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CAMBOGIA

CAMBOGIA: Phnom Penh e l’isola di Koh Rong (11 – 23 Gennaio)

Luglio 3, 2017
Home » MILANO - BANGKOK » CAMBOGIA » CAMBOGIA: Phnom Penh e l’isola di Koh Rong (11 – 23 Gennaio)

Chiuso il meraviglioso “Capitolo Laos“, la discesa continuava verso la terra dell’antico impero Khmer.
Forse perché ancora troppo abbagliato dalle sorprese del Laos, forse perché il primo impatto – in una caotica Phnom Penh ed immerso fin da subito nella terribile storia recente di Pol Pot e dei suoi Khmer Rossi – era stato angosciante o forse semplicemente perché iniziavo a patire in maniera seria i caldi torridi del Sud-Est Asiatico (che provai a lenire per qualche giorno sulla bella isola di Koh Rong) … ma sta di fatto che, purtroppo, la Cambogia non seppe darmi quello che andavo cercando ed io non fui in grado di trovare quello di cui avevo bisogno in quel momento del viaggio. 13 giorni soltanto, e poi scappavo in Vietnam. 
Ripromettendomi, però, che un giorno … sarei tornato.

_______________________________________________________________________________________________

11 Gennaio, Don Det (Laos) – Phnom Penh (Cambogia) | Giorno 224  🇱🇦 ➡ 🇰🇭
Con quasi 600 km in bicicletta – tra le montagne del Nord, i dintorni di Luang Prabang, Phonsavan e Vientiane, gli altipiani vicini a Pakse e le lunghe, aride strade dirimpetto al Mekong del Sud – il Laos diventa ufficialmente, e di gran lunga, il paese in cui più ho pedalato fin dal giorno in cui sono partito.

Arrivato all’ultimo giorno potevo scegliere se compiere altri 100 km, attraversare in sella il confine con la Cambogia e cercare un letto in un luogo chiamato Stung Treng, oppure salire su un autobus fino a Siem Reap, o Phnom Penh.
Visto che c’é un caldo esagerato, che mi piace mischiare le cose e che, come nome, Stung Treng mi evocava soltanto sonore mazzate … ho scelto l’ultima, facile, opzione.
Phnom Penh.

Al confine, quando anche tutti i miei bagagli sono rimasti nella pancia dell’autobus e sono sceso – insieme ad una vagonata di backpackers in occhiali da sole e flipflops – per le formalità di uscita dal paese, ho ricordato con un sorriso tutte le snervanti trafile di controlli che dovetti superare per lasciare la Russia, la Mongolia e la Cina.

In questa parte di mondo, invece, pare che non freghi niente a nessuno di chi tu sia, del perché tu sia qui, di che faccia abbia e di quello che trasporti con te.
Per uscire dal Laos, nella fattispecie presso il confine di Veun Kham, basta che paghi 2 dollari e puoi dire qualsiasi cosa ti venga in mente per ricevere il timbro di addio.

Anche che sei un famoso skater del Lichtenstein e che ti chiami Wilson, senza cognome, esattamente come la marca di berretti di cui sei il geniale fondatore ed il ricco, sfondatamente ricco, presidente.

[ 11 Gennaio 2017 ] Confine Laos – Cambogia. 12 am.

12 Gennaio, Phnom Penh (Cambogia) | Giorno 225  🇰🇭
Storia imponente, mercati colorati e trasudanti odori dove paghi in Dollari ed il resto ti arriva in Rial cambogiani, traffico selvaggio, statue Khmer, campi da calcio e pallavolo improvvisati ovunque, luci, cantieri, palazzi inguardabili, caldo soffocante, laghetti, fiumi, sporcizia, caos, oasi di pace nascoste, chioschi di strada mischiati ad altarini buddhisti ricolmi di fiori e incenso.

E ancora, gente che taglia i capelli su un marciapiede a fianco al vicino che ripara motociclette, gente che suona, gente che lavora, gente che mendica, gente che vende, gente che pigia sul clacson, gente che ti chiede se cerchi fumo o ragazze, gente che si sposa in un bar, gente che lava i propri bambini sulla promenade lungo fiume, gente che gioca a carte tutto il giorno, gente che danza o fa jogging, gente che ride sfrecciando con le proprie auto sgargianti e gente che vive sopra un tuk tuk arrugginito.

