Non scrivo spesso sul Blog, lo sapete.
Non ancora, per lo meno.
L’impegno di scrivere costantemente, ogni giorno, sulla pagina Facebook occupa già parecchio tempo ed energie, per cui ho deciso che mi dedicherò al sito soltanto una volta che questo viaggio sarà terminato. Quando – spero – sarò riuscito a dare ordine a tutte le diverse e bizzarre esperienze vissute durante questi lunghi mesi di viaggio in solitaria, e vorrò raccontarle meglio.
Quando si viaggia, però, alle volte, succede di venire a contatto con storie uniche.
Storie che meritano, a mio parere, di esesere messe per iscritto e raccontate; semplici storie di persone che provano a percorrere strade alternative, a imbastire progetti particolari, e a vivere la propria esistenza con una chiave di lettura della propria coscienza notevolmente distante da quelle più consoni e comuni.
Storie come quella del mio amico Jiri Oliva e del suo Kayak Around Europe, che possano descrivere – o sommariamente presentare – degli stili di vita differenti. Audaci o, come mi piace credere, “di ispirazione”, pur senza voler, con questo, giungere a qualsiasi tipo di conclusione o giudizio su quale sia la forma più corretta e quale invece la più errata di vivere la propria vita.
È tutto personale, del resto.
Ognuno ha il proprio modo di trovare equilibrio, cercare serenità e rincorrere, talvolta, attimi di felicità.
Nulla accade per caso.
Tutti gli avvenimenti, le fortune, le difficoltà, le gioie e le amarezze della vita derivano dalle proprie scelte.
Scegliere, quando si è liberi a sufficienza per poterlo fare (e 99 su 100 dei casi, lo si è), è il passaggio più complicato di tutti. Ma se lo si compie con mente aperta e seguendo il proprio cuore, i propri desideri più intimi e le proprie passioni più pure, difficilmente può tramutarsi in qualcosa di negativo.
Quella che seguirà è una delle varie storie in cui ho avuto la fortuna di imbattermi da che sono in viaggio.
Viene dall’isola di Koh Rong, in Cambogia, ma potrebbe nascere a qualsiasi latitudine, in qualsiasi momento e con qualsiasi tipo di interprete.


Adam e Mars sono due ragazzi più o meno della mia età, inglese il primo e tedesco il secondo, che si sono conosciuti proprio qui tre anni fa, che sono diventati immediatamente amici e che col tempo hanno deciso di intraprendere insieme un’attività che oggi li impegna giornalmente, li assorbe totalmente e allo stesso tempo non è altro che figlia delle loro capacità, dei loro desideri e delle loro vite. Un’attività che, proprio per questo, è riconosciuta e rispettata in tutta Koh Rong perché elargisce positività su tutta l’isola.
Li ho conosciuti per caso, per via di un amico che me ne aveva parlato e che mi aveva consigliato di prendere parte ad uno dei loro “full day boat tours”, nel caso avessi mai deciso di trattenermi qualche giorno a Koh Rong.
Esitai, inizialmente, quando mi furono richiesti 25 Dollari per quella che, apparentemente, potrebbe sembrare una normale giornata in escursione; alcune altre organizzazioni offrono difatti tours dell’isola a meno della metà del prezzo e l’importo, rapportato ai costi medi della Cambogia, è una cifra di un certo rilievo.
Avendo lavorato diversi anni nel turismo, però, ho imparato a riconoscere le proposte che – in un modo o nell’altro – si differenziano dalle altre e che sono in grado di offrire esperienze interessanti, avvincenti, divertenti e profondamente autentiche. In una parola, complete.
Le capacità, la preparazione, l’organizzazione ed i dettagli fanno sempre, in ogni cosa, la differenza. Ed è pertanto giusto remunerarle, quand’anche – oltre a meritarselo – si addentrano nei tessuti sociali e comunitari del luogo in cui nascono, apportando benefici, e reali basi di sviluppo, per l’intero contesto in cui sono inserite.
Ovviamente tutto questo, al principio, non potevo saperlo.
Ma lo avrei appreso più tardi … ed ecco come.

