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In Viaggio con una Bici Pieghevole
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Monthly Archives: Luglio 2017

Ritorno a Casa con Pesce d’Aprile- FINE PRIMA PARTE

Luglio 21, 2017 3591 Views

9 mesi di viaggio in solitaria per decidere di fermarmi, e ritornare a casa.
1 mese per preparare uno scherzo, come pesce d’Aprile.
Qui gli ultimi 4 giorni del mio bizzarro Milano – Bangkok, senza aerei e con una bicicletta pieghevole (con il VIDEO integrale del ritorno).
E la fine della PRIMA PARTE …

_______________________________________________________________________________________________

29 Marzo, Bangkok (Thailandia) | Giorno 301 🇹🇭
E se ne è andato anche il trecentesimo giorno, ragazzi.
10 mesi, tondi tondi.
20 Paesi attraversati.
Chi l’avrebbe mai detto, un anno fa?
Io no di certo.

Eppure, eccomi qui.
In Thailandia.
300 giorni dopo.

Un Paese che mi ha dato molto, come tutti gli altri del resto.
Un Paese che doveva essere l’ultimo di questo viaggio.
La destinazione finale.
Nel mio immaginario iniziale di quel lontano 2 Giugno 2016, per lo meno.

C’è chi dice che non importa dove stai andando, bensì la strada in sé.
Che è quella, il Viaggio, dopo tutto.
Ci credo anch’io?
Forse.
Sì. Penso di sì.

Sono cambiato, in tutto questo tempo?
Sono una persona diversa?
Un uomo migliore?
Non lo so.
Forse.
Forse no.

So soltanto che non c’è stato periodo, prima d’ora, in cui io sia riuscito ad ascoltarmi e ad imparare (o provare a farlo) così tanto come in questo ultimo anno di vita.
Che non mi voglio fermare.
Non ancora.
Che tutto questo non è altro che l’inizio.

Ma so anche che qualcosa sta per cambiare.
Molto presto.
Da domani, in effetti.
Una nuova avventura è alle porte.

Qualcosa di imponderabile fino a poco tempo fa.
Qualcosa di totalmente inatteso.
Forse di illogico, anche.
Qualcosa che mi metterà alla prova, forse più che mai.

Grazie a tutti Voi, che avete fatto parte di questo incredibile viaggio, fin dal principio.
A Voi tutti che – forse anche inconsciamente – mi avete regalato supporto, energia, determinazione, affetto, complicità, coraggio.

Questa prima parte – qui lo ufficializzo – è giunta davvero alla fine.
Da domani ne inizierà un’altra.
Ed io, sinceramente … non me vedo l’ora.

[ 29 Marzo 2017 ] Bangkok (Thailandia). Foto scattata a Khao Sok, il 26 Marzo.

30 Marzo, Bangkok (Thailandia) | Giorno 302 🇹🇭
Dopo che anche agenzie come Reuters e Ansa sono impazzite alla ricerca di indizi riguardanti quello che ho anticipato ieri … è davvero giunto il momento di iniziare a rivelare il disegno.

Quindi, perché dopo 10 mesi sto per rompere la regola numero 1 (non prendere aerei) e volare ad Hong Kong?

A) Mi serve un nuovo visto Cinese, e quella è la città dove è più facile ottenerlo in tutto il Sud Est asiatico
B) Ho intenzione di comprare una nuova macchina fotografica in uno dei mega negozi tecnologici di Kowloon
C) Mi sono innamorato, quindi non sto facendo altro che seguire il richiamo del cuore
D) Vado a firmare un contratto a progetto con una catena internazionale di Hotels
E) A + C
F) B + D
G) Tutte e 4 le ragioni

Intanto, peró, cominciamo a vedere se mi riesce di arrivare a destinazione senza intoppi.
Che non mi ricordo più molto bene come si fa, dopo tutto questo tempo, con gli aerei.
E con queste scritte in Thai … non si capisce proprio un belino.

[ 30 Marzo 2017 ] Bangkok (Thailandia). Suvarnabhumi International Airport. 8 pm.

31 Marzo, Hong Kong | Giorno 303 🇹🇭
Volare verso l’alba e pranzare con vista sulla baia di Hong Kong.
I cambiamenti, in poche ore, sono stati davvero radicali e a tratti devastanti.
Questa, verosimilmente, da lunedì sarà la nuova “sala meeting” che dovrò usare per appuntamenti di lavoro o incontri di rappresentanza.

Insomma, sì, ho ancora due giorni di tempo per trovare le energie e le motivazioni giuste, ma conto di riuscirci.
Alla peggio, ripartiró.
Per chi aveva fatto attenzione ai post passati, pertanto, il punto D di ieri era il primo – e forse l’unico – tra quelli “certi”.

Ma c’è di più.
Ci sarà di più.
Per non saper leggere né scrivere, ho pensato quindi che sia meglio provare a raccontarlo in un video live, domani, quando sarò più calmo e – spero – rilassato.

Ad orario tramonto (più o meno orario pranzo in Italia), con veduta sullo skyline della cittá.
Un palcoscenico illuminato, di sabato sera.
Come in uno show, che ancora non conosco.

[ 31 Marzo 2017 ] Hong Kong. 4 pm.

1 Aprile, il RITORNO A CASA!
OK, il video Live è stato un mega-fail (diavolo, anche in Cambogia c’è il 4G! Sono davvero tornato in Italia …)
Eccolo qui, per intero.
Ad ogni modo, sì, non sono ad Hong Kong 🙂

VIDEO INTEGRALE: QUI 

http://bicicladi.com/wp-content/uploads/2017/07/Video-Casa-1.mp4

 

http://bicicladi.com/wp-content/uploads/2017/07/Video-Casa-2.mp4

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STATISTICHE CONCLUSIVE

21 PAESI:Italia, Slovenia, Croazia, Bosnia, Serbia, Bulgaria, Romania, Ungheria, Slovacchia, Rep. Ceca, Polonia, Lituania, Lettonia, Estonia, Russia, Mongolia, Cina, Laos, Cambogia, Vietnam, Thailandia.

KM in BICICLETTA: 4685 (9 forature)
KM in AUTOBUS: 13545 (max 50 ore)
KM in TRENO: 13610 (max 18 ore)
NOTTI in OSTELLO/TENDA: 196 
NOTTI in OSPITALITÁ: 80
NOTTI in TRENO / AUTOBUS: 13

SPESE: € 8019 (+ EXTRA 552)
MEDIA GIORNO: € 27

THAILANDIA (Seconda Parte): Koh Tao e Khao Sok (10 – 28 Marzo)

Luglio 9, 2017 3009 Views

L’ultima parte del viaggio e di dieci mesi in solitaria – prima del rientro a sorpresa e di un Pesce d’Aprile quantomai inatteso – fu dedicata a due delle moltissime perle della Thailandia: l’isola di Koh Tao, con le sue spiagge paradisiache ed i suoi tramonti dipinti, ed uno dei luoghi più incontaminati e mozzafiato mai visitati in vita mia, il Parco Nazionale di Khao Sok.

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10 Marzo, Koh Tao (Thailandia) | Giorno 282 🇹🇭
“Ma bravo Vieri! Sei contento adesso?!
Tu e le tue dannate decisioni!
Te lo dicevo io di andare verso altri posti, che la Thailandia è grande e varia … e invece niente!
Tu e l’idea di venire a Koh Tao!
Sempre a far di testa tua!
Sempre a voler seguire quelle inutili sensazioni!
Bravo, davvero!
Sei contento di averci portato in sto postaccio?
Chissà che diavolo ti sarà passato per la mente!
Ciao, guarda … io me ne vado!”

“Ok. Ci vediamo fra qualche mese allora.
Se mi sarò stufato di questo postaccio.”

[ 10 Marzo 2017 ] Koh Tao (Thailandia). Chalok Bay. 5,30 pm.

11 Marzo, Koh Tao (Thailandia) | Giorno 283 🇹🇭
In Thailandia c’è un grandissimo problema.
Mi ci sono imbattuto fin dal principio, quando una guardia di confine si è avvicinata a me ed alla mia bici per scattarmi una foto, con estrema cortesia, senza che ci fosse nemmeno bisogno di chiederglielo.
Lo stesso problema che ho trovato poi nei sorrisi dei monaci di Chongmek, dove rimasi ospite per una sera, oppure nell’ospitalità di Scott e nelle partite di pallone coi ragazzi di Ubon Ratchathani.
Lo ho rivisto nella gentilezza delle persone e negli abbracci con vecchi e nuovi amici, nella turbolenta ed infernale Bangkok.
Ne ho avuta un’altra lunga dose sui treni, e per le strade, circondato da saluti e curiosità.
La sto sperimentando da poco più di un giorno sull’isola di Koh Tao, ovunque mi volti.

Il problema della Thailandia è serio.
C’è troppa scelta, troppi luoghi da vedere, troppe persone da incontrare, troppi momenti da gustare (queste sono 4 foto prese random dalle ultime 24 ore), troppi attimi in cui ti vorresti fermare e non muoverti proprio più, sperando che il tempo decida di fare lo stesso.

Perché il problema della Thailandia è soltanto uno.
È che è troppo bella.

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12 Marzo, Koh Tao (Thailandia) | Giorno 284 🇹🇭
Per tanti anni della mia vita ho avuto una sola idea di “mare”.
Legato ad un luogo soltanto, era un concetto connesso ad una lingua di terra, sabbia e onde che in Italia prende il nome di Celle Ligure.

Sarà che vi ho trascorso diverse estati della mia vita (ritenendomi fortunato per averlo potuto fare).
Sarà che – pur sapendo che ci sono diversi posti più belli, in Italia e non – per quasi la totalità della mia vita ho conosciuto soltanto quello.
Sarà quel che sarà, ma per me il “mare” è sempre stato un unicum.

In diversi anni di viaggio ho posato i miei occhi e sbracciato in molti altri oceani, golfi e baie di sorta … ma il mio concetto di “mare”, in fin dei conti, non è mai cambiato veramente.
“Andare al mare” significava per me andare “là”, dove conoscevo tutto, dove conoscevo tutti, dove non c’era sabbia su cui non avessi camminato o acqua il cui non avessi nuotato.
Non ho mai avvertito – era un mio limite, lo so – un’irrefrenabile curiosità nei confronti di altro, al di fuori di quello che già sapevo.

Fino allo scorso anno.
Fino alla Grecia.
Fino alle Cicladi.

Fu lí, su quelle isole, che imparai ad avventurarmi verso spiagge nuove, in blu sconosciuti, pedalando o camminando attraverso coste arcigne che di colpo rivelavano tesori nascosti di rara bellezza.
Il “mare”, di colpo, iniziò ad assumere altre forme.
Altri colori.
Ed io, con lui.

Poteva avere ora il rosso della Red Beach di Santorini, ora il grigio argento delle scogliere di Kleftiko a Milos, ora il fuoco del tramonto su Kamares a Sifnos, ora il bianco di Plaka a Naxos, ora il verde mistico di Aegliali ad Amorgos.
È in quei due mesi di viaggio che appresi finalmente il piacere della scoperta, l’emozione del nuovo.
Ed era tutto collegato al mare.
Al colore, al suono, all’odore, all’energia del mare.

Durante questo lungo viaggio – vuoi anche per l’itinerario percorso – non ho toccato o visto il mare molte volte.
L’unica isola su cui sono stato – Koh Rong, in Cambogia – era sì estremamente affascinante, ma l’impossibilità di girarla in libertà ha in qualche modo limitato il mio desiderio di spingermi di fronte a nuovi tipi di spiagge, nuovi tipi di onde, nuovi tipi di “mare”.

È sostanzialmente per questo che, una volta entrato in Thailandia, ho scelto di viaggiare dapprima verso Sud, piuttosto che nelle foreste del Nord. Speravo di poter trovare qualche isola in cui perdermi, giorno dopo giorno, in quella sete di nuovo che avevo amato in Grecia e che mi aveva portato a incontrare così nuovi concetti di “mare” e, così, nuovi lati di me stesso.

Sono felice di averlo fatto.
Perché oggi, tutto questo, è accaduto ancora.
Qui, di fronte a questo mare.
Qui, alla Tanote Bay.

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13 Marzo, Koh Tao (Thailandia) | Giorno 285 🇹🇭
“Tomorrow’s too late,
Future never comes.”

Così mi ha detto un’amica, giusto ieri.

Chissà perché non ho pensato ad altro oggi (sperando che il futuro potesse arrivare, tra l’altro), prima di mettermi gli occhialini e nuotare fino al centro della Shark Bay, per vedere gli squali da vicino, dal vivo, farmi “ciao ciao” con la loro graziosa pinna nera, per la prima volta in vita mia.

[ 13 Marzo 2017 ] Koh Tao (Thailandia). Shark Bay. 4 pm.

14 Marzo, Koh Tao (Thailandia) | Giorno 286 🇹🇭
“Ok, Vieri. Allora, se per te va bene, il secondo incontro lo faremo fra una decina di giorni circa a Koh Tao. Ti terrò aggiornato sulla data in cui sarai nostro gradito ospite a pranzo in hotel, così potrai anche già conoscere uno dei nostri resorts. Se puoi, nel frattempo, recati a vedere l’isola. Sono certo che ti piacerà.”

