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UZBEKISTAN

UZBEKISTAN: le città mitiche della Via della Seta (23 Settembre – 14 Ottobre)

Febbraio 24, 2018
Home » VIA DELLA SETA » UZBEKISTAN » UZBEKISTAN: le città mitiche della Via della Seta (23 Settembre – 14 Ottobre)

Esistono davvero Samarcanda ed il suo Registan?
Quante e quali differenze si possono trovare tra gli abitanti di Tashkent, Khiva e Bukhara?
Come ci arrivo in Iran via terra?

Col Kazakistan ormai alle spalle, era arrivato il momento di scoprire tutto questo.
In un paese a lungo immaginato, e finalmente di fronte a me: l’Uzbekistan.

_______________________________________________________________________________________________

23 Settembre, verso Tashkent ◀ Giorno 361 🇰🇿 – 🇺🇿 ▶
Ce l’ho fatta.
Con una catena in mano ed una fotocamera rotta, ma ce l’ho fatta.
E adesso a noi due, Uzbekistan!

[ 23 Settembre 2017 ] Confine Kazakhstan – Uzbekistan di Chernayevka. 3 pm.

24 Settembre, Tashkent ◀ Giorno 362 🇺🇿 ▶
Non ho proprio la più pallida idea di come trascorrerò questa sofferta e tremendamente calda domenica Uzbeka, a Tashkent!

[ 24 Settembre 2017 ] Tashkent (Uzbekistan). Art Hostel. 8 am.

25 Settembre, Tashkent ◀ Giorno 363 🇺🇿 ▶
Perché, dopo una serie di sfighe celesti, bisogna aiutare il proprio karma.
Oppure, come in questo caso, giocarselo una volta per tutte.

[ 25 Settembre 2017 ] Tashkent (Uzbekistan). 4 pm.

27 Settembre, Tashkent ◀ Giorno 365 🇺🇿 ▶
Dopo Samarcanda – ormai alle porte – ecco un altro tassello del viaggio ed una nuova parte di questa Via della Seta prendere forma.
Un altro piccolo sogno che inizia a delinearsi e che presto diverrà reale: Iran!

[ 27 Settembre 2017 ] Tashkent (Uzbekistan). 3 pm.

29 Settembre, Tashkent ◀ Giorno 367 🇺🇿 ▶
Delle “cose da fare a Tashkent”:
Sistemare catena bicicletta: fatto.
Visto Iran: fatto.
Visto Turkmenistan: richiesto ed in attesa.
Riparare macchina fotografica o comprarne una nuova: fatto oggi.

La mia cara Olympus, alla fine, non ha superato i due mesi di viaggio; servirebbe un’ispezione accurata per ripararla e forse pezzi di ricambio. Non fattibile a Tashkent.
Con l’aiuto di un amico, così, sono riuscito a vendere il mio obiettivo Panasonic e rientrare di due verdoni, in modo da acquistare un altro apparecchio senza lasciare un rene.
Una semplice Canon (non si trova altro in questa parte di mondo, a parte Nikon e Canon), modello beginner. Non avevo intenzione di spendere quanto un mese (o più) di viaggio, ma mi serviva comunque trovare una soluzione. Spero di non rimanere deluso e di riuscire a condividere ancora qualche fotografia degna di tale nome.

Nel frattempo l’autunno è arrivato in Uzbekistan: dai 30 gradi di due giorni fa si è passati repentinamente a pioggia, cielo grigio, 10 gradi e amarezza delle foglie.
Complici freddo e spesa imprevista, ho sentito il bisogno di un piatto caldo: il Plov.

Un rito, un’usanza, una cultura, un dio in Uzbekistan, più che un piatto.
Ogni località vanta la sua ricetta speciale – ovviamente ritenuta unica ed inimitabile – motivo di forte vanto e discussione in tutto il popolo.
Sostanzialmente si tratta di una combinazione gustosa ed importante (in termini calorici e di “riempimento”) di riso + carote + carne, cucinata in pentoloni grossi come l’Asia Centrale.
Ah, e olio.
Giusto un po’ d’olio.
Sí, insomma … leggero.
Lo si sente anche dal suono che fa: Plov.

[ 29 Settembre 2017 ] Tashkent (Uzbekistan). Plov Center. 2 pm.