Sono le 9 del mattino quando sono seduto al punto di ritrovo, insieme a circa altri 40 ragazzi, in attesa che arrivino i ragazzi di “Adventure Adam” e che la giornata possa così avere inizio.
Il primo ad arrivare è Mars, sguardo concentrato e visiera in testa, abbastanza schivo e taciturno, indaffarato in tutti i preparativi del caso ed abile dispensatore di rapidi consigli, sguardi furtivi e sorrisi sinceri.
Adam si presenta poco più tardi, zaino da sub a tracolla e sigaretta alla mano.
Colpisce subito per le sue braccia tatuate, per i suoi occhi vispi ed arguti ed il suo spiccato e sottile humor britannico. È senz’altro un abile oratore – si capisce all’istante che sarà un’ottima guida – e gli ci vogliono pochi minuti per conquistare completamente l’attenzione e le risate della sua audience con poche, semplici, battute:
“Per chi di voi se lo sta chiedendo, non c’è la toilette sulle barche che useremo. Quello lì davanti (indicando a braccia allargate la vastità del Golfo di Thailandia) sarà per oggi il vostro bagno a 5 stelle!
Non spostatevi troppo in fretta, o in gruppo, da un lato all’altro della barca, senza aver prima avvisato me o il timoniere. Ne ho visti tanti di ragazzi ruzzolare in acqua. Divertente per me, ma forse meno per voi quando le onde si abbatteranno sulla vostra testa!
Le previsioni danno pioggia e vento nel pomeriggio. Potremmo non avere nessuna delle due cose, ma potrebbe anche darsi di sì. Il mare, invece, dovrebbe rimanere abbastanza tranquillo. Noi, in ogni caso, non ci fermeremo. Fa tutto parte dell’avventura, ed eviteremo comunque di correre rischi. Se pensate di poter aver freddo, è questo il momento di andare a prendere altri vestiti. Se preferite non farlo ed avrete freddo, i giubbotti di salvataggio potranno aiutarvi. Se poi continuerete ad avere freddo, allora ancoreremo da qualche parte e ci tufferemo in acqua. Qui è sempre intorno ai 30 gradi. Se avrete ancora freddo, beh, avrete scoperto allora che la vita su un’isola non è esattamente quella che fa per voi!
Abbiate rispetto per la Bellezza che vi circonda. Se dovesse capitarmi di vedere anche soltanto un mozzicone finire fuori dalla barca, sarà estremamente possibile che vi chieda di saltare in acqua ed andare a recuperarlo, ma sappiate che ci sono diverse correnti in questi mari e non è difficile sparire alla vista in pochi secondi. I miei pantaloncini sono pieni di cicche di sigarette e puzzano di fumo e cenere da far schifo, ma li posso lavare con facilità. La natura, invece, no!
C’è un impianto stereo su ognuna delle due barche che useremo oggi. La musica, pertanto, non mancherà. Non sono il migliore dei deejay, tuttavia. Se qualcuno di voi desiderasse ascoltare altro siete liberi di darci la vostra musica. Tutto è ben accetto, e con grande piacere la cambieremo … a patto che non si tratti di Justin Bieber!
Ricordatevi che siete ospiti in un nuovo paese, e che le usanze non sono uguali a quelle che esistono a casa vostra. Se, nei villaggi, vorrete fotografare qualcuno, chiedeteglielo. Potrebbe non apprezzare, diversamente. Come reagireste se qualcuno arrivasse nel vostro giardino e vi rubasse una foto senza il vostro permesso? Inoltre, copritevi le spalle quando cammineremo per i villaggi. Per quanto riguarda la barca, invece, sappiate che la prua è la zona migliore per godersi appieno la navigazione. Vi ci potere sedere o sdraiare in qualsiasi momento. Non sedetevi, però, sulla punta più estrema. Qualcuno forse lo saprà già, ma quella è per i Cambogiani la zona sacra ed intoccabile di ogni imbarcazione, dove soltanto incenso, fiori e ghirlande hanno accesso. Questa è casa loro, è casa mia, e questi sono i loro costumi. Gentilmente, ragazzi … rispettateli.“


La giornata inizia così molto presto, è intensa, coordinata e finirà ben oltre il calare del sole: lunghe e piacevoli ore di navigazione, innumerevoli tuffi nell’acqua tiepida, la scoperta del piccolo villaggio di Praek Svay, dove ancora oltre il 70% dell’economia deriva dalla pesca e dove i bambini giocano nudi sulla sabbia, sorridendo beati e nutrendosi di latte di cocco, un barbecue su una meravigliosa e isolata spiaggia del nord, snorkeling tra coralli e pesci mai visti prima, pesca all’amo nel mezzo di una baia nascosta, una sosta per il tramonto (mancato, per via delle nubi) di fronte alla Long Beach ed una nuotata notturna per rimanere abbagliati dai riflessi elettrici del plancton luminescente, magia di questi mari.