Il primo incontro fu a Bangkok, avvenne un po’ per una serie di coincidenze ed un po’ per caso (o forse no) e si chiuse con una stretta di mano.
Il terzo … vedremo se ci sarà.

Intanto io mi godo l’idea – possibile – dei prossimi mesi.
E la vista.
Da quassù.

[ 14 Marzo 2017 ] Koh Tao (Thailandia). Una bella piscina con vista. 3 pm.

15 Marzo, Koh Tao (Thailandia) | Giorno 287 🇹🇭
Non è cambiato poi molto, in effetti.
È ancora il mio passatempo preferito, quando mi trovo su un’isola.

Prendere la bici, pedalare e camminare (se le strade obbligano a farlo, talvolta per via di sterrati fetenti e talvolta per via di pendenze inverosimili) cercando di raggiungere una nuova baia, mai vista né sentita prima.
Perdendomi anche.
Per alcune ore, alle volte.
Per poi, estremamente sudato ed accaldato, scivolare in acqua e collegare a nuoto le sponde di terra che abbracciano quell’unico ed inimitabile solco di mare, quasi sempre infiocchettandolo preziosamente.

Come se ogni volta volessi conquistarmelo con le mie sole forze – dall’inizio alla fine – quel piccolo e delizioso … nuovo scrigno blu.

[ 15 Marzo 2017 ] Koh Tao (Thailandia). Leuk Bay. 2 pm.

16 Marzo, Koh Tao (Thailandia) | Giorno 288 🇹🇭
In sei giorni che sono a Koh Tao mi ero sempre avventurato soltanto nella parte Est dell’isola.
Mi avevano detto che era la più bella.
Innegabile, in effetti.

Non che la parte Ovest faccia schifo, tuttavia.

[ 16 Marzo 2017 ] Koh Tao (Thailandia). Mae Had Bay. 4 pm.

17 Marzo, Koh Tao (Thailandia) | Giorno 289 🇹🇭
Una settimana.
7 giorni esatti, da che sono arrivato.

Non capitava da tempo.
Da Yangshuo, per l’esattezza.
Di rimanere così a lungo nel medesimo posto.
Nella medesima isola, in questo caso.

È come se qualcosa mi trattenesse qui, quasi contro il mio stesso volere.
E non riesco davvero a capire il perché.

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18 Marzo, Koh Tao (Thailandia) | Giorno 290 🇹🇭
Ok, io sarò anche ossessionato coi tramonti Thailandesi (e non solo), ed in effetti avevo anche altro di cui scrivere oggi … però come si fa a scegliere di non condividere uno spettacolo del genere?

Qui non si tratta soltanto di assistere ad un altro giorno che si trascina via, né di contemplare un nuovo momento che risplende, arriva all’apice e poi, silenziosamente, se ne va.

Bensì di sbirciare come Dio si mette all’opera, attingendo dai colori della sua infinita tavolozza ed utilizzando un serafico cancellino celeste per ripulire la tela, e completare così un altro dei suoi incredibili capolavori.

[ 18 Marzo 2017 ] Koh Tao (Thailandia). Chalok Bay. 6,30 pm.

19 Marzo, Koh Tao (Thailandia) | Giorno 291 🇹🇭
Quando potresti prendere una barca – come fanno tutti – per raggiungere una delle baie più nascoste di Koh Tao, e invece scegli di avventurarti per la via alternativa, sudando e divertendoti per un’ora e mezzo su strade assurde e sterrati terribili nel mezzo della foresta tropicale di un’isola Thailandese.

Per poi arrivare a poche centinaia di metri dalla meta, legare la bici ad un albero, scendere una lunga scalinata, fermarti per una foto di fronte ad una delle culle di mare più belle che tu abbia mai visto, prepararti ad entrare in acqua per nuotare gli ultimi 200 metri che ti separano dalla spiaggia, richiudere tutti i tuoi oggetti nella borsa da sub ermetica che hai comprato pochi giorni prima.

Scoprire solo una volta all’asciutto sulla sabbia (tu) che non l’hai chiusa così ermeticamente come pensavi.
Giocarti così la macchina fotografica, definitivamente.
Imprecare al punto che si svegliano anche i coralli.
Perché sei sí arrivato alla Mango Bay nel modo che volevi tu, ma sei anche un idiota di prima categoria.

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20 Marzo, Koh Tao (Thailandia) | Giorno 292 🇹🇭
Sei lì che passeggi bel tranquillo sulla spiaggia, immerso nei tuoi pensieri, quando le vedi.
Le massaggiatrici Thailandesi.

Vinto da non sai quale richiamo, per una volta cedi ai loro inviti e credi che è finalmente arrivato il momento di un massaggio Thai.

Ti sdrai e immagini di prepararti a sognare di palme, di olio di cocco, di altalene sul mare, di risacca infinita e profumo di salsedine … e invece lei, la piccola massaggiatrice, ti stritola in delle morse inaudite, a tratti violente, quasi volesse guerreggiare che neanche fosse Hulk Hogan.

E muscoli e ossa ragionano come se tutte le noci di cocco che poco prima hai guardato con aria sognante ti fossero cadute addosso all’unisono.
E con esse … la palma intera.

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21 Marzo, Koh Tao (Thailandia) | Giorno 293 🇹🇭
Prima delle due giornate di corso di Free Diving andata, giusto in tempo per recuperare dalle apnee perdendomi nel mezzo di questi colori.

Da ex nuotatore, credevo fosse una boiata assurda.
E invece, un altro di quei casi in cui mi sono dovuto ricredere: difficile, impegnativo, interessante.
Molto, molto, molto interessante.

Un nuovo modo di conoscere il proprio corpo.
Un nuovo modo di vivere l’acqua.

Domani si prova in mare (vedremo con che esiti).
Domani si prova lì davanti.
Dove i miei occhi spaziano, laggiù poco lontano dal porpora, in questo preciso istante.

[ 21 Marzo 2017 ] Koh Tao (Thailandia). Sairee Beach (di fronte al Big Blue Diving Center). 6,30 pm.

22 Marzo, Koh Tao (Thailandia) | Giorno 294 🇹🇭
Due giorni per imparare a conoscere in maniera diversa un elemento – l’Acqua – in cui sono cresciuto e in cui ho vissuto per anni.
Due giorni per provare a scoprire un mondo nuovo, diverso, sconosciuto ed affascinante.
Due giorni per iniziare ad andare giù, verso il blu più oscuro e verso gli abissi di me stesso.
Due giorni per riuscire a rimanere in apnea quasi 3 minuti e per avvicinarmi ai 10 metri di profondità, con un orecchio fetente, nel mare silenzioso.
Due giorni per capire che, se in orizzontale nuoto ancora in maniera egregia, in verticale, invece, per ora … sono felicemente ridicolo.

[ 22 Marzo 2017 ] Koh Tao (Thailandia). In Mare. 11 am.

23 Marzo, Koh Tao (Thailandia) | Giorno 295 🇹🇭
Uno dei due motivi che mi hanno invogliato a rimanere (e permesso di farlo), per oltre due settimane, sull’isola di Koh Tao.
Ogni sera … uno diverso.
Domani il secondo e ultimo motivo.
Perché domani sera si ricomincia.
Domani sera, si riparte.

[ 23 Marzo 2017 ] Koh Tao (Thailandia). Chalok Bay. 6,30 pm.

24 Marzo, Koh Tao (Thailandia) | Giorno 296 🇹🇭
Il secondo motivo per cui sono rimasto così a lungo a Koh Tao è, come sempre, il più importante: le persone.
Ognuna con la propria storia, ognuna col proprio bagaglio di esperienze, con le proprie abitudini, le proprie aspirazioni, i propri desideri, i propri dubbi, le proprie domande.
Ognuna con la sua energia.
Ognuna col suo sorriso.

Grazie Surja, Fernando, Nines, Mei, Belen, Miao, Lena, Isabel, Julia, Max, Barda, Stefano, Lisandro, Mario, Rakel, Morgane, Andrea, Diego, Arno, Bio, Chiara, Francesco e Noky per aver reso queste due settimane ancora più ricche e … indimenticabili.

Ahora, adelante!

[ 24 Marzo 2017 ] Koh Tao (Thailandia). Chalok Bay. 2,30 pm.

25 Marzo, Khao Sok (Thailandia) | Giorno 297 🇹🇭
Resti due settimane su un’isola, circondato da locali, bar, wifi, linee telefoniche e ricevitori satellitari e quand’è che ricevi la telefonata che stavi aspettando da giorni?

Quando sei appena arrivato nel mezzo della giungla Thailandese, e l’unica cosa che riesci a sentire dall’altro capo del telefono … sono le rane.

[ 25 Marzo 2017 ] Khao Sok Park (Thailandia). 3 pm.

26 e 27 Marzo, Khao Sok (Thailandia) | Giorni 298 – 299 🇹🇭 – VIDEO

http://bicicladi.com/wp-content/uploads/2017/07/Video-Thailandia-Khao-Sok.mp4

 

SECONDO GIORNO

Ieri, per la prima volta dopo diverso tempo, non sono riuscito a mantenere l’impegno giornaliero di condividere qualcosa – fosse anche una foto, un racconto, un’impressione – su questa pagina.

Il fatto è che, dopo aver pedalato per circa 70 km per raggiungere l’ingresso Est del parco nazionale di Khao Sok, insieme ad alcuni amici sono salito su di una barca che, dopo circa un’ora e mezzo di viaggio sopra le acque cristalline del lago omonimo – nel mezzo di montagne e valli la cui rarità non avrei mai potuto immaginare prima – ho raggiunto dei piccoli bungalow di legno, galleggianti ai bordi di una baia lacustre dove non esiste elettricità (se non per un paio di ore alla sera), acqua corrente ed alcun tipo di connessione.
Fortunatamente, oserei dire.

Domani – quando sarò ormai ritornato a Bangkok per l’ultima parte di questo mese Thailandese – scriverò un poco di più a riguardo di questo Parco, utilizzando alcune delle fotografie scattate da Simone / Wanderhang – viaggio dentro al mondo (la mia macchina fotografica è inutilizzabile dal dì dell’incidente a Koh Tao).

Queste tre di oggi sono state scattate col telefono, nei momenti in cui sono riuscito a destarmi dall’incantesimo in cui ero caduto per via della bellezza assoluta che mi circondava.
Difficilmente riusciranno a rendere l’idea del meraviglioso isolamento che ho avuto la fortuna di poter vivere – ed ascoltare – per quasi una giornata intera.

Tuttavia, lo spero.

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28 Marzo, Bangkok (Thailandia) | Giorno 300 🇹🇭
Immaginate un insieme di valli, a forma di stella cadente, largo 165 chilometri quadrati.
Immaginate un Re che decide di costruire una diga, negli anni ‘80, per modificare l’economia e l’agricoltura di una zona completamente tropicale e fino ad allora pressoché invivibile.
Immaginate un fiume che ci impiega oltre un anno per riempire la nuova “vasca” naturale.
Immaginate un lago immenso che cresce, mese dopo mese, fino ad essere profondo quasi un centinaio di metri, circondato da montagne carsiche di rara bellezza che diventano habitat per dozzine di nuove specie di animali, volatili, rettili e pesci.

Immaginate di arrivarci dopo aver pedalato per 70 chilometri, costretti ad uno sforzo fisico non previsto e sofferenti per via del caldo opprimente.
Immaginate di avvistare il lago, ancora accaldati e grondanti sudore, e di crederlo un miraggio.
Immaginate di tuffarvici subito, una volta parcheggiata la bicicletta, innamorandovi all’istante del tepore della sua acqua color verde smeraldo.

Immaginate di salire, insieme a 4 amici incontrati sulla strada, su una lancia pilotata da una ragazzotta Thailandese avara di sorrisi, ma prodiga di attenzioni e gentilezze.
Immaginate di volare sullo specchio blu per oltre un’ora e mezzo, perdendovi ad ogni boccata d’aria nella più meravigliosa immensità.
Immaginate di raggiungere una serie di piccoli bungalows di legno, appollaiati alle pendici di quella che una volta era il fianco di una montagna ed ora è una riva brulicante vita.

Immaginate di sistemarvi in una stanza larga 2 metri per 2, senza corrente, senza acqua e connessione di sorta, e di sentirvi come rondini in un nido.
Immaginate di nuotare nell’acqua calda antistante il vostro minuscolo patio, cercando di scoprire che cosa si nasconda in profondità e di mantenere l’equilibrio sopra un tronco di un albero sistemato a mo’ di boa.

Immaginate di imbracciare un kayak e di decidere di pagaiare verso un nuovo braccio di lago, prima che la sera ed il buio vi avvolgano; immaginate di essere sorpresi da una tempesta tropicale quando siete nel mezzo del nulla e del silenzio più assordante; immaginate di osservare la superficie del lago che ora s’increspa di lontano, laddove la pioggia già sta sferzando le acque, e di contemplarla con un sorriso; immaginate il vento che di colpo s’imbizzarrisce e vi plana addosso con la furia di un mostruoso sparviero, facendo sobbalzare il kayak e minacciando di catapultarvi in acqua.

