In una sola settimana ero saltato da una parte all’altra di due paesi molto simili, eppure enormemente diversi tra di loro: Bulgaria e Romania, pur essendo confinanti, mi erano sembrati come due gemelli eterozigoti che hanno smesso di frequentarsi da tanto tempo.
Li avevo “passati” sicuramente in maniera troppo rapida, scoprendoli – ahimè – in modo troppo superficiale.
Nei giorni successivi decisi, così – dopo un breve stop in terra Bosniaca per via di un incontro – di tornare a viaggiare a ritmo lento.
Avrei chiuso la mia esperienza nei Balcani assaporando nuovamente i tramonti di Belgrado, lasciandomi cullare dalle acque fresche e languide del Danubio a Novi Sad e infine pedalando verso Nord … fino a Sombor, e poi verso il confine con l’Ungheria.
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13 Luglio, Tuzla (Bosnia) | Giorno 42 🇧🇦
Un tale, qualche giorno fa, mi ha detto che a Tuzla, in Bosnia, ci sono tre laghi salati unici nel loro genere.
Io non ci ero passato, e da allora un fortissimo desiderio di vederli e di nuotare in mezzo ad altre 10000 persone si è come impossessato di me. Così ho preso due treni ed un bus per arrivarci direttamente da Timisoara.
Ehm, ok.
Il motivo per cui ho fatto una deviazione a Tuzla è qui facilmente intuibile in questa foto.
Ebbene sì, insomma, non sono una Rock Star, ma non sono nemmeno un Santo.
E dopo due giorni di scarico – complice anche i 40 gradi – ho pensato che questo potesse essere il modo migliore per terminare la parte Balcanica del mio viaggio, prima di tornare a Belgrado, salutare le persone che l’hanno resa la città più bella visitata finora in assoluto, ed iniziare la grande pedalata verso Nord.

14 Luglio, Belgrado (Serbia) | Giorno 43 🇷🇸
Sì. È anche per questo che ci sono tornato.

15 Luglio, Belgrado (Serbia) | Giorno 44 🇷🇸
Dopo aver letto dei fatti di ieri, oggi non ero molto in vena di postare fotografie.
Non che io creda a tutto quello che i giornali ci dicono, anzi, ma sta di fatto che molte persone sono morte in maniera atroce e senza senso.
Facebook, tuttavia, ha pensato bene di ricordarmi che esattamente due anni fa postai una foto, ed ho deciso di ricondividerla.
Era il giorno in cui mi licenziai dall’azienda per cui avevo lavorato per 7 anni. Dovetti riconsegnare l’auto aziendale, quella sera, rimanendo a piedi. Un collega / amico mi portò fino a casa, ed io mi scattai una foto mentre andavo a cena da mia zia, in bicicletta. Sotto quella foto scrissi, citando Tom Petty “I’m free … free falling!”. La mia espressione raccontava il resto. Non potevo sapere, allora, che non avrei più smesso.
Da allora molta gente mi ha domandato spesso “Perché viaggi?“.
“E perché tu stai fermo?” rispondo io ogni volta.
In un mondo che non so dove stia andando, non so nemmeno che cosa augurarmi per i miei nipoti in un futuro dalle tinte così buie.
Ma posso raccontare loro quello che viaggiare mi ha insegnato: portare con sé un sorriso, imparare a dire grazie in altre lingue, non avere paura di parlare, chiedere se necessario e dare ogni volta che si può, basando la propria vita su poco o niente. L’energia che si genera, così facendo, è estremamente positiva e attrae energia dello stesso tipo.
Se la base è questa, si impara a considerare tutto quello che la vita dà – o toglie – come un regalo.
L’odio, la ricchezza, il potere, la manipolazione sono tutti elementi estranei a questo modo di vivere, che intrappolano chiunque li voglia governare. Potrà sembrare molto banale, ed in effetti lo è, ma non serve molto altro – a prescindere da quello che si ha per nascita – per vivere bene con sé stessi e quindi con gli altri.
Per il resto siamo soltanto dei piccoli esseri su questa terra.
Piccole anime di passaggio. Nate libere, che moriranno libere e che dovrebbero pertanto vivere la loro vita da libere.
Libere di scegliere, libere di sbagliare, e anche libere di cadere.
Ma, in ogni caso, libere.