30 Settembre, Tashkent ◀ Giorno 368 🇺🇿 ▶
Chi sa qualcosa dell’Uzbekistan?
Voglio dire, oltre a sapere che è in Asia Centrale, che è un ex soviet dell’Unione e che vi si trova Samarcanda … chi sa qualcosa in più?
Io stesso, ad essere onesto, sapevo poco o nulla prima di mettervi piede.
Tutt’oggi, trascorsa una settimana dal mio ingresso, brancolo ancora nel buio.
La sola Tashkent ha fagocitato per ora interamente la mia attenzione ed i miei giorni, tra burocrazie varie ed imprevisti da risolvere; una Capitale giovane, ricostruita interamente dopo un terremoto che la rase al suolo nel 1966, esempio di piacevole ed illuminata urbanistica bolscevica che oggi, grazie ad un cielo perfetto ed una fotocamera nuova (di cui tuttavia potrei essere più soddisfatto), mi ha regalato il lato più scintillante ed appariscente di sé.
Eccolo qui.
La scoperta dell’Uzbekistan è cominciata.

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Appendice al giorno 368
Ieri scrivevo del “lato più scintillante di Tashkent”, allegando foto di monumenti, cibo e parchi.
In realtà, però ce n’è un altro, e ben più importante.
Chi ti scorta al confine per farti superare la fila come segno di benvenuto, chi ti accompagna a sistemare la catena della bici in cambio di niente, chi ti dà consigli e ti chiede se hai bisogno di aiuto, chi si ferma per farti una foto o chiedertene una, chi non sa parlare inglese ma ti sorride e ti abbraccia, chi l’inglese lo vuole praticare e ti domanda di parlare, chi si siede al tavolo di fronte a te e ti offre quello che ha, chi brinda con te e ti stringe, chi ti guarda e basta e ti saluta portandosi una mano sul cuore.
Chi ti tratta come un amico ed un fratello per una settimana intera (grazie di cuore, Umid).
Il lato più scintillante di Tashkent – e dell’Uzbekistan – è soltanto uno.
Gli Uzbeki.

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1 Ottobre, Samarcanda ◀ Giorno 369 🇺🇿 ▶
Primo di Ottobre, duemiladiciassette.
E provate oggi a chiedermi se sono felice.
Samarcandaaaaaaaaahahah!

[ 1 Ottobre 2017 ] Samarcanda (Uzbekistan). Registan. 2 pm.

2 Ottobre, Samarcanda ◀ Giorno 370 🇺🇿 ▶
Samarcanda.
La mitica Samarcanda.
Da sempre – non sarò di certo l’unico – presente nelle mie fantasie di viaggio più fanciullesche; insieme al Perito Moreno ed a Mostar faceva parte del trittico delle meraviglie che avrei voluto vedere almeno una volta nella vita (e, insieme all’Iran, tappa fondamentale di questo viaggio).

Faceva, perché non è più un desiderio.
Dopo averla a lungo sognata ed immaginata, Samarcanda ieri è divenuta realtà.
Ecco perché ho provato una strana ed incontenibile felicità.
La sola idea di esserci arrivato – e di averlo fatto con le mie sole forze – mi ha regalato una scarica di adrenalina ed entusiasmo che non provavo da tempo. Forse da quando posai il mio sguardo, per la prima volta, sulle acque del lago Bajkal.
Tanto forte da lasciarmi quasi stremato.

Oggi, difatti, mi sono svegliato privo di forze e con l’umore blando.
Complice un clima incerto – con un vento che a metà mattina ha iniziato a spirare feroce da sud, portando caldo e sabbia – ho deciso di aspettare ad immergermi nei richiami epici della città, il cui bagliore mi aveva già fatto gioire ieri.

Come sempre faccio, in questi casi, sono montato in sella alla mia bici ed ho iniziato a pedalare. Totalmente a caso. Seguendo le strade, i vicoli, le sensazioni. Perdermi, a Samarcanda, era quello che volevo. E così ho fatto.