Immaginate di non provare paura di tutto questo, bensì di desiderare abbandonarvi completamente alla natura ed alla sua spaventosa forza.
Immaginate di chiudere gli occhi, respirare e di percepire ogni singola goccia di pioggia che si fa tutt’uno col vostro corpo e col vostro essere.
Immaginate di lasciarvi percorrere da uno spasmo di gioia mai provato prima.
Immaginate di riuscire a vivere il presente – per un breve ed intenso momento – come se non aveste atteso altro che quello, per tutto questo tempo.

Immaginate una notte di stelle sopra un lago artificiale, mentre siete seduti sul bordo di una passerella di legno, avvolti dalle montagne e dai suoni della foresta che si mischiano con la musica del vostro cuore.
Immaginate l’alba. Nel medesimo luogo. Con le medesime emozioni.

Immaginate uno dei luoghi più incredibili che abbiate conosciuto in 10 mesi di viaggio.
Uno dei più totalizzanti della vostra vita.
Uno dei più magici dei vostri sogni.

Tutto questo è stato, per me.
Khao Sok.

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MAPPA DEI LUOGHI

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LAOS di passaggio e l’arrivo in THAILANDIA (25 Febbraio – 9 Marzo)

Luglio 8, 2017 2744 Views

Il 24 Febbraio abbandonavo definitivamente il Vietnam ed entravo per una seconda volta in Laos.
Un breve passaggio in un paese che già avevo vissuto, per incontrare due amici e per riuscire a raggiungere – via terra – quella che era, fin dall’inizio, la meta ultima del mio viaggio.
Una meta tanto esotica quanto lontana, ripensando al giorno in cui ero partito.
Una meta che, quel 28 Febbraio 2017, finalmente, si srotolava lì davanti ai miei occhi: la Thailandia. 

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25 Febbraio, Pakse | Giorno 269 🇱🇦

Conobbi per la prima volta Donatella e Gaetano, pur essendo parenti alla lontana, soltanto pochi giorni prima di partire per questo lungo viaggio. Fu uno dei miei cari zii che mi raccontò dei loro viaggi e delle loro avventure in giro per il mondo, in anni non sospetti, quando io ancora ero poco più che un bambino.

Durante il nostro primo incontro ci fu all’istante una naturale intesa, una profonda stima ed un’estrema curiosità relativa alle proprie storie. Quando mi invitarono a cena e la mia bicicletta già scalpitava per via della partenza imminente, ricordo che rivelai loro di non avere la minima idea di dove sarei arrivato nei mesi a venire.

Avevo in mente soltanto un progetto strampalato, nulla di più.
Sarei partito – quella era l’unica cosa di cui ero certo – con l’idea di girare un poco l’Europa, poi forse in Russia, poi forse in Mongolia e Cina, poi forse in Sud Est asiatico. Senza aerei.

Mi rincuorarono e motivarono, descrivendomi la loro piccola casa in un remoto paradiso nel Nord della Thailandia, dove avrei sempre potuto trovare ristoro ed un punto di appoggio – nel caso fossi mai riuscito ad arrivarci – anche in caso di loro assenza.
L’Asia, allora, era solamente un lontano miraggio, che mai in cuor mio avrei mai pensato di riuscire a raggiungere davvero.

Da quel dì, tuttavia, la Thailandia divenne per me la meta finale di questo viaggio. Inconsciamente – forse proprio per via di quel loro incondizionato aiuto o forse perché realmente mi sembrava qualcosa di impossibile, in quei giorni – l’avevo eletta a destinazione conclusiva di quello che sarebbe stato il mio ipotetico percorso.

Ebbene oggi, dopo nove mesi, li ho incontrati di nuovo. A Pakse, in Laos.
Loro si trovano qui per un breve periodo di vacanza nella terra che considerano come la loro seconda dimora.
Ed io mi trovo qui perché mi appresto ad entrare finalmente in Thailandia, e così, presumibilmente, a terminare anche la mia buffa avventura.

Due persone che parlano coi loro occhi, coi loro cuori ed i loro sorrisi.
Una coppia meravigliosa, due incredibili viaggiatori … e due amici veri.
Con cui è stato bello raccontarsi per ore, ridere allegramente, abbracciarsi di spirito e provare a ideare, proprio come la prima volta, nuovi ed impossibili – chissà! – progetti strampalati.

[ 25 Febbraio 2017 ] Pakse (Laos). Fiume Xe Don. 6 pm.

26 Febbraio, Pakse | Giorno 270 🇱🇦

Non riesco ancora a capire perché abbia deciso di tornare, anche se soltanto per pochi giorni, in questo posto.
Qui.
In Laos.

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27 Febbraio, Pakse | Giorno 271 🇱🇦

Dopo aver viaggiato in tutti e tre i paesi, posso dire di aver conosciuto, capito e provato sulla mia pelle il significato dello splendido detto:

“Il Vietnamita semina il riso, il Cambogiano lo guarda crescere ed il Lao lo ascolta mentre cresce”

Ecco, in queste poche parole è forse racchiuso il vero motivo per cui sono tornato in Laos, prima del rush finale (forse).
Perché il Laos non è soltanto un Paese.
Il Laos è anche uno stile di vita.
Il Laos … è uno stato della mente.

PS: la foto non è di oggi, è stata scattata qualche giorno fa a Savannakhet; tutto quello che c’è da dire su questa terra meravigliosa, lo si può vedere qui. E quella lì davanti, al di là del Mekong … è già Thailandia.
Dove andrò domani.
E sarà un giorno davvero importante.

[ 24 Febbraio 2017 ] Savannakhet (Laos). Vista sul Fiume Mekong, e sulla Thailandia. 6 pm.

28 Febbraio, Arrivo in Thailandia | Giorno 272 🇹🇭

“Thailandia! Ha ha!” – dicevo.

A chi mi domandava fin dove volessi arrivare, fin da quel lontano 2 giugno 2016, non rispondevo altro che questo: “Thailandia! Ha ha!”
Dicevo “Thailandia” perché suonava esotico, favoloso, ambizioso, esuberante, spaventoso.
Dicevo “Thailandia” perché suonava impossibile.
Ero io stesso il primo a non crederci.
“Ha ha!” … ridevo di me.

Da allora ho vissuto un caleidoscopio incredibile di emozioni.
Un falò di sentimenti difficile da spiegare: sono partito spensierato, mi sono gasato, ho spinto, ho gioito, ho appreso, ho sudato, ho sofferto, mi sono spento, mi sono riacceso, ho sognato, ho creduto, ho amato, ho lasciato, mi sono seduto, mi sono rialzato, ho lottato, ho sperato, mi sono annoiato, ho pianto, ho goduto, ho barcollato.
Ho barcollato più volte.
Non ho mai mollato.

Me lo ripetevo di continuo, in tutti questi mesi.
Quel mantra assurdo che in qualche modo mi ha sempre fatto ridere, e mi ha permesso di continuare.
Pazzo dovevo sembrare, alle volte.
“Thailandia! Ha ha!”

Oggi, ragazzi, 28 Febbraio 2017, è un giorno che non dimenticherò mai.
È arrivata.
Eccola qui.
Ce l’ho fatta.
Ce l’ho fatta cazzo!
“Thailandia! Ha ha!”

Potrei dire un milione di cose.
Potrei dire che oggi mi sento invincibile.
Potrei dire che non c’è nulla che mi faccia paura.
Potrei lasciarmi andare a frasi retoriche melense tipo “Carpe Diem!”, “Segui i tuoi sogni!” oppure “Nulla è impossibile, se ci credi!”.
Tutto molto bello.
Tutto molto vero, anche, se vogliamo.

Ma in realtà sono in grado di dire soltanto una cosa, oggi.
Una cosa che non avrei creduto di poter riuscire a dire mai.
Semplicemente, e pure un po’ tristemente, ho smesso di ridere.
In quanto a sorridere, però, ragazzi … mi sa che ho appena cominciato!

“Thailandia! Ha ha!”

[ 28 Febbraio 2017 ] Chongmek (Thailand). Confine Laos – Thailandia. 1 pm.

1 Marzo, Ubon Ratchathani (Thailandia) | Giorno 273 🇹🇭

Un’accoglienza di questo tipo, dalla Thailandia, non me la sarei mai potuta nemmeno immaginare.

Ieri:
– La mia prima notte in un tempio, ospite dei monaci buddhisti di Chongmek
– Un pesce alla griglia, comprato da un venditore ambulante, di una goduria gustativa imperiale e pressoché regalato

Oggi:
– Un’alba accecante, proveniente dal Laos
– Strade perfette, quasi uscite da un videogioco
– Sorrisi e saluti in ogni villaggio, o ad ogni posto di blocco
– Paesaggi che sembrano fluire da un racconto di Maupassant
– Monaci che camminano sul ciglio della strada (a sinistra, la guida in Thailandia è come in Inghilterra), e si accorgono del tuo passaggio anche senza voltarsi
– I volti dolci e rassicuranti di Re Bhumibol, la cui morte ad ottobre ha gettato il Paese in un sommesso e struggente anno di lutto, e della sua Regina, in ogni dove
– Un caldo MI CI DIA LE, per 100 chilometri
– L’arrivo nella prima città Thailandese di questo viaggio, Ubon Ratchathani, dove ho potuto rivedere un bel parco cittadino dopo tempo immemorabile
– L’ospitalità amichevole ed inattesa di Scott, un professore australiano (cicloviaggiatore a sua volta) conosciuto attraverso la comunità di WarmShowers

Se questo è solo l’inizio … mi sa tanto che ne vedremo davvero delle belle.

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2 Marzo, Ubon Ratchathani (Thailandia) | Giorno 274 🇹🇭

“E quindi? Come ti sembra questa Ubon Ratchathani?”

“Bellissima.”

“Oh, bene! Racconta! Che cosa hai visto o fatto oggi?”

“Nulla. Faceva troppo caldo. Ho passato tutto il giorno tra una caffetteria ed un parco. Non ho fatto o visto davvero nulla.”

“Ah. E come fai a dire allora che è bellissima?”

“Boh. Sai quando ti basi sulle sensazioni? Ecco, é stato po’ così. Sono rimasto al bar a leggere per due ore, vicino alla porta di ingresso, e chiunque entrasse – credimi, chiunque! – mi salutava e mi sorrideva. Il caffè era pure buono. Poi sono andato al parco. Il caldo era opprimente, così ho cercato uno spiazzo all’ombra e mi ci sono sdraiato. Ho cazzeggiato e letto un altro po’, circondato dal cinguettio degli uccelli e allietato da una tiepida brezza. Poi mi sono appisolato. Mi hanno risvegliato le risate di alcuni bambini appena usciti da scuola ed il sole stesso; aveva aggirato l’albero sotto la cui ombra mi ero riparato ed aveva iniziato a incendiarmi il polpaccio. Ho osservato i bambini studiare all’aperto attraverso i raggi di una ruota della mia bicicletta. Ho bevuto del succo di lychee ed atteso un altro po’. Quindi degli altri bambini si sono messi a giocare a calcio sul prato di fronte, a due passi da un monumento luccicante, e, senza proferire alcun tipo di parola, mi hanno fatto cenno di unirmi a loro. Senza neanche accorgermene ero già in piedi e stavo camminando verso il campo, pronto a sporcarmi i piedi insieme a loro. Un’ora dopo, un soffice tramonto. Il parco era già stato invaso da decine di ragazzi. C’era chi giocava a basket, chi faceva jogging, chi ascoltava musica o chi semplicemente camminava in completa serenità, ora che la temperatura si era fatta più vivibile. Gli uccelli, nel frattempo, non avevano mai smesso – neanche per un secondo – di cinguettare.
Vedi, amico mio: tutto questo, per me … è davvero bellissimo.”

[ 2 Marzo 2017 ] Ubon Ratchathani (Thailandia). Parco Thung Si Muang. 4,30 pm.

3 Marzo, Ubon Ratchathani (Thailandia) | Giorno 275 🇹🇭

Una proposta inaspettata e quanto mai sorprendente, che forse cambierà le sorti dei miei prossimi 3 o 6 mesi?
Forse sì. Ma è ancora troppo presto per parlarne.

Nel frattempo leggo un libro su Shah Reza Pahlavi, sotto un acchiappasogni accarezzato dal vento.
Ed in serata salto su un treno.
Notturno.
Nuovi sogni itineranti ad attendermi.

Un treno per una città mitica, affascinante e mostruosa.
Un treno per Bangkok.

[ 3 Marzo 2017 ] Ubon Ratchathani (Thailandia). A casa di Scott. 4 pm.

4 Marzo, Bangkok (Thailandia) | Giorno 276 🇹🇭

Ciao, città dal nome corto!