Ma, a stupire, non è il numero – seppur notevole – delle attività programmate o semplicemente scelte sul momento, quanto piuttosto la facilità, il talento, la padronanza della materia ed il reale coinvolgimento con cui tutto questo avviene.
Sembra quasi che Adam e Mars si divertano moltissimo a loro volta, per quanto affrontino bene o male lo stesso tipo di tour, più volte la settimana, da anni a questa parte. Come dei ragazzini amanti del calcio e che hanno già giocato centinaia di partite, ma che, messi a correre a piedi nudi sopra un prato dove ci sono solamente un pallone e 4 pali a segnare le porte, tornano a sporcarsi di erba e a sbucciarsi le ginocchia, felici, proprio come la prima volta.
Ovunque vadano, dispensano sorrisi e saluti a tutte le famiglie locali.
Ovunque vadano, vengono accolti ora come figli, ora come zii, ora come fratelli.
“C’è stato un momento, qualche tempo fa – confessa Adam durante una delle pause di gruppo – in cui sono arrivato a tanto così da prendere tutto e trasferire tutte le mie poche cose qui, nel villaggio di Praek Svay. Durante i primi tour che effettuavo uno di questi bambini si arrampicava in cima alle palme per raccogliere le noci di cocco che ragazzi come voi avevano voglia di bere, i bufali non erano ancora stati sostituiti dalle macchine motrici e ognuno condivideva quel poco che aveva. Non è difficile capire perché mi innamorai di questo posto. Non è cambiato molto, da allora. Lo spirito di condivisione è ancora incredibile, anche se i bufali ora non servono più e sono liberi di scorrazzare nella foresta. Anche il bambino non si arrampica più in cima alle palme … coi numeri che abbiamo raggiunto gli ci vorrebbero le ore per raccogliere oltre 40 noci di cocco! Tuttavia, lo vedete, abbiamo incentivato un tipo di economia diversa, pulita ed ecologica, basata sulla coltivazione del cocco, del riso e di altro ancora. Le donne preparano un olio di cocco che è tra i migliori che io abbia mai conosciuto, il whisky locale è profumato e l’artigianato è estremamente interessante. Sentitevi liberi di acquistare ogni cosa vogliate. Noi vi invitiamo a farlo. Supportiamo diverse cause di educazione e differenziazione dell’economia, su quest’isola, per poter offrire alle generazioni più giovani e quelle future più possibilità di scelta. Sappiate che parte di quello che avete pagato per essere qui oggi, difatti, parte di ogni nostro tour o singola avventura,finisce in un fondo che utilizziamo per sostenere, insieme con le comunità di Koh Rong, tutta una serie di diversi progetti collaterali volti a migliorare la qualità della vita di questa società: incoraggiamo l’eco-turismo nelle varie isole, contribuiamo a educare le persone sulla conservazione delle risorse marine e sosteniamo le organizzazioni locali, cerchiamo di migliorare l’economia nel nostro villaggio e di altri villaggi che visitiamo, raccogliamo fondi per il nuovo Koh Rong Medic Centre, associazioni di beneficenza locali come Amici di Koh Rong e la scuola locale, per la costruzione e la fornitura di una biblioteca in un villaggio di pescatori, per un nuovo tempio a Koh Rong e sostenere le famiglie ospitanti e le persone anziane. Nel prossimo futuro speriamo anche di offrire una formazione per gli adolescenti dei villaggi locali, per far sì che siano loro a diventare le guide di questi tour, insegnando loro le varie forme di sicurezza per le attività all’aria aperta, pronto soccorso e molto altro ancora.”