L’odierna Samarcanda non ha nulla a che vedere con i fasti di Tamerlano, le ricchezze delle carovane o con il pugno di ferro sovietico che l’ha fatta risorgere e poi trasformata; è una città grande, neanche tanto bella ad essere sincero, dove persone normali vivono una vita normale con pensieri normali ed abitudini normali.
Sì, insomma … le giornate, a Samarcanda, trascorrono normali; come in tutte le città del mondo.

Che si respiri storia e magia tutto intorno, però, è un dato di fatto.
Ed il tramonto torna sempre a ricordarlo.

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3 Ottobre, Samarcanda ◀ Giorno 371 🇺🇿 ▶
Anche oggi, a Samarcanda, ne avrei di raccontare di cose.
A fine giornata, però, mentre tornavo verso l’ostello, ho udito da lontano dei ragazzini giocare a pallone.
Mi sono illuminato.
Così ho scoperto che, proprio dietro il Registan (che sarebbe come dire il Colosseo a Roma o gli Champs Elysees a Parigi) c’è un parco dove i bambini giocano a pallone.
Scalzi.
E nessuno dice niente.
Trovo tutto questo bellissimo.
Poi ovviamente non ho potuto fare a meno di sfidarli.
E di vincere.

PS: scusate la qualità della foto, ma è stata scattata da un bambino che si divertiva a giocare con la mia macchina; è mossa e sfocata (anche se non ho idea di come il bambino sia riuscito a mettere a fuoco me, in corsa), ma per me rappresenta comunque un momento impagabile, da ricordare … e da condividere.

[ 3 Ottobre 2017 ] Samarcanda (Uzbekistan). Registan Park. 5,30 pm.

4 Ottobre, Samarcanda ◀ Giorno 372 🇺🇿 ▶ VIDEO
CINEMA REGISTAN presenta: “Benvenuti in Uzbekistan!”

Un po’ lungo, ma in alcuni punti merita davvero.
A tratti sublime e a tratti pacchianissimo (al suv finale c’era da andarsene facendo la ruota).
Il Registan di Samarcanda, tuttavia, rimane magico.

PS: secondo me tutto questo non accadeva ai tempi di Temerlano. Soprattutto per i Giappi.

http://bicicladi.com/wp-content/uploads/2018/02/Video-Registan.mp4

 

5 Ottobre, Samarcanda ◀ Giorno 373 🇺🇿 ▶
Quando arrivai a Samarcanda, 4 giorni fa – lo sapete – fui immediatamente preda di uno strano entusiasmo.
Ancora in stazione, non appena sceso dal treno da Tashkent, ebbi bisogno di sedermi un attimo su una panchina per realizzare davvero dove fossi arrivato.
Presi il telefono ed impostai il nome del mio ostello sulle mappe; sapevo che era a due passi dal Registan – il punto nevralgico della città e probabilmente di tutta l’Asia Centrale – ma dovevo comunque percorrere i 9 km che lo distanziavano dalla stazione dei treni.
Dopo averne mangiati 7, decisi di spegnere il GPS e di lasciarmi guidare dalle enormi cupole di maiolica azzurra che avevo scorto da lontano.
Le mappe non servivano più.
I battiti erano già a mille.

Una volta giunto di fronte al mausoleo provai un’emozione unica, impossibile da raccontare, e mi lasciai andare ad una risata di felicità.
Ero davvero entrato a Samarcanda!

Varcai il portone d’ingresso e, posta la bicicletta accanto ad un muretto, iniziai a camminare in un sogno.
Quando mi risvegliai, chiesi ad alcuni turisti francesi di scattarmi una foto – a memorandum – quindi mi allungai verso l’uscita. Lì fui salutato da Eric, un ottantenne americano desideroso di conoscere uno strano viaggiatore in pieghevole; felice, mi abbandonai con lui in una chiacchierata di mezz’ora e lentamente recuperai la cognizione del tempo.
Quindi, affamato, mi incamminai verso il vicino Bazaar per trovare un luogo dove rifocillarmi.

Scelsi un ristorante usato quasi esclusivamente da uzbeki e mi sedetti; la giovane cameriera che mi accolse era di una bellezza rara, mai vista prima, che mi lasciò di stucco. Pranzai lentamente, guardandola di tanto in tanto mentre passava e mi rivolgeva un sorriso timido, fin quando il mio piatto (non ricordo che cosa ordinai) si vuotò e la tisana del tè si rinsecchì.
“Tanta roba, Samarcanda!”, dissi tra me e me.