Bello ritrovarti dopo quasi 8 anni, “Krungthepmahanakhon Amonrattanakosin Mahintharayutthaya Mahadilokphop Noppharatratchaniburiron Udomratchaniwetmahasathan Amonphimanawatansathit Sakkathattiyawitsanukamprasit” (che tradotto significa qualcosa come “La Città degli angeli, la grande città, la città della gioia eterna, la città impenetrabile del dio Indra, la magnifica capitale del mondo dotata di gemme preziose, la città felice, che abbonda nel colossale palazzo reale, il quale è simile alla casa divina dove regnano gli dei reincarnati, una città benedetta da Indra e costruita per Vishnukam”)!

Felice di rivederti, Bangkok!

[ 4 Marzo 2017 ] Bangkok (Thailandia). Lumpini Park. 9 am.

5 Marzo, Bangkok (Thailandia) | Giorno 277 🇹🇭

Non è la prima volta che capito a Bangkok.
Ci venni già diversi anni fa, in compagnia di amici, rimanendoci solo un paio di giorni.
Ricordo che non feci nulla, né vidi nulla, allora.
La città era costretta in una cappa di caldo allucinante ed io ne rimasi spaventato fin dal principio: arrivammo con un volo serale e, mentre l’aereo era in fase d’atterraggio e guardavo fuori dai finestrini, non riuscii a distinguere nessun tipo di fine in quella città sterminata.

Oggi, preso ancora dall’euforia dell’arrivo di ieri, ho pensato che fosse il momento di scoprire qualcosa di più di Bangkok e così mi sono avviato verso Palazzo Reale ed il famoso Wat Pho.
Vero che ho preso alloggio in un ostello che non si trova esattamente nel centro, ma come fai a individuare un “centro” in una città che è grande all’incirca quanto una regione italiana?

Ho preso un treno (il futuristico sopraelevato Skytrain), poi un altro, poi una barca. Quasi 2 ore dopo ero di fronte a Palazzo Reale, dove sono stato investito da un’afa opprimente, una marea di turisti ed una cacofonía di rumori ancora più angosciante. Una volta al Tempio di Wat Pho ho resistito a malapena mezz’ora, per lo più seduto sotto un albero, ed ho capito – ancora una volta, se mai ce ne fosse stato bisogno – di non essere fatto per gli ambienti cittadini. Non di questa misura, per lo meno.

Bangkok è una città che ti avvolge, ti seduce, ti ammalia, ti emoziona, ti conquista, ti mastica, ti spolpa, ti rumina e poi ti inghiotte.
C’è chi ne esce innamorato, e chi invece distrutto. Annientato.
Io rientro in questa seconda categoria.

È in giorni e situazioni come quelle di oggi che rimpiango cittadine come Lubiana, Novi Sad, Tallinn, o luoghi ancora più timidi come la valle del fiume Yulong, il villaggio di Shaxi e l’isola di Olkhon.
Se non fosse stato per alcuni incontri che non volevo perdermi, probabilmente a Bangkok non ci sarei nemmeno mai venuto, o di certo me ne sarei già andato.

Ma, dopo nove mesi di viaggio, ho appreso ormai che nulla avviene per caso e che anche qui troverò un nuovo ed importante tassello di quel grande puzzle che sto cercando di completare da tanto tempo.

Non ho la minima idea di quale possa essere, ma lo cercherò. Lo aspetterò.
Lo terrò stretto nel mio pugno, quando lo scoveró.
Sempre ammesso che, in maniera quanto mai travolgente, non mi abbia già trovato lui stesso.

[ 5 Marzo 2017 ] Bangkok (Thailandia). Sukumvit Road, al civico numero 1799. 6 pm.

6 Marzo, Bangkok (Thailandia) | Giorno 278 🇹🇭

“Come quella volta in Pakistan, quando dovetti essere scortato su una camionetta militare per alcune centinaia di chilometri, attraverso la regione del Beluchistan.
O quando nel Nord del Myanmar viaggiai con altri 7 motociclisti, perché potevamo farlo soltanto in gruppo, con la polizia a non perderci mai d’occhio, e non vedemmo un turista per giorni interi.
O quando, poche settimane fa, decisi di guidare in una strada poco segnalata attraverso le valli aride della Cambogia, vicino a Battambang, e di colpo mi trovai con la moto a terra, senza acqua, senza cibo, nel mezzo del nulla e con un alveare di api a pochi passi e a prendersi gioco di me. Ci misi più di 3 ore a smontare la moto e a rimontarla, sperando che non mi lasciasse proprio lì. Stavo quasi per piangere, ma alla fine – chissà come – ne sono uscito. E ora posso ridere un’altra volta!”

Max fu colui che, per pura coincidenza, incontrai alle pendici di una cascata secca nei pressi di Tad Lo – un giorno di Gennaio che mi avventurai a piedi nei dintorni del Bolaven – e che mi diede uno strappo per raggiungere la vetta del monte.
Lo incontrai di nuovo sull’isola di Don Det, poco tempo dopo; birre e amaca furono il nostro passatempo per qualche giorno.
Oggi, due mesi dopo, lo riabbraccio a Bangkok.

Di fronte a lui ed alla sua enorme moto mi sento come un bambino al primo giorno delle elementari.
27 anni, tedesco, con un sorriso contagioso ed energia da vendere, Max è partito dalla Germania a bordo del suo mezzo poche settimane prima di me.

Uno di quei viaggiatori che staresti ad ascoltare per ore.
Uno di quegli amici con cui ti intendi all’istante.
Una di quelle persone che hanno bisogno di poco per essere felici, che guardano al mondo con umiltà ed occhio curioso … e da cui non smetteresti mai di imparare.

Bangkok, in fondo, qualcosa di buono me l’ha già regalato.
E non è ancora finita qui.

[ 6 Marzo 2017 ] Bangkok (Thailandia). Ekkamai Road. 12 am.

7 Marzo, Bangkok (Thailandia) | Giorno 279 🇹🇭

“Lo so che è una domanda stupida, Simone. Ma se ti domandassi qual è il paese che ti ha lasciato di più in questo viaggio … quale mi indicheresti?”

“Guarda, Vieri, mi è impossibile eleggerne uno in assoluto. Sono sempre più convinto che la vera differenza, alla fine, la facciano le persone. Non i posti. E, ovviamente, come ti approcci tu ad esse. Ogni Nazione che ho attraversato mi ha donato ricordi indelebili: dalla bellezza della cara decadente Europa agli infiniti spazi in Russia, dai paesaggi mozzafiato della Mongolia alle diversità affascinanti della Cina, dalla perfezione apparente del Giappone ai profumi e i sorrisi del Vietnam e della Cambogia, dalla natura del Laos alla gentilezza che sto scoprendo ora in Thailandia. Molto altro mi aspetterà, e non vedo l’ora di scoprire nuovi luoghi. Ma, fondamentalmente, so già che le emozioni più forti, quelle più vere, arriveranno come sempre dalle persone. Quando ripenso alle gioie più profonde di questi dieci mesi, mi viene in mente quel bambino che voleva suonare l’hang con me sulla Transiberiana, o quella coppia di ragazzi Cinesi che mi ha ospitato a Xian per una settimana e con cui ogni sera finivamo per suonare fino a notte inoltrata, oppure i bambini dell’orfanatrofio di Battambang e l’aiuto incondizionato ricevuto da persone pressoché sconosciute, che mi hanno aperto le porte di casa loro e dei loro cuori a Mosca, Osaka, Chengdu, Ho Chi Minh e in decine di altre città, paeselli o villaggi in cui mi sono fermato. È esattamente questo ciò che mi spinge ad andare avanti nei momenti in cui potrei anche mollare: sapere che c’è ancora molto altro là fuori da scoprire, da conoscere, da condividere con le persone. Altro al di fuori di me, e al contempo parte di me. È proprio lì che è diretta la mia strada. É lì che sto andando. Perchè altro sarei partito, altrimenti?”

Potrei scrivere per giorni interi a riguardo di Simone e del suo viaggio.

Non perché siamo amici da anni ed abbiamo vissuto dozzine di avventure insieme, né perché da diversi mesi ho iniziato a seguire il suo percorso (geograficamente molto simile al mio, in aggiunta, anche se Simone ha intenzione di continuare e raggiungere l’Australia, attraversarla per 4000 chilometri, imbarcarsi per un mese su un cargo e poi scoprire le Americhe in un altro anno di vita) attraverso il suo Blog (vi invito a segirlo: Wanderhang – viaggio dentro al mondo), e mi basterebbe andare a ripescare le sue parole.

Bensì, semplicemente, perché, quando incontri una persona per certi aspetti davvero uguale a te, non dovresti far altro che scrivere di te stesso.
E lasciare che tutto fluisca.
Da sé.
Come la musica.

[ 7 Marzo 2017 ] Bangkok (Thailandia). 7 pm.

8 Marzo, Bangkok (Thailandia) | Giorno 280 🇹🇭

Ci sono giorni in cui non serve scrivere molto.
L’8 Marzo è uno di quelli.

[ 8 Marzo 2017 ] Bangkok (Thailandia). Ekkamai Road. 3 pm.

9 Marzo, Bangkok (Thailandia) | Giorno 281 🇹🇭

Non parlo quasi mai della mia bicicletta.
Tutti sapete che è una pieghevole (una Brompton), anche se io non ne scrivo in pratica mai.

In Grecia, quando tutto iniziò, la facevo comparire molto più spesso, talvolta appoggiata ad un monastero o in mezzo alle bougainvillea fucsia delle Cicladi, talvolta sonnecchiante su una spiaggia insieme a me.
Durante questo lungo viaggio, invece, potrete confermare che non è stata una presenza costante dei miei post.
Eppure, c’è sempre stata.
Ovunque io fossi – a sudare per strada, sui bus in Europa e sui treni in Russia, nei villaggi della Cina, tra le montagne del Laos e i campi del Vietnam – lei c’era.

Non le ho mai dato un vero e proprio nome, come sono soliti fare i cicloviaggiatori più seri.
So soltanto che per me è da sempre una LEI, che talvolta mi sono trovato a chiamarla “la vecchia Betsy” – come la balestra di Crucco e Tonto del cartone di “Robin Hood” – e che non mi ha mai abbandonato.
Qualche foratura (comprensibile, in 9 mesi), pochi problemi (più che altro dovuti ai ricambi introvabili in Cina) e nient’altro.
Solo tanta strada insieme.
Tanta, tanta, tanta strada insieme.

Negli ultimi tempi invocava qualche attenzione in più: un cambio di pneumatici, un controllo ai freni, un check-up dettagliato ed una profonda pulizia. Tutte cose che ricevetti a Milano, prima di partire, dagli amici del Brompton Junction e di Brompton Italia, e che non avrei mai rifatto, da solo. A Bangkok – tra le altre cose – sono venuto (e rimasto tanto) proprio per questo: cercare qualche professionista che lo facesse per me.

Mai, tuttavia, avrei sperato di poter trovare, in un piccolo ed apparentemente banale negozio di biciclette, ciò che ho trovato al Velotique on Ekkamai.
Non soltanto tutto quello che poteva servire a LEI, ma anche (e soprattutto) la grande passione, la competenza, la gentilezza e la semplicità che due persone che non avevo mai conosciuto prima mi hanno regalato all’istante, spontaneamente.
Arrivare a Bangkok e cercare un negozio cui pagare un servizio, è un conto.
Andare via da Bangkok con una bici rimessa a nuovo in tempi record, due magliette regalo uniche, un articolo su un magazine nazionale e – soprattutto – l’amicizia sincera di Kris e Dear … è qualcosa che per me non ha prezzo.

Questo, comunque, succedeva ieri.
Il giorno 281 parla di interminabili ore su rotaie, in direzione oceano.
Presto nuove decisioni andranno prese – alcune potenzialmente importanti – e per poterlo fare al meglio … mi serve il mare.

Quindi, insieme alla mia inseparabile “vecchia Betsy” rimessa a lucido, attendo il tramonto appoggiato al finestrino di un treno Thailandese, in corsa verso Sud, alimentato da un vento furioso.
Una cosa che, in fin dei conti, non avevo ancora mai fatto.

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MAPPA DEI LUOGHI

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VIETNAM (Seconda Parte): Ninh Binh, Hanoi, Hoi An e Hue (11 – 24 Febbraio)

Luglio 6, 2017 2838 Views

Dopo il Vietnam del Sud, a chiudere un mese intero in un Paese tanto vasto quanto interessante, ecco i racconti del Nord: la natura di Ninh Binh, il caos di Hanoi, la placida Hoi An (ancora) ed una grande pedalata verso Hue, l’antica Capitale del Regno.

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11 Febbraio, Ninh Binh (Vietnam) | Giorno 255 🇻🇳
14 ore di treno più una di bicicletta per tornare a … Yangshuo!

[ 11 Febbraio 2017 ] Ninh Binh (Vietnam). 4 pm.

12 Febbraio, Ninh Binh (Vietnam) | Giorno 256 🇻🇳
Sono venuto a Ninh Binh perché Fulvio, un amico incontrato a Nha Trang, mi aveva parlato incredibilmente bene del paesaggio e mi aveva consigliato di non perdermi un giro in barca tra i fiumi, le risaie, le grotte e le montagne della zona (che tanto mi ricordano quelle che ho amato a Yangshuo), soprattutto col sole ed in una mattinata infrasettimanale.