Una madre che trascina un carretto esondante immondizia che ti sorride gioiosa quando ti cammina a fianco, mentre la figlia – bellissima, e senza un braccio – ti sbircia di sottecchi e le si allunga in una stretta tanto timida quanto pura, dolce e felice.

Questo, il primo giorno a Phnom Penh.
Come ho letto oggi in una guida, una città “al limite di tutto”, tanto fermente e vibrante da saperti stregare con le sue infinite possibilità e che, allo stesso tempo, sa stenderti con cinismo crudele nel tempo di un battito di ciglia.
Per quanto riguarda me … ebbene, io, in tutto questo, non ho capito proprio nulla.

Così, per non sapere né leggere né scrivere, ho indossato un capo arancione, ho trovato due amici monaci con cui chiacchierare al fiume sul far del tramonto, ho osservato un tizio buffo, arrivato in bicicletta, che mi scattava una foto, e ho cercato di mostrargli tutto il mio disagio, la mia perplessità ed il mio irreprensibile, ma pur sempre caritatevole, disappunto spirituale.

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13 Gennaio, Phnom Penh (Cambogia) | Giorno 226  🇰🇭
Se si viene a Phnom Penh, ed in Cambogia in generale, non è possibile – e non sarebbe nemmeno giusto – rimanere estranei alla recente, tragica, storia di questo Paese.
Un regime militare e dittatoriale, comandato da pochi “eletti”, che ha cercato di introdurre in queste terre uno Stato-Utopia, fondato sul lavoro della terra e l’autosufficienza, e che, per compiere ciò, in meno di 4 anni (dal 1975 al 1978) ha cancellato dalla propria stessa nazione un terzo della popolazione ed ha danneggiato per sempre le vite di tutti gli altri sopravvissuti e dei loro discendenti.

Una storia fatta di impietosi lavori forzati, di economia industriale rasa al suolo, distruzione del denaro, delle università, dei mercati, delle scuole, di ogni tipo di culto e usanza, dell’azzeramento delle individualità e della dignità umana in generale.

Oggi, visitando la Prigione – Campo di Tortura S21 ed i famosi “Killing Fields”, sono venuto a scoprire una realtà disumana, difficilmente raccontabile, condita da soprusi incommentabili, torture sadiche e uccisioni che neanche i mostri delle fantasie più perverse potrebbero forse raggiungere; di fronte all’albero usato dai boia per fracassare le teste dei neonati (sì, è osceno, lo so … ma è successo veramente ed è inutile nasconderlo, anche se preferisco evitare di pubblicare foto), ora cosparso di petali e braccialetti colorati, ho sentito per un attimo vibrare la terra, e ho retto con difficoltà.

Ho speso forse 5 ore in totale tra i due musei, e potrei raccontare decine e decine di orrori e storie diverse.
Ma ce ne è una che mi ha colpito in particolar modo, e per la sua casuale tragicità e per il suo incredibile – seppur nascosto – messaggio di speranza, che mi ha rubato un barlume di gioia nel mezzo di una giornata estremamente tetra.

Riguarda un ragazzo neozelandese, Kerry Hamill, che avrei potuto benissimo essere io stesso – se solo fossi nato una trentina di anni prima – o che semplicemente avrebbe potuto essere mio padre, oppure ognuno di noi.

Un ragazzo normale e sognatore, come tanti, che nel 1978, all’età di 27 anni, decise di affrontare un lungo viaggio in barca intorno alle coste del Sud dell’Asia.
Per una tragica fatalità lui e i suoi due amici si trovarono costretti, per via di una tempesta, a cercare riparo tra gli scogli di un’isola della Cambogia del Sud.
Furono scoperti dai Khmer Rossi e trasferiti immediatamente a Phnom Penh, dove furono imprigionati nella S21 con l’accusa di essere spie della CIA o del KGB.
Uno di loro morì presto, gli altri due furono a lungo torturati e dovettero confessare la loro assurda colpa.
Kerry Hamill fu giustiziato (così come altre decine di migliaia di cambogiani e stranieri di diverse nazionalità) per crimini mai commessi, e per anni la sua famiglia non seppe più nulla di lui, né della fine che fece.

