terza città più popolosa del Kazakistan.
Shymkent, nota al mondo per aver dato i natali alla famosissima (?) ginnasta Nellie Kim e conosciuta anche come “la Venezia delle Steppe” o “la Parigi insabbiata”.
Shymkent, “la Magnifica”.
Eccola, Shymkent, con veduta sulla piazza principale.
Tipo Piazza del Plebiscito a Napoli, oppure San Carlo a Torino.
Quasi dai …
Con tutto il rispetto per Nellie Kim.
Ah, com’è bello – e difficile – alle volte essere italiani.

22 Settembre, Turkestan ◀ Giorno 360 🇰🇿 ▶
L’avevo pensato come un giorno di riposo (in previsione della pedalata di domani verso l’Uzbekistan), poi però ho scoperto che a due ore di bus da Shymkent giace la cittadina di Turkestan.
Nel centro di Turkestan si trova il mausoleo di Khawaja Ahmed Yasawi, commissionato nel 1390 da Tamerlano in onore di un grande predicatore islamico vissuto due secoli prima. Oggi si tratta di un sito Unesco, riconosciuto come il monumento più importante di tutto il Kazakistan.
Per i musulmani dell’Asia Centrale è inoltre un punto di riferimento importante; credenze locali dicono che tre pellegrinaggi al mausoleo di Turkestan equivalgono ad uno a La Mecca.
Detto tutto questo … potevo forse perdermelo?
So che da qui in avanti immagini di questo tipo si ripeteranno ancora (e probabilmente saranno anche molto più entusiasmanti), ma mi sembra di essere tornato al giorno in cui entrai a Jinghong, in Yunnan, e mi trovai di fronte per la prima volta al Mekong.
Un fiume che avrei costeggiato e rivisto per i mesi a seguire, e di cui non mi stancai mai.
In qualche modo, così come allora, da oggi mi sento su una strada nuova.
Come se da qui, da Turkestan – complici un mausoleo e la prima cupola in maiolica azzurra – iniziassi finalmente a percorrere quella Via il cui desiderio ho nutrito per tanto tempo, sognandola come un bambino alle prese con le prime ombre ed i primi colori; antica e misteriosa, fatta di imperi ricchissimi e decaduti, di commerci e battaglie, di eroi e carovane, di pellegrini e fortezze, di deserti e principesse, di datteri e di profumo di vino … e di storia immortale.
Finalmente, sì, eccolo qui.
Il mio vero inizio sulla Via della Seta.
Verso l’Uzbekistan – VIDEO 1
VIDEO 2
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MAPPA DEI LUOGHI
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