Al risveglio, peró, del sole solo un vago alone.
E ovviamente mi sono accorto soltanto dopo i primi sbadigli che oggi fosse Domenica.
Una volta arrivato all’imbarcadero, sono rimasto letteralmente sopraffatto dal numero di autobus parcheggiati, dai fischi dei vigili, dai megafoni delle guide e dalle lotte folli della gente ansiosa di salire sulle barche, quasi come fossero galline in fuga da una volpe famelica.

Ho resistito 3 minuti prima di fuggire, cercando come al solito un luogo più tranquillo per godere di quello che comunque rimane un notevole miracolo della natura.
Ho ripreso così la mia bicicletta, attraversato un paio di villaggi ancora imbavagliati nel silenzio dei campi, raggiunto la montagna di non so quale Dragone, ne ho scalato la cima ed ho incontrato due nuovi piccoli amici – due sassi colorati con un cappello tipico Vietnamita che qualcuno ha lasciato appollaiati sulla punta di una torretta – coi quali mi sono ritrovato a fare le pernacchie, dall’alto, sia alle meravigliose montagne sia … alle barche delle galline matte.

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SERA
Ah.
Ho dimenticavo di dire che poi, alla fine del giorno numero duecentocinquantasei, è uscito il sole.
E ha fatto il verso del pavone fino a tardi.
Fino a quando non è crollato.
Così.

[ 12 Febbraio 2017 ] Ninh Binh (Vietnam). Countryside. 5,30 pm.

13 Febbraio, Hanoi (Vietnam) | Giorno 257 🇻🇳
Non capitava da tanto tempo.
L’ultima volta, per la precisione, fu a Budapest, ancora nel lontano luglio.
Prima ancora era successo a Zagabria e a Sofia, ma dopo Budapest … non più.

Di che cosa sto parlando?
Semplicemente, di riuscire a “conquistare” una Capitale di un nuovo Paese in sella alla mia bicicletta.

Tutte le altre Capitali d’Europa – a partire dai Balcani fino ad arrivare ai Paesi Baltici – e poi ancora Mosca, Ulaanbaatar, Pechino, Vientiane ed infine Phnom Penh furono ufficialmente raggiunte ora in treno, ora in autobus (non è corretto considerare “validi” i 15 km necessari per entrare nei centri di Pechino e Vientiane, una volta lasciate le stazioni degli autobus).

Ricordo ancora la soddisfazione e la felicità che mi vinsero la prima volta, a Zagabria, al quindicesimo giorno di viaggio.

Oggi, quando sono trascorsi poco più di 8 mesi da quel dì, dopo aver coperto i 100 km che separavano Ninh Binh da Hanoi in meno di sei ore, dopo aver bucato, aver lottato con una vite ballerina, il traffico indecente e lo smog crudele della Capitale del Vietnam (sì, papà, ho appreso solo pochi giorni fa che Ho Chi Minh non è la Capitale del Vietnam, bensì Hanoi), ebbene le sensazioni sono esattamente le stesse di allora: soddisfazione e felicità.

Eccola, quindi, la diciannovesima – e, verosimilmente, anche una delle ultime – Capitale di questo mio buffo viaggio.
Eccomi a te … Hanoi!

[ 13 Febbraio 2017 ] Hanoi (Vietnam). Lago Hoan Kiem. 4 pm.

14 Febbraio, Hanoi (Vietnam) | Giorno 258 🇻🇳
Capisci che di templi, pagode, musei, chiese e attrazioni varie ne hai già viste a sufficienza quando, invece che leggere le didascalie, soffermarti sui cenni storici, documentarti con una guida, osservare statue e reperti di vario genere, preferisci guardare verso il cielo e, con sguardo sognante … provi a respirare il colore delle orchidee.
Perché è l’unica cosa che ti interessa davvero.

[ 14 Febbraio 2017 ] Hanoi (Vietnam). Tempio della Letteratura. 11,30 am.

15 Febbraio, Hanoi (Vietnam) | Giorno 259 🇻🇳
Pechino?
Ah, No!
Ha Noi!
(dove l’inquinamento è soltanto una chimera)

[ 15 Febbraio 2017 ] Hanoi (Vietnam). Lago dell’Ovest. 5 pm.

16 Febbraio, Hanoi (Vietnam) | Giorno 260 🇻🇳
“E poi, un giorno, l’imponderabile, accadde.

Ci conosciamo fin da quando eravamo bambini. Lei abitava proprio a fianco a me e ogni mattina andavamo a scuola insieme. Spesso la aiutavo con lo zaino, se era troppo pesante, e lei mi teneva per mano fino a quando la salutavo per andare nella mia classe. Qualche volta litigavamo, ma poi sua mamma mi invitava per cena e inevitabilmente finivamo per fare la pace.

Era al mio fianco quando persi i miei genitori, e ricordo che io la strinsi a me per una notte intera quel giorno che venne a dormire da me, dopo che un ragazzo infranse il suo cuore.
Era la mia migliore amica, e io non potevo desiderare di più.

Poi, un giorno, mentre preparava il caffè, la osservai. Forse per la prima volta. Sembrava che danzasse, bellissima nel suo vestito di seta bianco. Fui preso da una forza irrefrenabile, e così mi alzai e la abbracciai. I suoi capelli profumavano di gelsomino. Tremai sulle ginocchia ed in tutte le fondamenta di me stesso, quando si voltò. Una lacrima stava tagliandole una guancia, ma non scalfiva il suo sorriso.
Fu in quel momento che capii tutto.

Ancora oggi le chiedo di vestirsi di bianco, in quei giorni in cui l’aria sembra mancare.
Quasi sempre, tuttavia, non serve nemmeno che lo faccia.
Perché lei lo sa già.

Lei. La mia aurora, dopo una notte senza sogni.
Lei. La sola capace di sciogliersi lieve sulla mia superficie, diventando lei stessa la mia essenza più pura, come un fiocco di neve che si posa sopra le acque gelide di un lago di montagna, lì dove il sole di primavera ha già cominciato la sua opera di disgelo.”

In quanto a me, è tempo di lasciare anche Hanoi.
Che questa città mi porta decisamente alla follia.

[ 16 Febbraio 2017 ] Hanoi (Vietnam). Lago Hoan Kiem. 3 pm.

17 Febbraio, … (…) | Giorno 261 🇻🇳
3 semplici piccole regole.
Le uniche che mi ero dato, prima di partire.
Le uniche che mi sono imposto di non rompere, durante tutto il viaggio:

1) Non prendere aerei, se non per rientrare a casa (i 10 giorni in Grecia, ad Agosto, furono solo una breve vacanza; ricorderete che dovevo attendere il visto Russo a Varsavia, dove c’erano 10 gradi … e non portai la bici con me!);
2) Usare soltanto la bicicletta, una volta raggiunta una nuova città / destinazione (no scooter o moto, neanche per attrazioni da mille e una notte);
3) Mai tornare indietro sulla strada percorsa (se non, come alla regola numero 1, per tornare a casa).

Oggi, dopo quasi nove mesi di indefesso rispetto di queste tre semplici piccole regole, ne ho infranta una.

Quale?
Potete tentare a indovinare

Lo rivelerò domani, insieme alle spiegazioni che mi hanno portato a farlo.
Perché, per un paio di giorni … ho intenzione di rimanere qui.

[ 17 February 2017 ] … (…). 3 pm.

18 Febbraio, Hoi An (Vietnam) | Giorno 262 🇻🇳
Era la regola numero 3, quella che ho rotto.
Sì, perché ieri, diversamente da quanto fatto finora … sono tornato in un posto dove ero già stato prima, percorrendo la stessa strada.
Sono tornato a Hoi An.

Ed ecco i 5 motivi che mi ci hanno riportato:

1) Non avevo voglia – pur commettendo un errore, lo so, come fu per Angkor Wat in Cambogia – di allungarmi ancora più a nord fino a Sapa o ad Halong, dove tutti i turisti o viaggiatori, ma veramente tutti, vanno in qualche modo ad infilarsi, quasi fosse una necessità una volta raggiunta la Capitale del Vietnam;

2) Da Hanoi le uniche connessioni col Laos (per Luang Prabang o Vientiane) avevano orari e costi da far rimpiangere la Transiberiana;

3) Da dove sono ora forse mi riuscirà – tempo permettendo – di pedalare un poco ancora lungo la costa del Vietnam, risalendo fino a Hue, per poi deviare per il Sud del Laos … dove spero sarà possibile una reunion con due amici che non vedo da tanti mesi;

4) Ad Hanoi non si riusciva a vedere il colore del cielo durante il giorno, né, di notte, la luce delle stelle;

5) Perché Hoi An, pur essendo estremamente turistica, come già descrissi qualche giorno fa … è davvero bellissima.

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POMERIGGIO
Non capisco come, dopo quasi un mese in questo paese, ancora non mi riesca di passare inosservato.
Veramente.
Eppure io ce la metto tutta.
Giuro.

19 Febbraio, Hoi An (Vietnam) | Giorno 263 🇻🇳
“E al duecentosesantatreesimo giorno, egli si riposó.”

[ 19 Febbraio 2017 ] Hoi An (Vietnam). An Bang Beach. 4 pm.

20 Febbraio, Da Nang (Vietnam) | Giorno 264 🇻🇳
Leggere una poesia per la prima volta e poi ritrovarla in un luogo, la sera stessa:

“Il vostro compito non è quello di cercare l’amore, ma solamente di cercare e trovare tutte le barriere che avete costruito, dentro di voi, contro di esso.
Lasciate che la bellezza che amiamo sia ciò che facciamo.
Al di là delle idee di giusto e sbagliato, c’è un campo. É lì che ci incontreremo.
Quando l’anima arriva a sdraiarsi su quell’erba, tutto il resto non conta più.”

(Jalāl ad-Dīn Muhammad Rūmī)

[ 20 Febbraio 2017 ] Da Nang (Vietnam). Vista dalla Pagoda Linh Ung. 5,30 pm.

VIDEO
E lo street food dei sogni …

http://bicicladi.com/wp-content/uploads/2017/07/Video-Vietnam-street-food.mp4

 

21 Febbraio, Da Nang –  Hue (Vietnam) | Giorno 265 🇻🇳
Ok.
Dopo aver lasciato la bella – col sole – Da Nang.
Dopo aver conquistato l’arduo Passo di Hai Van.
Dopo essermi sciolto per il caldo ed aver sudato come non mai.
Dopo aver forato … ancora.
Dopo aver raggiunto l’antica Hue solo in serata, scortato da una palla di fuoco alta in cielo.
Dopo aver sofferto per altri 120 chilometri sulle strade del Vietnam … posso ritenermi soddisfatto anche con questo Paese.

E ora sono finalmente pronto per iniziare la via verso … il Tibet!
Forse

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22 Febbraio, Hue (Vietnam) | Giorno 266 🇻🇳
“Sono nato 23 anni fa in un villaggio a metà strada tra Hoi An e Quy Nhon. I miei genitori sono agricoltori, da sempre. Coltivano riso e verdure che ogni giorno mia madre va a vendere al mercato. Io e i miei quattro fratelli, fin da bambini, lavoravamo duramente per dar loro una mano. Era l’unica cosa che conoscevamo, e anche l’unica che potessimo fare, del resto. Alle volte non andavamo nemmeno a scuola, perché c’era da nutrire i maiali e da portare i buoi al pascolo. Però a me piaceva. Ricordo che ogni tanto portavo gli animali con me a scoprire nuove montagne, nuove valli, nuovi prati. Quando loro si fermavano a mangiare l’erba, io prendevo i miei libri e studiavo. Oppure leggevo, o scrivevo. Oggi studio qui a Hue, per diventare medico. Spero di diventare utile col mio futuro mestiere, e so che in qualche modo ci riuscirò. Anche se, talvolta, ripenso a quegli attimi di pace, quando ero da solo al pascolo coi buoi di mio padre su qualche collina sconosciuta, e li rimpiango.”

Grazie, Ban, per avermi fermato mentre camminavo lento in una giornata in cui non avevo voglia di far nulla.
Grazie per avermi convinto a praticare un po’ di inglese insieme a te, sorridendo puramente per oltre un’ora.
Grazie infine per avermi aperto le porte sulla tua storia.
E sulla tua grande poesia.

[ 22 Febbraio 2017 ] Hue (Vietnam). Perfume River. 5 pm.

23 Febbraio, Hue (Vietnam) | Giorno 267 🇻🇳
Quando qualcuno dice “La Città Proibita”, la mente vola, immediata, a Pechino, al suo strepitoso Palazzo Imperiale ed alla inespugnabile corte/città che vi nasceva attorno.

Ebbi la fortuna di visitarla 2 anni fa.
Ricordo ancora lo stupore che mi vinse quando vi entrai, subito dopo aver varcato i bastioni che la separano da Piazza Tienanmen, e le fantasie che seguirono, per ore, relative a dinastie, eroi, battaglie, miti, racconti, usi e costumi di una Cina che non esiste più …

Ricordo anche la fiumana di turisti (per lo più cinesi) che c’era, dalla quale non sempre fu facile scappare, anche solo per ritagliarsi pochi attimi di sogni e visioni solitarie.