16 Luglio, Belgrado (Serbia) | Giorno 45 🇷🇸
Nell’ultimo giorno in terra Balcanica ho incontrato un viaggiatore.
Ovviamente ne ho conosciuti molti da che sono partito, ognuno con la sua storia e col suo modo di andare: chi in interrail, chi in moto, chi in auto, chi in camper, chi in bicicletta, chi in kayak.
Io mi sentivo un campione alle volte (o un supereroe 😂), soltanto perché sono con una bicicletta pieghevole.
Ma mai avrei pensato di incontrare qualcuno a piedi e con una ruota gigante.
Sì, proprio così. Una ruota gigante.
Mi è chiaro che da oggi, ufficialmente, non sono più io il campione.
POMERIGGIO
Il mi ultimo cielo di Belgrado.
Prima di essere inghiottito da un Nazgul.

17 Luglio, Novi Sad (Serbia) | Giorno 46 🇷🇸
Mi sono svegliato e pioveva. Freddo, molto freddo.
Un amico incontrato ieri ha avuto nella notte un incidente, così stamane lo ho aiutato comprando farmaci e cibo.
Nel farlo, ho bucato.
Così ho pensato che fosse arrivato davvero il momento di andarmene da Belgrado.
Sono salito su un bus per Novi Sad, dove sono ora.
Dormirò qui, in un catamarano trasformato in casa galleggiante.
Ospite del Dunavski Rafting.
E per oggi direi che basta questo.
18 Luglio, Novi Sad (Serbia) | Giorno 47 🇷🇸
Poi alle 5,20, all’improvviso, le pareti hanno preso fuoco.

POMERIGGIO
Oggi volevo scrivere tutta un’altra cosa, ma poi sul gruppo whatsapp che ho coi miei amici sono iniziate ad arrivare delle foto.
Per sfottermi un poco, relativamente ai selfie stupidi che scatto talvolta – cappello di lana in testa e qualche pianta nei paraggi – ho visto 3 foto.
Prima Stefano, poi Davide, poi Gabriele. Ho aspettato fino ad adesso l’ultima, quella di Luca. L’unico dei 5 ad essere padre, tra l’altro.
E ho pensato che oggi fosse decisamente più bello postare questo collage, piuttosto che qualsiasi altra cosa.
Sì, mi mancano i miei amici.

19 Luglio, Novi Sad (Serbia) | Giorno 48 🇷🇸
Mi manca solo uno skateboard, poi sono a posto.
Intermodalità Totale.

20 Luglio, Novi Sad (Serbia) | Giorno 49 🇷🇸
Novi Sad, nonostante il suo nome, non è per niente “sad”.
Dopo una notte in ostello ho deciso di rimanerci un paio di giorni in più, e di tornare sulla barca / casa del Dunavski Rafting.
Perché?
Beh, alcune ragioni:
1) Il Capitano, Sanja e i loro amici sono spettacolari, mi diverto in loro compagnia e in giro coi loro kayak, prima di stare da solo in bici un po’ di tempo;
2) Non riescono a pronunciare il mio nome, così mi chiamano Giovanni … e mi piace essere Giovanni qui;
3) Non potevo perdermi la crociera al tramonto sul Danubio programmata per stasera;
4) Mi piace dormire sull’acqua, da solo, facendo finta di essere di guardia. Le papere e i cigni non sono pericolosi tuttavia.
5) Volevo ancora alcuni di questi risvegli.