Inutile dire che tutto questo mi colpì notevolmente, soprattutto perché nulla di ciò che potevo osservare ed ascoltare era artefatto o preparato a tavolino. Ogni dettaglio delle parole di Adam era facilmente riscontrabile nella realtà di alcuni edifici, nei cenni d’intesa con gli anziani locali, negli abbracci con le donne intente a vendere olio di cocco e caffè cambogiano, nelle risate spensierate dei bambini che si trovavano a giocare, ancora una volta, con dei ragazzi venuti da una terra lontana e presto diventati come degli zii o dei fratelli maggiori. Non più degli stranieri, bensì parte di una comunità.
Ringraziai Adam e Mars, una volta rientrati da dove eravamo partiti e dopo aver circumnavigato Koh Rong da cima a fondo. Li ringraziai per la passione con cui erano riusciti a creare qualcosa di estremamente positivo, per l’impegno che non smettevano un attimo di profondere e per l’ispirazione che riuscivano a far nascere nelle persone che gli stavano accanto. Me incluso.

Le loro avventure e le loro attività mi avevano stupito.
Le loro storie mi incuriosivano.
Così, nei giorni successivi, decisi di fare un paio di visite alla loro base operativa ed aver modo di conoscere questi due ragazzi un poco più a fondo.
Mars rimaneva sempre operativo su tutti i fronti, appartato e taciturno, ma non per questo avaro di strette di mano rassicuranti e sorrisi d’intesa profonda.
Adam, invece, si sedeva al bancone del bar del loro “Adventure Camp” e si apriva alla mia curiosità.
“Sai, amico mio, tutto è nato un po’ per caso – iniziò di sua spontanea volontà, come se avesse inteso immediatamente il mio estremo interesse – all’incirca tre anni fa. Avevo 31 anni e stavo viaggiando già da alcuni anni, gli ultimi dei quali con davvero pochissimi soldi. Ma sono un istruttore sub, e bene o male me la sono sempre cavata. Quando arrivai qui mi innamorai subito di quest’isola. Ancora non c’era quasi nulla di quello che vedi, arrivavano pochi turisti e l’elettricità era un lusso. Trovai lavoro come istruttore e rimasi, sentendo fin da subito il calore delle persone che mi circondavano e decidendo di tramutarle così nella mia futura famiglia. Imparai la lingua, la comunità iniziò a conoscermi meglio, ed io loro. Ne ho vissute tante di avventure, da allora, qui su quest’isola. Non immagini quante. Mi sono spinto nella giungla in solitaria, per giorni, dormendo dove capitava e facendo attenzione a insetti e serpenti. Ho percorso in lungo e in largo, in kayak, le coste dell’isola, per scoprirne i segreti più nascosti. Alle volte ho pagaiato nella notte, o sotto la tempesta e nel mare arrabbiato. Ho nuotato in ogni baia e nei dintorni di ogni isoletta qui vicino, ed ho effettuato oltre 600 immersioni per conoscere i fondali di questo paradiso. Da lì qualcuno ha iniziato a cercarmi e mi ha dato questo soprannome, Adventure Adam, e me lo sono tenuto. Poi ho iniziato anche a proporre tour in barca, insieme a Mars, semplicemente come faresti coi tuoi amici quando vuoi andare a divertirti all’aperto o a pescare. Allora la gente, tramite il passaparola, ha iniziato a voler venire con noi. Ed è così che è iniziata la nostra attività, nella quale abbiamo cercato, fin da subito, di coinvolgere il più possibile le famiglie locali e le loro attività. Col tempo tutto è diventato molto più grande. Inizialmente operavamo nel retro di un bar di un amico, ora invece abbiamo aperto l’Adventure Camp, dove chi vuole può venire anche a mangiare e dormire. I soldi che doniamo non sono pochi, e le realtà che supportiamo sono tante. Noi siamo felici, loro sono felici. Faccio quello che ho sempre voluto fare, quello che mi diverte e che mi fa star bene. Sono libero, vivo a contatto con l’acqua tutti i giorni e nello stesso tempo aiuto la mia grande famiglia. Non può esserci vero successo se la comunità in cui vivi non ha successo insieme a te. Se non vive serena, nel suo complesso. Questa, per me, è la base di tutto.”