Oggi, a Hue, ho scoperto che anche il Vietnam può vantare una sua piccola “Città Proibita”, dimora dell’Imperatore in quella che fu per secoli l’antica capitale del Regno, prima che la storia determinasse furiosi e terribili cambiamenti in questa graziosa ed accogliente terra.

Le fantasie relative alle dinastie, agli eroi, alle battaglie, ai miti, ai racconti, agli usi ed ai costumi che questa Cittadella è in grado di rievocare, probabilmente non sono paragonabili a quelle, maestose ed imponenti, del suo gigantesco vicino … ma in quanto a silenzi, sogni ed attimi di meravigliose visioni solitarie, è senza dubbio la Città Proibita più bella in cui mi sia mai riuscito di perdermi.

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24 Febbraio, Verso il Laos | Giorno 268 🇻🇳 – 🇱🇦
Nutrivo grandi aspettative sul Vietnam, prima di partire. Non ne ho mai capito il motivo, ma è un paese che da sempre mi ha intrigato, affascinato e che da anni desideravo conoscere.
Nel corso di questo viaggio, tuttavia, il mio interesse si era notevolmente ridimensionato, specialmente negli ultimi mesi in Asia e dopo aver ascoltato svariati racconti di altri viaggiatori, spesso tutt’altro che positivi.
Non poche volte ho udito frasi come: “Oh, il Vietnam … lascia perdere! È un paese in estremo cambiamento, molto popoloso, iper trafficato, estremamente turistico e anche poco sicuro, specialmente nelle grandi città! E i Vietnamiti poi: sei un dollaro ambulante per loro! Cercheranno di fregarti sempre, vedrai!”

Il giorno che chiesi il visto di un mese, a Phnom Penh, avevo sentimenti contrastanti: da un lato non volevo perdermi la possibilità di rimanere in Vietnam, se mai mi avesse convinto, ma dall’altro ero certo che non sarei mai arrivato alla fine dei 30 giorni del visto.
Ebbene, quel giorno era il 23 Gennaio, il giorno prima di prendere il bus che mi portó a Ho Chi Minh.

L’impatto fu duro, non lo nego.
Caos, traffico, rumori e maltempo minarono, durante i primi giorni, il mio già scarso entusiasmo.
Ma alla fine eccomi qui, un mese dopo, al valico di Lao Bao, mentre tendo una mano – in cenno di saluto – ad un paese che è riuscito a regalarmi davvero tanto: il fresco e l’odore di pino delle montagne a Dalat, le spiagge tempestose di Quy Nhon, i colori e le dolcezze di Hoi An, i profumi di mare di Da Nang, la tranquillità delle valli di Ninh Binh, le sfumature intriganti di Hanoi, alcuni percorsi in bicicletta appassionanti ed appassionati … e, soprattutto, diversi amici.

Gli incontri con le persone, come sempre, fanno la differenza.
Retorica a parte, se questi ultimi 30 giorni in Vietnam hanno superato le mie più rosee aspettative (pur senza aver visitato Sapa e Halong), lo devo soprattutto alle persone.

In primis a chi da casa e attraverso i social mi sta seguendo da tanto tempo, e che ogni giorno mi dá grande forza per andare avanti sulla mia strada ed in quello che sto facendo.
E poi a chi, del mio Vietnam, ha fatto parte.
Chi magari solo per avermi aiutato, accolto, cenato, bevuto e riso con me, e chi invece ha condiviso insieme a me momenti, ore e persino giorni interi, riuscendo a donarmi ricordi e gioie di vera, rara, intensità.

Quindi: Giacinto, Michela, Virginie, Francisco, Karin, Randy, Han, Trinh, Fulvio, Alex, Vicki & Chris, Katya & Anssi, Suong, Szymon, Kinga, Jorge, Alyssia, Cynthya, Nadine, Jenny, Tho, Phi Phi, Hoa, Davide, Alberto, Le, Romain, Jeremy, Sam, Tarek, Sean, Mario, Camille, Antoinette, Anh, Truc, Bong, Ban, Ly, Alessandro, Martino e Vicki … questo saluto e questo GRAZIE, oggi, sono anche per voi!

[ 24 Febbraio 2017 ] Confine di Lao Bao (Vietnam / Laos). 12 am.

STATISTICHE VIETNAM
KM in BICICLETTA: 720
KM in AUTOBUS: 1570
KM in TRENO: 880
NOTTI in OSTELLO: 25
NOTTI in OSPITALITÁ: 4
NOTTI in TRENO / AUTOBUS: 2
SPESE: 749 €

CURIOSITÀ
MONETA: Dong
“BUONGIORNO”: “Chào buoi sáng”
“GRAZIE”: “Cam On”

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MAPPA DEI LUOGHI

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VIETNAM (Prima Parte): Saigon, Da Lat, la costa del Sud e Hoi An (24 Gennaio – 10 Febbraio)

Luglio 5, 2017 3012 Views

Quante domande mi ponevo, quel giorno, mentre abbandonavo in fretta e furia la Cambogia e mi apprestavo a varcare il confine col Vietnam.
Come sarà il traffico di Ho Chi Minh? E le montagne di Da Lat? Varrà la pena pedalare fino a Nha Trang? Che cos’è la festa del “TET”? Le previsioni meteo per la costa del Sud? Sarà davvero così bella come dicono, la piccola Hoi An?
Le risposte non sarebbero tardate ad arrivare …

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24 Gennaio, Phnom Penh (Cambogia) – Ho Chi Minh (Vietnam) | Giorno 237 🇰🇭 – 🇻🇳
Si sta(va) come d’autunno sugli alberi le foglie.
Ed è subito Vietnam.

[ 24 Gennaio 2017 ] Confine Cambogia – Vietnam di Moc Bai. 3 pm.

25 Gennaio, Ho Chi Minh (Vietnam) | Giorno 238 🇻🇳 – VIDEO
Una delle cose più eccitanti e pericolose che abbia mai fatto in vita mia:
andare in bicicletta ad Ho Chi Minh (o Saigon)!

http://bicicladi.com/wp-content/uploads/2017/07/Video-Vietnam-Ho-Chi-Minh.mp4

 

26 Gennaio, Ho Chi Minh (Vietnam) | Giorno 239 🇻🇳
Un po’ Shanghai, un po’ Manama, un po’ Calatafimi (ma senza la bellezza delle colline siciliane e dell’isola intera).
Una città frenetica, sguaiata, rumorosa, inquinata, dove tra le attrazioni principali c’è un rifacimento impietoso, quasi esilarante, della Cattedrale di Notre Dame.
Ma una città che vanta una storia importante, seppur tragica, ed uno charme tutto suo, capace di conquistare.

Ci sono posti belli a Ho Chi Minh City?
No, neanche uno.
Ci sono storie che valgono a Ho Chi Minh City?
Sì, tante.
Alcune che non vorresti scoprire mai.
Ma le conosci già, e quindi non puoi fare a meno che andare a incontrarle.

[ 26 Gennaio 2017 ] Ho Chi Minh City (Vietnam). War Remnants Museum. 4 pm.

27 Gennaio, Da Lat (Vietnam) | Giorno 240 🇻🇳
Qualcuno sa come si dice “Otto Mesi” in Vietnamita?
No perché io non ne ho la minima idea.
Eppure oggi, che è pure l’ultimo giorno dell’anno in Cina e da queste parti … sì, ne compio otto!

Così ho girato la ruota e provato a darci un nome. A intonare un suono che fosse diverso dallo stonato e confuso Ho Chi Minh.
Ed è venuto fuori qualcosa che per ora alle mie orecchie – ed ai miei occhi – giunge come il canto leggero di un pettirosso, nascosto solitario in un bosco di abeti, in una fresca mattina di primavera.
Otto mesi, in Vietnamita, per me non è altro che questo: Da Lat.

[ 27 Gennaio 2017 ] Da Lat (Vietnam). Lago Xuan Huong. 4,30 pm.

28 Gennaio, Da Lat (Vietnam) | Giorno 241 🇻🇳
In Laos, alle cascate – soprattutto a quelle, meravigliose, di Tad Lo – ci si accedeva attraverso sentieri scivolosi in terra e fango, c’erano elefanti che vi si bagnavano la proboscide e bambini – oltre che giovani monaci buddhisti – che vi trascorrevano le ore tra tuffi, schizzi e risate, incuranti del domani.

In Vietnam, alle cascate – per lo meno a quelle, meravigliose, di Datanla – si può arrivare in meno di due minuti sedendosi sopra dei carrelli meccanici, risparmiando ogni tipo di fatica, gli elefanti sono rimpiazzati da bar e cabinovie, ed il rumore dei bambini che giocano lascia spazio a quello delle pose e dei click fotografici, spesso di turisti dallo sguardo indifferente, incuranti del presente.

Come molti dicono, da queste parti: same same, but different.

[ 28 Gennaio 2017 ] Da Lat (Vietnam). Cascate Datanla. 3 pm.

29 Gennaio, Da Lat (Vietnam) | Giorno 242 🇻🇳
“Quindi hai deciso che domani ci provi? Da Lat – Nha Trang in un giorno?”
“Sì.”
“Sono 145 chilometri, lo sai vero? E qui intorno ci sono le montagne, lo sai vero?”
“Sì. Ma qui siamo a 1500 metri di altezza, e Nha Trang è sul mare. Quindi in teoria poi dovrebbe esserci anche qualche discesa.”
“Ah, ok. Scommetto allora che ti sei preparato alla perfezione oggi!”
“Oh, sì. Tantissimo.”

[ 29 Gennaio 2017 ] Da Lat (Vietnam). Lago Xuan Huong. 4 pm.

30 Gennaio, Da Lat – Nha Trang (Vietnam) | Giorno 243 🇻🇳
Da Lat – Nha Trang: 140 chilometri in tre, semplici parti.

Parte 1: l’uscire dalla città, lo zigzagare tra i motorini folli, lo scoprire viuzze sconosciute durante il loro risveglio ed il ridere di un “ALT!” inaspettato; quindi una strada scenica e dura; 55 chilometri di diabolici su (a tratti percorsi a piedi) e giù attraverso alpeggi simil-Dolomitici, sommerso dagli “Hello!” dei Vietnamiti su due ruote e circondato da montagne, pini e profumo di pigne.

Parte 2: un Passo a 1600 metri nascosto da una nebbia apocalittica, con temperature di poco superiori allo zero ed una banda di ragazzi incuriositi; poi 30 chilometri con 1500 metri di dislivello negativo; una discesa infinita ed incredibile, tra cascate e tornanti vertiginosi, durante la quale credo di non aver pedalato quasi mai, divertendomi come un bambino e ricordando tutte le volte giù dal Falzarego insieme a papà.

Parte 3: pianura e villaggi al principio, pianura e città alla fine; risaie verde smeraldo e poi una distesa di suoni e palazzi fino a raggiungere il mare; 55 chilometri coperti con una facilità tale – forse per via dell’adrenalina ancora vibrante – che per un attimo ho pensato di essere diventato un supereroe. Fino a quando non ho visto un ragazzo Asiatico, cicloviaggiatore a sua volta e carico di borse da ogni parte, dirigersi in direzione opposta alla mia, deciso ad affrontare anch’egli quei 30 chilometri di libidine assoluta … ma in salita.

Morale: dopo sette giorni circa, eccolo, finalmente … il bello del Vietnam.
E, dopotutto, non dovevo far altro che tornare ad andare in bicicletta.

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DURANTE LA PEDALATA

“Chissà che caldo avrai a pedalare in Vietnam …”, mi dicevano.
“… e chissà che entusiasmo!”, mi dicevano.

[ 30 Gennaio 2017 ] Da Lat – Nha Trang. 1,30 pm.

31 Gennaio, Nha Trang (Vietnam) | Giorno 244 🇻🇳
Nella cittá di Nha Trang ci sono talmente tanti Cinesi e Russi in vacanza che sembra quasi di essere finiti in un sobborgo di Shanghai o di Mosca, di Nanjing o di Novosibirsk.
L’aria che si respira, tuttavia, complice anche una fresca brezza marina che nel pomeriggio si trasforma in impetuoso vento, rimane decisamente piacevole e frizzante.

Probabilmente fra 10 anni sarà devastata da cemento e costruzioni e finirà di diritto nel tritacarne che molti invece venerano come progresso, crescita ed evoluzione.
Per il momento, però, posso dire che non è di certo il luogo più bello che abbia mai visto … ma nemmeno il più brutto.

Anche se da queste parti, ogni volta che si osserva il mare e si ascolta il ruggito dell’oceano, è davvero difficile non pensare alle migliaia di profughi che per anni tentarono di sopravvivere fuggendo al di là delle onde – per questo chiamati “Boat People” – e di cui, per larga parte, non si seppe mai più che fine fecero.

[ 31 Gennaio 2017 ] Nha Trang (Vietnam). 11 am.