Quando, negli ultimi anni, furono trovati e aperti molti degli archivi segreti dei Khmer Rossi, fu letta anche la confessione scritta di Kerry.

Vistosi alle strette, ormai di fronte alla fine dei suoi giorni, ammise di essere una spia della CIA, ma non perse la lucidità e la voglia di sognare e di continuare a sorridere alla vita.
Citó il Colonnello Sanders (il fondatore della Kentucky Fried Chicken) come suo supervisore, il Sergente Pepper (dal famoso album dei Beatles) come suo primo superiore, salutó ad uno ad uno i suoi più cari amici e parenti, annotando su un foglio tutti i loro nomi e indicandoli come i suoi soci in azione, menzionó il numero di casa come il suo diretto per la CIA, e salutó infine il suo unico istruttore e mentore, citandolo con un insolito nome in codice: S Tarr.

Nient’altro che un ultimo, incondizionato, messaggio di amore e speranza nei confronti di una donna, il cui nome, di fatto, era Esther.
Sua madre.

[ 13 Gennaio 2017 ] Phnom Penh (Cambodia). The Killing Fields. 3 pm.

14 Gennaio, Koh Rong (Cambogia) | Giorno 227 🇰🇭
Dopo la giornata emotivamente molto dura di ieri, mi è venuta una gran voglia di andare a perdermi solitario per qualche valle, fiume e baita di montagna.
Le montagne che piacciono a me, tuttavia, sono lontane migliaia di chilometri da dove mi trovo.
Quindi ho pensato che, dopo mesi dall’ultima volta, potessi anche andare a vedere un’altra cosa che iniziava a mancarmi molto.
E che ha sempre da dire qualcosa, ovunque lo si osservi.
Il mare.

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15 Gennaio, Koh Rong (Cambogia) | Giorno 228 🇰🇭
Il lato negativo dei villaggi insulari che buttano verso Est (come ad esempio Kastro, a Sifnos, o l’unico villaggio di Koh Rong, dove mi trovo da ieri sera) è che rimangono coperti, quando cala il sole.

Il lato positivo, però, è che, se ti svegli presto, ci sei pressoché soltanto tu.
E c’è solamente una cosa che tu possa fare.
Volgere lo sguardo ad un nuovo giorno, mentre questi, in silenzio e indisturbato, sta nascendo lentamente.
E tu, con lui.

[ 15 Gennaio 2017 ] Koh Rong (Cambogia). 6,30 am.

16 Gennaio, Koh Rong (Cambogia) | Giorno 229 🇰🇭
Sarò sincero.
Sebbene avessi deciso di raggiungere un’isola per affrontare un periodo di naturale stanchezza dovuta al caldo di questa zona di mondo ed ai tanti mesi in solitaria, non è che questa Koh Rong mi avesse acchiappato del tutto.

Sarà che non ci sono infrastrutture sull’isola – cosa peraltro molto positiva – e che quindi, con tutti i miei pesi, non ho potuto che sistemarmi in una Guesthouse non lontana dal piccolo, caotico porto, grondante sporcizia, turisti e alcol.
Uno di quelli che potrebbe ricordare il film “I Pirati dei Caraibi”, giusto per intenderci.

Oggi, però, ho provato a muovermi un poco e, così, a cambiare prospettiva.
E debbo confessare che anche la mia opinione, su quest’isola, è totalmente cambiata.

[ 16 Gennaio 2017 ] Koh Rong (Cambogia). Lonely Beach. 3 pm.

17 Gennaio, Koh Rong (Cambogia) | Giorno 230 🇰🇭
Non beccavo pioggia dal giorno che arrivai (e scappai dopo meno di tre ore) a Kunming, in Cina, diretto verso Lijiang.
Era fine Novembre.
Più di un mese e mezzo senza una goccia … e quando decide di colpirmi, il nubifragio totale?