Dopo circa un’ora con le gambe incrociate, a stomaco e sensi pieni, ero ormai totalmente rientrato in me e così iniziai a pensare razionalmente.
“Strano, però … me l’aspettavo più imponente, questo Registan”, bofonchiai.
Quindi, reimpostata la mappa sul telefono, iniziai a pedalare verso l’ostello, segnalato ormai a meno di un chilometro.

Quando vi sfrecciai vicino, nella piazza antistante, notai alla mia destra altre cupole di maiolica azzurra, contornate da palazzi giganteschi.
Allargai la mappa per capire di che cosa si trattasse e, facendo ciò, risi sonoramente di me: il luogo dove mi ero smarrito quasi tre ore prima (e che a mente fredda mi era sembrato meno impressionante di quanto mi aspettassi) non era quello che credevo, bensì il mausoleo di Bibi Khanym, uno dei tanti di Samarcanda.
Il Registan – l’imponente Registan – era quello che stavo ora osservando, dal retro e senza nemmeno essermene accorto prima.
“Che pirla …”

Fu così che lo raggiunsi, per la prima volta.
Per errore.
Poi però vi tornai, ogni giorno.
A tutte le ore e con ogni clima.
Osservandolo invaso dai turisti e godendomelo in solitudine poco dopo l’alba, immaginando come potesse essere stato avvistarlo da lontano, nei secoli addietro, quando era circondato soltanto da capanne e deserto.
Perdendomi – come farò anche fra poco, prima di andarmene in treno stanotte – in ogni suo colore, in ogni sua sfumatura ed in ogni suo riflesso.

Ogni volta rimanendo come la prima, a bocca aperta.
Ogni volta senza mai più riuscire a rientrare totalmente in me.
Forse perché, abbagliato da tanta bellezza, non è una cosa umanamente possibile.
O forse perché, davanti ad uno spettacolo come questo, semplicemente non ho più davvero avvertito il desiderio di volerlo fare.

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6 Ottobre, Khiva ◀ Giorno 374 🇺🇿 ▶
12 ore di treno più 3 di bici controvento per lasciare Samarcanda e raggiungere l’antica cittadella – museo di Khiva.
Avrò fatto bene?

[ 6 Ottobre 2017 ] Khiva (Uzbekistan). 4 pm.

7 Ottobre, Khiva ◀ Giorno 375 🇺🇿 ▶
Pur essendo di dimensioni estremamente ridotte (dalla Porta Nord alla Porta Sud sono una manciata di minuti di cammino), la cittadella di Khiva vanta una storia ricchissima.
Antico caravanserraglio sulla Via della Seta, fu la capitale di numerosi Khan e famoso crocevia di schiavi e mercanzie. Fu difesa per secoli e poi distrutta dall’invasione bolscevica, che la fece tramontare quasi definitivamente. Riscoperta in età moderna, è tornata agli antichi fasti grazie all’aiuto ed al denaro dell’UNESCO, ed è oggi meta importante – e meravigliosa – di ogni tipo di viaggio in Uzbekistan.

Vi sono due Khiva.
Quella delle mura ricostruite, degli autobus parcheggiati, delle guide, degli stormi giapponesi, delle torri e delle madrasse, dei selfie, dei negozi di souvenir, delle officine di tappeti e vestiti, degli hotel, dei ristoranti e dei biglietti da comprare.
E poi quella dei minareti, dei Bazaar, dei mattoni e delle vie insabbiate, delle case in fango rinsecchito e dei tramonti senza tempo, dei bambini che giocano e di quelli che ti sbirciano da una porta, della vita che scorre quotidiana in quello che alla fine non è altro che un villaggio antico, circondato da mura fortificate e diventato oggigiorno un museo a cielo aperto.
Una Khiva dove è impossibile non passeggiare stralunati e scattare decine di foto, ed una Khiva dove una fotografia sarebbe una vergogna.