1 Febbraio, Nha Trang (Vietnam) | Giorno 245 🇻🇳
A Nha Trang piove.
A Nha Trang c’è il Tet.

Che cosa significa?
Sostanzialmente che:

A) Non hai nulla da fare;
B) Ti trovi nel pieno di una settimana di festa dovuta al capodanno lunare Cinese (festeggiato anche qui in pompa magna); ergo, non esiste un letto libero a prezzo ragionevole in nessun ostello / albergo della città e tutto – anche un semplice caffè – costa quasi il doppio di quanto costerebbe di solito.

Quindi … come passare la giornata? Che programmi definire? E dove dormire?
Ebbene, puoi impacchettare le tue robe alla bell’e meglio, seguendo il flusso di quello che ancora non ti è dato sapere.

Puoi tirare fino a pranzo con Alex e Fulvio, due simpatici ragazzi italiani incontrati ieri, gustando un pranzo a base di tagliatelle e affogato al caffè che Alex desidera altresí offrirti.

Puoi trascorrere un altro pomeriggio di risate e racconti in compagnia di Katya e Anssi, due viaggiatori (russa lei, finlandese lui) incontrati ad Ottobre in ostello nel gelo inquinato di Ulaanbaatar – dove eravate i soli avventori ed avete condiviso peripezie ed ansie dovute alla richiesta del visto per la Cina – diventati ben presto amici e che si trovano ora, per pure coincidenze, sotto il tuo stesso identico cielo.

Puoi pedalare fuori dal centro, facendo visita a Vicki e Chris, una coppia canadese – entrambi viaggiatori di lunga data e residenti temporaneamente in Vietnam – conosciuta poche ore prima per il tramite di un’amicizia comune, che subito ti offre un divano su cui poter dormire per tutti i giorni di cui puoi aver bisogno e che fin dal primo istante non lesina sui sorrisi, sugli aiuti e sugli abbracci più sinceri.

Pur sotto la pioggia, circondato da turisti e nel mezzo di imprevisti e soluzioni da trovare … finisce che vivi, così, uno dei giorni di viaggio più pieni e gioiosi in assoluto.
E, come sempre, per via delle persone.

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2 Febbraio, Quy Nhon (Vietnam) | Giorno 246 🇻🇳
“Pedalare sulle coste centrali o nel Nord del Vietnam è un’esperienza assolutamente da non perdere”, devo aver letto da qualche parte.

Peccato che nel centro del Vietnam piova quasi incessantemente da quasi due mesi, e il Nord sia decisamente lontano.
E pensare che a quest’ora potevo essere ancora sulle spiagge bianche della bella isola di Koh Rong …

[ 9 Febbraio 2017 ] Da Nang (Vietnam). Beach Promenade. 2 pm.

3 Febbraio, Quy Nhon (Vietnam) | Giorno 247 🇻🇳
Tra le altre cose, impossibili da mettere in foto:

– spira un docile vento che fa turbinare il manubrio, quando si pedala troppo velocemente;
– non esiste un negozio di dolci in tutta Quy Nhon, o almeno io non l’ho trovato;
– proprio lì, pochi metri dietro di me, gli altoparlanti di un bar da spiaggia suonavano in loop dei motivetti lirici … tra cui un’interminabile ed impietosa versione di “Für Elise” rifatta al clarinetto;
– dicono di aver avvistato un paio di squali, nelle acque non lontane da qui, un po’ piú al di là delle onde marroni.

Ah, l’amarismo.

[ 3 Febbraio 2017 ] Quy Nhon (Vietnam). Sotto la tempesta. 2 pm.

4 Febbraio, Hoi An (Vietnam) | Giorno 248 🇻🇳
Che cosa chiedi ai ragazzi che lavorano alla reception del tuo nuovo ostello, dopo mezza giornata di viaggio in autobus per lasciare la pioggia incessante di Quy Nhon, dopo un’ora di dolce pennica ed un risveglio pomeridiano colorato sorprendentemente dal sole?

“Scusa, mi sai dire qual è il luogo migliore in città … per bere una birra in santa pace e poter guardare il tramonto?”

Che è forse dal Laos che non ne vedi uno completo.
E che Hoi An, per quanto apparentemente bella, può anche aspettare.

[ 4 Febbraio 2017 ] Hoi An (Vietnam). Fiume Song Thu Bon. 5 pm.

5 Febbraio, Hoi An (Vietnam) | Giorno 249 🇻🇳
Nella Foto A potete vedere, in sequenza:
– Una mamma che sorregge il proprio figlio, divertito e allo stesso tempo spaventato dalle onde, infondendogli coraggio;
– Un bambino che rassicura la propria mamma, stringendole la mano con sguardo fiero e libero verso l’ignoto;
– La spiaggia di Hoi An;
– Il mare incazzato del Vietnam;
– La terza città più grande del paese, Da Nang.

Nella Foto B potete vedere: Zio Vietnam.

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6 Febbraio, Hoi An (Vietnam) | Giorno 250 🇻🇳
Leggo e cito una guida:
“La graziosa e storica Hoi An è la cittadina più suggestiva e deliziosa del Vietnam. Una volta importante porto, vanta una grande architettura ed un’accattivante posizione lungo il fiume che si addice al suo patrimonio da sito UNESCO, ove le maledizioni relative al traffico ed all’inquinamento del 21° secolo sono quasi del tutto assenti.
Il volto del centro storico ha conservato la sua incredibile eredità fatta di traballanti case mercantili giapponesi, templi cinesi ed antichi magazzini di tè – anche se, naturalmente, le abitazioni dei residenti e le risaie sono state gradualmente sostituite da imprese turistiche, lounge bar, boutique hotels, agenzie di viaggio, sartorie e negozi di ogni sorta che sono parte integrante dell’odierna scena di Hoi An.”

Preciso.
Raramente ho visto una concentrazione di turismo così elevato, tutto racchiuso in letteralmente una ridotta manciata di vie; forse solo Venezia, Praga ed il fintissimo centro storico di Lijiang in Cina raggiungevano numeri tanto alti.

Tuttavia oggi, mentre mi aggiravo lentissimo e ramingo per le coreografiche viuzze di Hoi An, non ho percepito nessun tipo di fastidio o disturbo, e nemmeno quel solito desiderio di isolamento che spesso mi accade di avvertire in questo genere di situazioni.

E osservando pazientemente questi colori, credo che sia davvero molto semplice intuirne il motivo.

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7 Febbraio, Hoi An (Vietnam) | Giorno 251 🇻🇳
Doveva essere l’ultimo giorno ad Hoi An, e così ho deciso – visto il sole, il caldo ed il cielo azzurro – di trascorrerlo al mare, lungo la spiaggia che avevo già visitato due giorni fa.
Zero vento, mare tiepido ed accogliente, palme e noci di cocco a perdita d’occhio ed un piatto di noodles con gamberetti (a 3 dollari) da libidine imperiale.

Tutto molto bello.
Fino a quando, però, un’onda furibonda non ha deciso di sommergermi – con tutta la mia roba – mentre ero disteso e sonnecchiante sul bagniasciuga, dopo un classico attacco postprandiale.
Il fatto che avessi stupidamente lasciato il telefono al di fuori dello zaino dove è solito stare ha spento sul nascere la mia istintiva risata.

Dispositivo funzionante, ma danneggiato e con batteria fuori uso (questo post arriva da computer) … ergo, inutilizzabile.
Un giorno in più ad Hoi An per cercare di sistemarlo, a scanso di miracoli, sarà d’obbligo.

Le due considerazioni di oggi pertanto sono:
– Ecco cosa succede quando si schiaccia una pennica di fronte ad un mare di cui non si conoscono le maree;
– Anche l’essere “disconnesso” per un poco, dopo lungo tempo, si presta ad essere come un’inattesa, divertita e – ahimè – dimenticata forma di … libidine imperiale.

[ 7 Febbraio 2017 ] Hoi An (Vietnam). Spiaggia. 11 am.

8 Febbraio, Hoi An (Vietnam) | Giorno 252 🇻🇳
Ore 17.00: la prima fotografia scattata in questo viaggio … con il telefono.
Redivivo, con mia grande sorpresa, e apparentemente come nuovo.
Pronto così a lasciare Hoi An, la bella.

[ 8 Febbraio 2017 ] Hoi An (Vietnam). Città Vecchia. 5 pm.

9 Febbraio, Da Nang (Vietnam) | Giorno 253 🇻🇳
Quand’è che le previsioni buttano pioggia per un’intera settimana?
Quando io decido di tornare a pedalare.
Vietnam, I love you sooooooo much too!

[ 9 Febbraio 2017 ] Da Nang (Vietnam). Beach Promenade. 2 pm.

POMERIGGIO
Dopo più di due mesi in sud – est asiatico ho capito che mi manca molto una cosa davvero banale, che ho sempre dato per scontata: il cambio di stagioni.
Qui le uniche cose che cambiano sono: il colore del cielo (temperature e umidità rimangono pressoché costanti ovunque), l’intensità della pioggia, la mia barba e – alle volte – le mie generosissime occhiaie.

[ 9 Febbraio 2017 ] Da Nang (Vietnam). Spiaggia. 5 pm.

10 Febbraio, Da Nang (Vietnam) | Giorno 254 🇻🇳
Facilmente distinguibili, in questa foto:
a) il Dragone Colorato di Da Nang
b) il famoso Ponte, simbolo della città

[ 10 Febbraio 2017 ] Da Nang (Vietnam). Dragon Bridge. 12 am.
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MAPPA DEI LUOGHI

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CAMBOGIA: Phnom Penh e l’isola di Koh Rong (11 – 23 Gennaio)

Luglio 3, 2017 2795 Views

Chiuso il meraviglioso “Capitolo Laos“, la discesa continuava verso la terra dell’antico impero Khmer.
Forse perché ancora troppo abbagliato dalle sorprese del Laos, forse perché il primo impatto – in una caotica Phnom Penh ed immerso fin da subito nella terribile storia recente di Pol Pot e dei suoi Khmer Rossi – era stato angosciante o forse semplicemente perché iniziavo a patire in maniera seria i caldi torridi del Sud-Est Asiatico (che provai a lenire per qualche giorno sulla bella isola di Koh Rong) … ma sta di fatto che, purtroppo, la Cambogia non seppe darmi quello che andavo cercando ed io non fui in grado di trovare quello di cui avevo bisogno in quel momento del viaggio. 13 giorni soltanto, e poi scappavo in Vietnam. 
Ripromettendomi, però, che un giorno … sarei tornato.

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11 Gennaio, Don Det (Laos) – Phnom Penh (Cambogia) | Giorno 224  🇱🇦 ➡ 🇰🇭
Con quasi 600 km in bicicletta – tra le montagne del Nord, i dintorni di Luang Prabang, Phonsavan e Vientiane, gli altipiani vicini a Pakse e le lunghe, aride strade dirimpetto al Mekong del Sud – il Laos diventa ufficialmente, e di gran lunga, il paese in cui più ho pedalato fin dal giorno in cui sono partito.

Arrivato all’ultimo giorno potevo scegliere se compiere altri 100 km, attraversare in sella il confine con la Cambogia e cercare un letto in un luogo chiamato Stung Treng, oppure salire su un autobus fino a Siem Reap, o Phnom Penh.
Visto che c’é un caldo esagerato, che mi piace mischiare le cose e che, come nome, Stung Treng mi evocava soltanto sonore mazzate … ho scelto l’ultima, facile, opzione.
Phnom Penh.

Al confine, quando anche tutti i miei bagagli sono rimasti nella pancia dell’autobus e sono sceso – insieme ad una vagonata di backpackers in occhiali da sole e flipflops – per le formalità di uscita dal paese, ho ricordato con un sorriso tutte le snervanti trafile di controlli che dovetti superare per lasciare la Russia, la Mongolia e la Cina.

In questa parte di mondo, invece, pare che non freghi niente a nessuno di chi tu sia, del perché tu sia qui, di che faccia abbia e di quello che trasporti con te.
Per uscire dal Laos, nella fattispecie presso il confine di Veun Kham, basta che paghi 2 dollari e puoi dire qualsiasi cosa ti venga in mente per ricevere il timbro di addio.

Anche che sei un famoso skater del Lichtenstein e che ti chiami Wilson, senza cognome, esattamente come la marca di berretti di cui sei il geniale fondatore ed il ricco, sfondatamente ricco, presidente.

[ 11 Gennaio 2017 ] Confine Laos – Cambogia. 12 am.

12 Gennaio, Phnom Penh (Cambogia) | Giorno 225  🇰🇭
Storia imponente, mercati colorati e trasudanti odori dove paghi in Dollari ed il resto ti arriva in Rial cambogiani, traffico selvaggio, statue Khmer, campi da calcio e pallavolo improvvisati ovunque, luci, cantieri, palazzi inguardabili, caldo soffocante, laghetti, fiumi, sporcizia, caos, oasi di pace nascoste, chioschi di strada mischiati ad altarini buddhisti ricolmi di fiori e incenso.

E ancora, gente che taglia i capelli su un marciapiede a fianco al vicino che ripara motociclette, gente che suona, gente che lavora, gente che mendica, gente che vende, gente che pigia sul clacson, gente che ti chiede se cerchi fumo o ragazze, gente che si sposa in un bar, gente che lava i propri bambini sulla promenade lungo fiume, gente che gioca a carte tutto il giorno, gente che danza o fa jogging, gente che ride sfrecciando con le proprie auto sgargianti e gente che vive sopra un tuk tuk arrugginito.