TRAMONTO
Those moments you would like to live with someone you love (and not cause the beer I have is named Lav).
21 Luglio, Novi Sad – Sombor | Giorno 50 🇷🇸
Grazie Capitano (detto anche “Ometto”, si capisce perché) e Sanja per l’ospitalità, per le crociere al tramonto, per le canoe, per la musica, per la grappa, e per l’amicizia.
Giovanni deve andare.
È tempo di tornare a pedalare.
Fino a Sombor, oggi.
Ancora una volta, Hvala.

VIDEO
Posto adesso perché mi mancano ancora 40 km per arrivare a Sombor e molto probabilmente, quando ci arrivo, dopo 120 km sotto questa canicola, sverrò nel camping. Se ce ne è uno.
Devo iniziare a fare tappe più brevi, ora ho capito.
Ps: comunque mi sembra di essere nel Piacentino, o nel Modenese … e invece, Serbia all around!
EPISODIO IN BICICLETTA (tra Novi Sad e Sombor)
È da che sono partito che ho la strana sensazione di essere protetto da qualche buona stella.
So che probabilmente, dicendo questo, da oggi mi attirerò la mala sorte, ma fino ad oggi è stato così, e ieri ne ho avuto la conferma. Ve la racconto.
Stavo pedalando sotto il sole mattutino, dopo essermi lasciato alle spalle Novi Sad da circa due ore.
Ad un certo punto sento un “HEY!”.
Mi spavento, pensando a un cacciatore del Danubio.
“HEY!”, ancora. Proseguo.
“HEEEY!”, più forte, più vicino. Mi volto allora e vedo un altro cicloviaggiatore pedalare a tutta forza per raggiungermi. Lo avevo incrociato mezz’ora prima, mentre si dirigeva in direzione opposta alla mia, salutandolo solo con un cenno di mano.
Era sudato ed affannato, ed io curioso.
All’improvviso dal porta mappe tira fuori il mio smartphone.
“È tuo per caso questo?”- mi domanda, porgendomelo.
Avrei tanto voluto vedere la mia faccia quando balbettai: “Sì … Ma come diavolo …”
Un’espressione di soddisfazione si era fatta strada sul suo volto paonazzo.
“Come ti chiami?” – trovo il modo di domandare.
“Sören!” – risponde fiero.
“Beh, Sören, come lo hai trovato? E come hai fatto a capire che fosse mio? E poi, come …! Non ti sarò mai grato abbastanza per quello che hai fatto, lo sai?” – ero scioccato.
“Oh, era sul sentiero … e no problem, amigo!” – esplode in un sorriso, prima di dirmi: “Quando viaggi da solo ci vuole anche un po’ di Fortuna alle volte, no? Eccola qua!”
Purtroppo ero ancora troppo stupito per trovare il tempo di scattare una foto – col mio “nuovo” telefono – di lui e me insieme sulla via.
Avrei preferito ovviamente che la mia Fortuna avesse le sembianze di Valeria Mazza, ma sono felice di averla incontrata ieri in un ragazzo chiamato Sören. Non mi ha salvato la vita, è vero, ma mi ha evitato parecchie grane. E soprattutto ha fatto una cosa pazzesca.
E io, davvero, non gli sarò mai grato a sufficienza.

22 Luglio, Sombor (Serbia) | Giorno 51
Questo è il motivo per cui ho dovuto andarmene dalla Serbia. Sì, voglio dire, nell’intero paese … non sono riuscito a trovare neanche un cappello normale! 🇷🇸
STATISTICHE SERBIA 2
KM in BICICLETTA: 220
KM in AUTOBUS: 490
NOTTI in OSTELLO: 7
NOTTI in OSPITALITÁ: 3
SPESE: 210 €
CURIOSITÀ
MONETA: Dinaro
“BUONGIORNO”: “Dobro Jutro”
“GRAZIE”: “Hvala”
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MAPPA DEI LUOGHI
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