Un luogo dove oggi, mentre mi aggiravo da solo tra le case della parte Sud, mi sono imbattuto in una viuzza splendida, dove una donna stava camminando in controluce; un’immagine perfetta, per una fotografia.
Ad un tratto, però – mentre mettevo a fuoco – la donna si è appoggiata al muro, accasciandosi. Mi sono avvicinato per chiederle se avesse bisogno di aiuto e ho così potuto vedere da vicino, avvolta in foulard che la nascondevano interamente, una vecchina dall’età indefinibile. In una mano stringeva un sacco, nell’altra un bastone per camminare.
Respirava con affanno e, una volta a pochi centimetri di distanza, l’ho sentita ansimare profondamente. Mi ha guardato con due dolcissimi occhi azzurri, portandosi una mano sul cuore come per farmi capire che il problema arrivasse proprio da lì. In silenzio l’ho aiutata ad alzarsi e, dopo aver imbracciato il suo leggero sacco, ho stretto la sua mano per accompagnarla dove era diretta. Poche decine di metri in effetti, senza che lei abbia però mai smesso di ansimare un secondo. Raggiunto un piccolo patio l’ho sorretta fino all’entrata di casa dove lei, una volta seduta, si è sciolta in un sorriso senza denti ed un caloroso abbraccio materno. Al suo “Rahmat” (grazie in uzbeko) ho lasciato che le mie dita stringessero un’ultima volta, per alcuni interminabili secondi, la carne piena di vita di una donna che ha trascorso qui la sua centenaria esistenza e che porta questi luoghi nella sua pelle, nel suo cuore e nella sua anima.
Una donna che non rivedrò mai più, ma che di certo non dimenticherò facilmente.
Lei, il ricordo più indelebile di Khiva.

(Non ho scattato una foto di questa donna. Per un attimo ho pensato di chiederglielo – e credo che lei me l’avrebbe anche concesso – ma mi sarei sentito un po’ un vigliacco se l’avessi fatto, dopo un momento simile)

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8 Ottobre, verso Bukhara ◀ Giorno 376 🇺🇿 ▶
Da quando questa buffa storia dei viaggi con una bici pieghevole è cominciata, più di due anni fa ormai, molte volte mi è stato domandato come riuscissi a mantenermi e finanziarmi senza lavorare.
Dove li trovi i soldi?
Chi ti sponsorizza?
La risposta è che ho sempre fatto tutto da solo, attingendo ai risparmi messi da parte in anni di lavoro e cercando di mantenere delle spese giornaliere il più basse possibili; non ho mai cercato sponsors, soprattutto perché non ero in grado – né volevo – garantire qualcosa a qualcuno, bensì provare a vedere dove potessi arrivare in totale libertà di tempo e movimento.
Così fu in Grecia e per la prima parte di questo lungo viaggio, da Milano a Bangkok.
Fino alla ripartenza di luglio, quando trovai l’appoggio di un tour operator (Metamondo), specializzato in Asia Centrale, che ha visto delle potenzialità in quello che sto facendo e che ha deciso di prendere parte a questa seconda parte sulla Via della Seta.
Ieri, a Khiva, ho ritrovato questo tour operator. In uno dei suoi gruppi organizzati per i tesori dell’Uzbekistan; ho udito delle voci parlare italiano e mi sono imbattuto in un logo familiare, scoprendo fin da subito l’interesse e la simpatia di Monica (la gentile tour leader, a conoscenza del mio progetto) di Bakhshillo (la splendida guida locale) e di tutti i partecipanti al viaggio.
I quali, tutti insieme, mi hanno offerto un passaggio in autobus verso Bukhara, la nuova destinazione, risparmiandomi tempo e denaro e soprattutto regalandomi, per una giornata intera, quella giovialità che solo un gruppo felice di italiani sa generare.
E che tanto mi mancava.
Un dono totalmente inaspettato.

[ 8 Ottobre 2017 ] Viaggio in Bus da Urgench a Bukhara (Uzbekistan). 11 am.

9 Ottobre, Bukhara ◀ Giorno 377 🇺🇿 ▶
È possibile trascorrere un giorno a Bukhara e non vedere quasi nulla?
Sì.
Soprattutto quando la mattinata viene interamente fagocitata da una notizia quasi insperata, e cioè che il Turkmenistan ha approvato la mia richiesta di visto di transito, con inizio fra 6 giorni.
Dovrò tornare in fretta a Tashkent a ritirare il visto, quindi a Bukhara per continuare il viaggio verso il confine Turkmeno e magari iniziare a pensare come attraversare in pochi giorni un paese completamente sconosciuto e difficilmente accessibile in autonomia.
Tempo e “testa” per scoprire Bukhara, insomma, oggi proprio non ne ho avuti.
Eppure per quel poco che ho potuto constatare in un paio d’ore di giri in bici, Bukhara sembra davvero una nuova, assoluta meraviglia.