“E non hai mai trovato resistenze o difficoltà?” – domandai senza freno.
“Sì, certamente. All’inizio soprattutto. Minacce, numerose minacce. Ogni tanto, da queste parti, a qualcuno non piace quello che fai e come lo fai. Non capiscono, quindi ti temono. Quel qualcuno me l’ha fatto capire ed ha provato a intimidirmi, ma per me non c’era nessun tipo di problema. Ho semplicemente smesso di operare, dicendo che me ne sarei presto andato, ed ho atteso. Non avrei alzato un dito per litigare o, peggio ancora, battagliare crudamente. Ho soltanto lasciato che fosse la comunità stessa a decidere. Non pochi, bensì tutti insieme, come è giusto che sia. Ero certo che la gente di Koh Rong e le famiglie dell’isola apprezzavano quello che stavamo facendo e creando, così come noi non abbiamo mai smesso di apprezzare tutto quello che loro hanno sempre fatto per noi. Ero sicuro, così, che sarebbero stati loro stessi i primi a volerci aiutare e ad opporsi a chi ci minacciava. Ed è così che alla fine è andata. Non volevamo andarcene, in realtà, ma non avremmo avuto nessun problema a farlo, se solo ce l’avessero chiesto. Non avremmo dovuto far altro che portare le nostre capacità, le nostre esperienze ed il nostro modo di fare in un’altra isola, o in qualsiasi altro luogo, e da lì ricominciare. Semplice. Ma è qui che abbiamo scelto di stare, e sono felice di come sia andata. Potrei tornare in Europa o andare ovunque io voglia, adesso, e fare un sacco di soldi con tutto quello che ho imparato, ma qui sto bene e non sento il bisogno di altro. Viaggiare mi manca, ma non è adesso il momento di tornare a farlo. Abbiamo grandi progetti qui, quindi per ora vogliamo vedere fino a dove potremo arrivare e che cosa riusciremo a costruire. Poi, magari, inizieremo un Adventure Adam 2 in Africa, o chissà … magari in Messico!”
“E perché proprio in Messico?”
“Perché vorrebbe dire che qualcuno di noi dovrebbe andarci, in Messico, e potenzialmente trascorrerci diversi mesi, viaggiando per tutto il paese, prima di capire dove e come iniziare. Non suona tanto male come cosa, non trovi? Ah ah!”
“In effetti … E dimmi un po’, Adam, sinceramente: come ti senti a vivere sulla stessa isola da 3 anni a questa parte? Qual è il tuo ultimo obiettivo, quaggiù, sempre che ce ne debba essere uno? – provai a farmi serio.
“Sto ancora molto bene, credimi. Quando qualcosa non va, prendo e vado nella giungla o in kayak per qualche tempo, e tutto si sistema. Però, certo, l’impegno che ci mettiamo è tanto, ed il tempo che dedichiamo a tutto questo non conosce sosta … quindi, sì, certe volte penso che una vacanza non mi farebbe per niente male! In quanto ai nostri obiettivi, amico mio, te l’ho detto, ce ne è tanti. Di fondo tutto quello che stiamo cercando di fare è migliorare le condizioni di vita della popolazione locale, permettere loro di accedere ad un’istruzione e ad un sistema sanitario migliore e a educare i più giovani secondo principi di rispetto e amore per il luogo in cui vivono. Non tutti, purtroppo, sanno che cosa voglia dire. Hanno vissuto talmente tanti problemi da queste parti che è anche comprensibile come molti cambogiani non si pongano proprio alcune domande o non cerchino di risolvere alcuni dei problemi che hanno. Ci piacerebbe che i ragazzi dei villaggi un giorno lavorassero insieme a noi, e che magari diventassero loro stessi i promotori di tutto questo, senza che molti di loro sognino di andare a trovare un lavoro in qualche città al di là del mare, meglio remunerato ma sicuramente meno appagante, utile e portatore di felicità verso loro stessi e le loro famiglie. È questo, probabilmente, l’obiettivo ultimo, ed è tutt’altro che facile. E sai perché? Perché quando qui capiscono che tu stai provando a istruire qualcuno, educare qualcuno o anche soltanto a spiegare come è meglio fare alcune cose, si chiudono immediatamente. Chiuso. Cemento armato. Niente da fare. E allora il percorso è più lungo e tortuoso; devi continuare per la tua strada, senza sosta, dimostrando giorno per giorno che quello che stai facendo, di base, apporta miglioramenti … e che quindi il desiderio di cambiare, di apprendere e imparare, in alcuni aspetti, nasca direttamente al loro interno. Solo così, prima o poi, saremo in grado di innescare automaticamente l’ultimo passaggio.”