Dopo aver camminato quasi 2 ore in mezzo alla giungla di un’isola cambogiana, cercando di evitare cadute e serpenti, dopo aver pregustato, disteso sull’amaca, un rilassante pomeriggio ed un tramonto dalle potenzialitá assolute, e dopo aver camminato sulla sabbia di quella che é forse la spiaggia più bella dove mi sia mai capitato di posar piede, in vita mia.
Dopo quella di Plaka, a Naxos, ovviamente.

Legge di Murphy o meraviglioso, quanto inaspettato, spettacolo pirotecnico della natura?
Di qualsiasi cosa si tratti, un motivo in più per rimanere qualche altro giorno sull’isola di Koh Rong.
Fair enough.

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18 Gennaio, Koh Rong (Cambogia) | Giorno 231 🇰🇭
Dopo che ieri mi erano capitate, in sequenza, 2 ore di giungla cambogiana, una tempesta furiosa, una fuga a gambe levate ed un tramonto mancato, oggi il vento è cambiato.  Ed il tempo con lui.

In piú è successo che, stamattina, poco dopo colazione, qualcuno mi abbia rivelato che per raggiungere la Long Beach esiste, da poco, anche uno sterrato che costeggia per 5 km l’isola.
Una strada facilmente percorribile in bicicletta.

Così l’ho presa e sono andato a regalare a me stesso la parte mancante di ieri, che non mi piace lasciare le cose a metà.
E non credo sia stata una scelta sbagliata.

[ 18 January 2017 ] Koh Rong (Cambodia). Long Beach. 5,30 pm.

19 Gennaio, Koh Rong (Cambogia) | Giorno 232 🇰🇭
Svegliarsi per il sesto giorno di fila in un’isola tropicale, stordito dai 40 gradi esterni ed i 38 – causa febbre – della tua testa.
Trascorrere una mattinata lenta e orizzontale, sotto un ventilatore, libro in mano e succo d’arancia al tuo lato.
Camminare fino ad una spiaggetta solitaria, in cerca di una panchina o di un’amaca.
Trovare, invece, un’altalena in mezzo al mare.
Dondolare per circa un’ora, avvertendo piano piano le forze ritornare.
Strabiliarsi, ancora una volta, di quanto siano stupendi questi luoghi.
Innanorarsene all’infinito.
Comprendere tuttavia che, alla lunga, non sono certamente i più adatti a te, e che, a malincuore, è arrivato il momento di andarsene.

[ 19 Gennaio 2017 ] Koh Rong (Cambogia). Police Beach. 1 pm.

20 Gennaio, Phnom Penh (Cambogia) | Giorno 233 🇰🇭
Sono tornato a Phnom Penh.
Dopo 2 ore di barca e 6 di autobus, ancora febbricitante e terribilmente spompato, sono tornato nella bolgia colorata, effervescente e maleodorante della capitale della Cambogia.
Nulla di interessante, pertanto, oggi.
Davvero nulla di interessante.

Allora è arrivato il momento di pubblicare qualche fotografia in più dell’isola che mi ha in parte incantato e dalla quale – ora come ora non riesco a capire il perché – sono voluto fuggire.
Non tanto perché mi piace rivedere dove ero e ripensare al rumore della risacca delle varie spiagge della bella Koh Rong.
Quanto piuttosto per ricordarmi della testa di cazzo mastodontica che sono.

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21 Gennaio, Phnom Penh (Cambogia) | Giorno 234 🇰🇭
Phnom Penh, Cambogia.
Ore 20:30.
È arrivato il momento di mettere piede fuori dall’ostello, oggi, per la prima volta.
E soltanto perché sono affamato, tra l’altro.

Dopo il recupero eroico dei soccorritori al Rigopiano e l’insediamento di Trump alla Casa Bianca, la notizia che tutti i TG stavano impazientemente aspettando e su cui Mentana costruirà la prossima ricchissima maratona televisiva.
Perché, sì, sono guarito.
E si ricomincia.

[ 21 Gennaio 2017 ] Phnom Penh (Cambogia). Aura Hostel. 8,30 pm.

22 Gennaio, Phnom Penh (Cambogia) | Giorno 235 🇰🇭

LUCI A KOH RONG: ADVENTURE ADAM

“Keep on rockin’, my friend.
And just … stay free.”