[ 9 Ottobre 2017 ] Bukhara (Uzbekistan). Moschea Kaylan. 4,30 pm.

10 Ottobre, Bukhara ◀ Giorno 378 🇺🇿 ▶
Si racconta che l’ultimo emiro di Bukhara, durante i giorni di mercato, fosse solito lanciare i suoi oppositori dalla cima del Minareto di Kalon, per educare il popolo.
Il Minareto di Kalon, alto quasi 50 metri, fu per secoli l’edificio più alto di tutta l’Asia Centrale.
Alim Khan, l’ultimo emiro di Bukhara, governò fino a quando fu sconfitto dall’Armata Rossa … nel 1920.
Credo che soltanto questo basti a dare un’idea di quanta storia e di quanto fascino vi siano dietro a questa deliziosa ed inimitabile perla dell’Uzbekistan e del mondo intero.

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11 Ottobre, Tashkent ◀ Giorno 379 🇺🇿 ▶
Ah. Ok.
Quindi non era uno scherzo.
La storia del visto era proprio vera.
Uno dei paesi più chiusi al mondo – forse secondo solo alla Corea del Nord – mi ha concesso di entrare.
In autonomia. Per massimo 5 giorni.
E adesso? …
Comunque viva il Turkmenistan!

[ 11 Ottobre 2017 ] Tashkent (Uzbekistan). 4 pm.

13 Ottobre, Tashkent ◀ Giorno 381 🇺🇿 ▶
Rientrato a Tashkent per ritirare un insperato visto Turkmeno, ho scelto di trascorrere gli ultimi giorni in terra Uzbeka in questa città, dove il clima autunnale è tornato piacevole ed io sono circondato da parchi e qualche generoso amico.
Le giornate scorrono così tranquille, tra ricerche sui prossimi paesi, camminate (o pedalate) tra gli alberi e semplici momenti di relax quotidiano; insomma, non c’è molto da raccontare e condividere.
Allora oggi vado indietro di una settimana, e più precisamente alla visita alla fabbrica di carta di Samarcanda: una produzione importata dalla Cina diversi secoli fa e che per molto tempo è rimasta una delle più pregiate al mondo. Tornata in auge negli anni recenti, ecco a voi una piccola documentazione di fotografie di uno dei tesori più rinomati dell’antica Via della Seta.
E per citare un amico … tutto ciò “accadde, naturalmente, a Samarcanda”.

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14 Ottobre, Tashkent ◀ Giorno 382 🇺🇿 ▶ VIDEO
Il punto della situazione ed i possibili sviluppi dei prossimi giorni: Uzbekistan  🔜 Turkmenistan  🔜 Iran!

PS: la gentile connessione Uzbeka è crollata prima del “Ciao a tutti!” finale.

http://bicicladi.com/wp-content/uploads/2018/02/Video-Uzbekistan.mp4

 

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MAPPA DEI LUOGHI

Esporta come KML per Google Earth/Google MapsApri mappa autonoma in modalità schermo interoCreare immagine del codice QR per mappa autonoma in modalità schermo interoEsporta come GeoJSONEsporta come GeoRSS
UZBEKISTAN

Caricamento delle mappe in corso - restare in attesa...

Confine Chernayevka (2 Settembre): 41.481423, 69.365229
Tashkent (24-30 Settembre): 41.310824, 69.221420
Tashkent (con Umid): 41.324748, 69.253693
Samarcanda (1 Ottobre): 39.662535, 66.971283
Samarcanda (Registan): 39.659099, 66.973343
Khiva (6 Ottobre): 41.379803, 60.356784
Khiva (tramonto): 41.386984, 60.353909
verso Bukhara (con Metamondo): 41.137296, 62.182617
Bukhara (8-10 Ottobre): 39.781102, 64.412498
Tashkent (11 Ottobre): 41.298856, 69.262470

 

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