Non nego che, in quel momento, pensai seriamente di rimanere sull’isola insieme ai ragazzi di Adventure Adam, provando ad entrare a far parte della loro grande famiglia e della loro stimolante, coraggiosa, avventura.


L’ultima sera a Koh Rong, infine, non potei fare a meno di camminare fino all’Adventure Camp, per salutare Adam e Mars ed augurar loro di continuare al meglio per la loro strada, pur sapendo che l’avrebbero fatto in qualsiasi caso.
Mars stava bruciando legna secca in un enorme falò fronte mare, Adam era seduto ad un tavolo con due dei suoi tanti “parenti” Cambogiani.
Mi ha invitato a sedermi ed offerto da bere, dispiaciuto a sua volta del fatto che me sarei presto andato.
“Adam, ascolta – gli ho chiesto, in un attimo di trance, mentre contemplavo il mare di fronte a me – quant’è la distanza tra Koh Rong e Koh Rong Sanloem (l’isola sorella, ben visibile dal porto da ogni punto del Sud di Koh Rong)?”
“Dovrebbe essere intorno ai 5 chilometri, perché?”
“Oh, nulla. Ci pensavo in questi giorni. Sono un ex nuotatore, e quando vedo delle isole a poca distanza fra loro mi domando sempre quanto ci impiegherei a collegarle a nuoto, se non fossi pigro. Ogni tanto lo faccio anche. Tu hai mai nuotato da qui a Sanloem?”
“No, non ancora. Ma è in programma. Non sempre è possibile perché il mare spesso si frappone, ma prima o poi lo farò. Anzi, lo faremo. Me lo hanno già chiesto in tanti, e allora vorrei riuscire a organizzare un evento che possa essere un’altra forma di condivisione, di adesione sociale ed anche di aiuto reciproco, raccolta fondi incluso. Spero entro quest’anno.”
“Ottimo. Allora ti chiedo solo una cosa. Mandami un messaggio se vedi che riuscirai a organizzare questo evento in breve tempo. È possibile che io sia ancora in queste zone, nei prossimi due mesi, e non mi dispiacerebbe affatto ritornare quaggiù, per partecipare alla traversata.”
“Sarebbe grandioso, davvero! Però, sai, non credo che potrei nuotare nel vero senso della parola insieme a te. Voglio dire, se organizzeremo un evento per la comunità, attraverseremo lentamente, in gruppo, supportati dalle barche e da altri aiuti tecnici. Però tu potresti farlo, e saresti il detentore del primo record ufficiale di nuotata fra Koh Rong e Koh Rong Sanloem! Ah ah! Pensaci, fantastico!”
“Ah ah! Aggiudicato, Adam! Vedremo se succederà. In ogni caso, sappi che è stato davvero un grande onore per me incontrarti e conoscerti. Sei ispirazione per tanta gente, e non solo per quella di Koh Rong. Grazie, davvero. Spero di incontrarvi ancora, tu e Mars, da qualche parte del mondo, prossimamente. E sono certo che accadrà!” – le mie ultime parole verso un nuovo, inatteso amico.
Una mano chiusa in quella di Adam, l’altra appoggiata sul cuore.
Un silenzio, di qualche attimo, comprensivo di tutto il resto.
Le sue, in tutta risposta, non possono che essere lasciate in inglese.
Tradurle, sostanzialmente, non farebbe loro giustizia.
Sono state pronunciate in inglese, ed è giusto che in inglese rimangano.
A monito per i giorni futuri ed a ricordo imperituro di un grande incontro.
Di una semplice, grande, avventura.
“Keep on rockin’, my friend.
And just … stay free.”