Adventure Adam

23 Gennaio, Phnom Penh (Cambogia) | Giorno 236 🇰🇭
Non ci ho capito nulla.
Difficile per me ammetterlo, ma è così.
Non ci ho capito proprio nulla.
Della Cambogia, dico.

Vero che forse, dopo l’essere stato tanto bene nell’addormentato Laos, avevo aspettative troppo alte o sono partito troppo prevenuto.
Ma sta di fatto che è così: l’inquietudine che ho provato fin dal primo giorno a Phnom Penh – e non intendo per l’aver visitato i Killing Fields e la S21 – non se ne è mai realmente andata.

Forse avrei dovuto solamente pedalare di più attraverso il paese, ma è vero anche che il clima di questa parte di mondo – di quella che a me ora sembra essere, guardando la mappa del globo, la torrida e soffocante mammella della gigantesca mucca euroasiatica – non mi stimola assolutamente a farlo.

Negli ultimi giorni, complice l’afa ed anche un po’ di febbre, ho trascorso più della metà delle mie ore in posizione supina, e le restanti da sveglio a camminare smarrito per le strade brulicanti inverosimile vita, con la stessa velocità di uno a cui hanno cementato le ginocchia e legato le caviglie.

Fin dall’inizio avrei potuto prendere la bicicletta e sforzarmi verso qualche remota collina, oppure spingermi verso la storia di Battambang, verso le magie di Angkor Wat o verso il tepore della costa di Kampot. Ma il caldo – e l’indecisione – hanno preso il sopravvento.

Ho provato a “raccapezzarmi” – o, come mi disse una volta un’agente di viaggi, facendomi ridere ancora oggi, a “raccapezzolarmi” – tra le palme e le onde di Koh Rong, ma non ci sono riuscito.
L’inquietudine, l’indecisione, e quindi il sentimento di non averci capito proprio nulla, sono rimaste ed hanno avuto la meglio su di me.

Ieri sera ho lanciato una monetina, come faccio sempre quando non so che direzione prendere. Mentre ancora volteggiava in aria e si trovava a metà della sua folle discesa,giá pronta a schiantarsi a terra, l’ho bloccata e stretta nel pugno, senza andare a scoprire quale delle due facce avesse girato.
Ero riuscito a capire, soltanto in quel frangente, che l’unica cosa che avrei davvero dovuto fare era sparigliare il tavolo.

So di commettere un errore, mia dolce Cambogia.
So che dovrei solo concederti più tempo, mia cara Cambogia.
So che avresti ancora tantissimo da darmi, mia vecchia Cambogia.
Che sei anche tanto bella, mia vecchia, cara e dolce Cambogia.

Ma non adesso.
Un’altra volta, magari.
Non è sotto il tuo cielo che sceglierò di dormire, da domani.
Anche se so già che una parte di me … lo rimpiangerà.

[ 23 Gennaio 2017 ] Phnom Penh (Cambogia). Tonle Sap promenade. 5 pm.

STATISTICHE CAMBOGIA
KM in BICICLETTA: 80
KM in AUTOBUS: 1225
KM in TRENO: 0
NOTTI in OSTELLO: 13
NOTTI in OSPITALITÁ: 0
SPESE: 370 €

CURIOSITÀ
MONETA: Riel / Dollar
“BUONGIORNO”: “suostei”
“GRAZIE”: “arkoun”

_______________________________________________________________________________________________

MAPPA DEI LUOGHI

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CAMBOGIA

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Confine (11 Gennaio): 13.922071, 106.026993
Phnom Penh (12 Gennaio): 11.571189, 104.929905
Killing Fields (13 Gennaio): 11.484398, 104.901989
Koh Rong (14 Gennaio): 10.663982, 103.332596
Koh Rong (15 Gennaio): 10.666934, 103.274403
Koh Rong (16 Gennaio): 10.767207, 103.224140
Koh Rong (17 Gennaio): 10.701768, 103.246765
Koh Rong (18 Gennaio): 10.688273, 103.255005
Koh Rong (19 Gennaio): 10.657065, 103.270626
Adventure Adam: 10.665838, 103.273201
Phnom Penh (23 Gennaio): 11.579177, 104.924154

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