Una madre che trascina un carretto esondante immondizia che ti sorride gioiosa quando ti cammina a fianco, mentre la figlia – bellissima, e senza un braccio – ti sbircia di sottecchi e le si allunga in una stretta tanto timida quanto pura, dolce e felice.

Questo, il primo giorno a Phnom Penh.
Come ho letto oggi in una guida, una città “al limite di tutto”, tanto fermente e vibrante da saperti stregare con le sue infinite possibilità e che, allo stesso tempo, sa stenderti con cinismo crudele nel tempo di un battito di ciglia.
Per quanto riguarda me … ebbene, io, in tutto questo, non ho capito proprio nulla.

Così, per non sapere né leggere né scrivere, ho indossato un capo arancione, ho trovato due amici monaci con cui chiacchierare al fiume sul far del tramonto, ho osservato un tizio buffo, arrivato in bicicletta, che mi scattava una foto, e ho cercato di mostrargli tutto il mio disagio, la mia perplessità ed il mio irreprensibile, ma pur sempre caritatevole, disappunto spirituale.

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13 Gennaio, Phnom Penh (Cambogia) | Giorno 226  🇰🇭
Se si viene a Phnom Penh, ed in Cambogia in generale, non è possibile – e non sarebbe nemmeno giusto – rimanere estranei alla recente, tragica, storia di questo Paese.
Un regime militare e dittatoriale, comandato da pochi “eletti”, che ha cercato di introdurre in queste terre uno Stato-Utopia, fondato sul lavoro della terra e l’autosufficienza, e che, per compiere ciò, in meno di 4 anni (dal 1975 al 1978) ha cancellato dalla propria stessa nazione un terzo della popolazione ed ha danneggiato per sempre le vite di tutti gli altri sopravvissuti e dei loro discendenti.

Una storia fatta di impietosi lavori forzati, di economia industriale rasa al suolo, distruzione del denaro, delle università, dei mercati, delle scuole, di ogni tipo di culto e usanza, dell’azzeramento delle individualità e della dignità umana in generale.

Oggi, visitando la Prigione – Campo di Tortura S21 ed i famosi “Killing Fields”, sono venuto a scoprire una realtà disumana, difficilmente raccontabile, condita da soprusi incommentabili, torture sadiche e uccisioni che neanche i mostri delle fantasie più perverse potrebbero forse raggiungere; di fronte all’albero usato dai boia per fracassare le teste dei neonati (sì, è osceno, lo so … ma è successo veramente ed è inutile nasconderlo, anche se preferisco evitare di pubblicare foto), ora cosparso di petali e braccialetti colorati, ho sentito per un attimo vibrare la terra, e ho retto con difficoltà.

Ho speso forse 5 ore in totale tra i due musei, e potrei raccontare decine e decine di orrori e storie diverse.
Ma ce ne è una che mi ha colpito in particolar modo, e per la sua casuale tragicità e per il suo incredibile – seppur nascosto – messaggio di speranza, che mi ha rubato un barlume di gioia nel mezzo di una giornata estremamente tetra.

Riguarda un ragazzo neozelandese, Kerry Hamill, che avrei potuto benissimo essere io stesso – se solo fossi nato una trentina di anni prima – o che semplicemente avrebbe potuto essere mio padre, oppure ognuno di noi.

Un ragazzo normale e sognatore, come tanti, che nel 1978, all’età di 27 anni, decise di affrontare un lungo viaggio in barca intorno alle coste del Sud dell’Asia.
Per una tragica fatalità lui e i suoi due amici si trovarono costretti, per via di una tempesta, a cercare riparo tra gli scogli di un’isola della Cambogia del Sud.
Furono scoperti dai Khmer Rossi e trasferiti immediatamente a Phnom Penh, dove furono imprigionati nella S21 con l’accusa di essere spie della CIA o del KGB.
Uno di loro morì presto, gli altri due furono a lungo torturati e dovettero confessare la loro assurda colpa.
Kerry Hamill fu giustiziato (così come altre decine di migliaia di cambogiani e stranieri di diverse nazionalità) per crimini mai commessi, e per anni la sua famiglia non seppe più nulla di lui, né della fine che fece.

Quando, negli ultimi anni, furono trovati e aperti molti degli archivi segreti dei Khmer Rossi, fu letta anche la confessione scritta di Kerry.

Vistosi alle strette, ormai di fronte alla fine dei suoi giorni, ammise di essere una spia della CIA, ma non perse la lucidità e la voglia di sognare e di continuare a sorridere alla vita.
Citó il Colonnello Sanders (il fondatore della Kentucky Fried Chicken) come suo supervisore, il Sergente Pepper (dal famoso album dei Beatles) come suo primo superiore, salutó ad uno ad uno i suoi più cari amici e parenti, annotando su un foglio tutti i loro nomi e indicandoli come i suoi soci in azione, menzionó il numero di casa come il suo diretto per la CIA, e salutó infine il suo unico istruttore e mentore, citandolo con un insolito nome in codice: S Tarr.

Nient’altro che un ultimo, incondizionato, messaggio di amore e speranza nei confronti di una donna, il cui nome, di fatto, era Esther.
Sua madre.

[ 13 Gennaio 2017 ] Phnom Penh (Cambodia). The Killing Fields. 3 pm.

14 Gennaio, Koh Rong (Cambogia) | Giorno 227 🇰🇭
Dopo la giornata emotivamente molto dura di ieri, mi è venuta una gran voglia di andare a perdermi solitario per qualche valle, fiume e baita di montagna.
Le montagne che piacciono a me, tuttavia, sono lontane migliaia di chilometri da dove mi trovo.
Quindi ho pensato che, dopo mesi dall’ultima volta, potessi anche andare a vedere un’altra cosa che iniziava a mancarmi molto.
E che ha sempre da dire qualcosa, ovunque lo si osservi.
Il mare.

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15 Gennaio, Koh Rong (Cambogia) | Giorno 228 🇰🇭
Il lato negativo dei villaggi insulari che buttano verso Est (come ad esempio Kastro, a Sifnos, o l’unico villaggio di Koh Rong, dove mi trovo da ieri sera) è che rimangono coperti, quando cala il sole.

Il lato positivo, però, è che, se ti svegli presto, ci sei pressoché soltanto tu.
E c’è solamente una cosa che tu possa fare.
Volgere lo sguardo ad un nuovo giorno, mentre questi, in silenzio e indisturbato, sta nascendo lentamente.
E tu, con lui.

[ 15 Gennaio 2017 ] Koh Rong (Cambogia). 6,30 am.

16 Gennaio, Koh Rong (Cambogia) | Giorno 229 🇰🇭
Sarò sincero.
Sebbene avessi deciso di raggiungere un’isola per affrontare un periodo di naturale stanchezza dovuta al caldo di questa zona di mondo ed ai tanti mesi in solitaria, non è che questa Koh Rong mi avesse acchiappato del tutto.

Sarà che non ci sono infrastrutture sull’isola – cosa peraltro molto positiva – e che quindi, con tutti i miei pesi, non ho potuto che sistemarmi in una Guesthouse non lontana dal piccolo, caotico porto, grondante sporcizia, turisti e alcol.
Uno di quelli che potrebbe ricordare il film “I Pirati dei Caraibi”, giusto per intenderci.

Oggi, però, ho provato a muovermi un poco e, così, a cambiare prospettiva.
E debbo confessare che anche la mia opinione, su quest’isola, è totalmente cambiata.

[ 16 Gennaio 2017 ] Koh Rong (Cambogia). Lonely Beach. 3 pm.

17 Gennaio, Koh Rong (Cambogia) | Giorno 230 🇰🇭
Non beccavo pioggia dal giorno che arrivai (e scappai dopo meno di tre ore) a Kunming, in Cina, diretto verso Lijiang.
Era fine Novembre.
Più di un mese e mezzo senza una goccia … e quando decide di colpirmi, il nubifragio totale?

Dopo aver camminato quasi 2 ore in mezzo alla giungla di un’isola cambogiana, cercando di evitare cadute e serpenti, dopo aver pregustato, disteso sull’amaca, un rilassante pomeriggio ed un tramonto dalle potenzialitá assolute, e dopo aver camminato sulla sabbia di quella che é forse la spiaggia più bella dove mi sia mai capitato di posar piede, in vita mia.
Dopo quella di Plaka, a Naxos, ovviamente.

Legge di Murphy o meraviglioso, quanto inaspettato, spettacolo pirotecnico della natura?
Di qualsiasi cosa si tratti, un motivo in più per rimanere qualche altro giorno sull’isola di Koh Rong.
Fair enough.

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18 Gennaio, Koh Rong (Cambogia) | Giorno 231 🇰🇭
Dopo che ieri mi erano capitate, in sequenza, 2 ore di giungla cambogiana, una tempesta furiosa, una fuga a gambe levate ed un tramonto mancato, oggi il vento è cambiato.  Ed il tempo con lui.

In piú è successo che, stamattina, poco dopo colazione, qualcuno mi abbia rivelato che per raggiungere la Long Beach esiste, da poco, anche uno sterrato che costeggia per 5 km l’isola.
Una strada facilmente percorribile in bicicletta.

Così l’ho presa e sono andato a regalare a me stesso la parte mancante di ieri, che non mi piace lasciare le cose a metà.
E non credo sia stata una scelta sbagliata.

[ 18 January 2017 ] Koh Rong (Cambodia). Long Beach. 5,30 pm.

19 Gennaio, Koh Rong (Cambogia) | Giorno 232 🇰🇭
Svegliarsi per il sesto giorno di fila in un’isola tropicale, stordito dai 40 gradi esterni ed i 38 – causa febbre – della tua testa.
Trascorrere una mattinata lenta e orizzontale, sotto un ventilatore, libro in mano e succo d’arancia al tuo lato.
Camminare fino ad una spiaggetta solitaria, in cerca di una panchina o di un’amaca.
Trovare, invece, un’altalena in mezzo al mare.
Dondolare per circa un’ora, avvertendo piano piano le forze ritornare.
Strabiliarsi, ancora una volta, di quanto siano stupendi questi luoghi.
Innanorarsene all’infinito.
Comprendere tuttavia che, alla lunga, non sono certamente i più adatti a te, e che, a malincuore, è arrivato il momento di andarsene.

[ 19 Gennaio 2017 ] Koh Rong (Cambogia). Police Beach. 1 pm.

20 Gennaio, Phnom Penh (Cambogia) | Giorno 233 🇰🇭
Sono tornato a Phnom Penh.
Dopo 2 ore di barca e 6 di autobus, ancora febbricitante e terribilmente spompato, sono tornato nella bolgia colorata, effervescente e maleodorante della capitale della Cambogia.
Nulla di interessante, pertanto, oggi.
Davvero nulla di interessante.

Allora è arrivato il momento di pubblicare qualche fotografia in più dell’isola che mi ha in parte incantato e dalla quale – ora come ora non riesco a capire il perché – sono voluto fuggire.
Non tanto perché mi piace rivedere dove ero e ripensare al rumore della risacca delle varie spiagge della bella Koh Rong.
Quanto piuttosto per ricordarmi della testa di cazzo mastodontica che sono.

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21 Gennaio, Phnom Penh (Cambogia) | Giorno 234 🇰🇭
Phnom Penh, Cambogia.
Ore 20:30.
È arrivato il momento di mettere piede fuori dall’ostello, oggi, per la prima volta.
E soltanto perché sono affamato, tra l’altro.

Dopo il recupero eroico dei soccorritori al Rigopiano e l’insediamento di Trump alla Casa Bianca, la notizia che tutti i TG stavano impazientemente aspettando e su cui Mentana costruirà la prossima ricchissima maratona televisiva.
Perché, sì, sono guarito.
E si ricomincia.

[ 21 Gennaio 2017 ] Phnom Penh (Cambogia). Aura Hostel. 8,30 pm.

22 Gennaio, Phnom Penh (Cambogia) | Giorno 235 🇰🇭

LUCI A KOH RONG: ADVENTURE ADAM

“Keep on rockin’, my friend.
And just … stay free.”

Adventure Adam

23 Gennaio, Phnom Penh (Cambogia) | Giorno 236 🇰🇭
Non ci ho capito nulla.
Difficile per me ammetterlo, ma è così.
Non ci ho capito proprio nulla.
Della Cambogia, dico.

Vero che forse, dopo l’essere stato tanto bene nell’addormentato Laos, avevo aspettative troppo alte o sono partito troppo prevenuto.
Ma sta di fatto che è così: l’inquietudine che ho provato fin dal primo giorno a Phnom Penh – e non intendo per l’aver visitato i Killing Fields e la S21 – non se ne è mai realmente andata.

Forse avrei dovuto solamente pedalare di più attraverso il paese, ma è vero anche che il clima di questa parte di mondo – di quella che a me ora sembra essere, guardando la mappa del globo, la torrida e soffocante mammella della gigantesca mucca euroasiatica – non mi stimola assolutamente a farlo.

Negli ultimi giorni, complice l’afa ed anche un po’ di febbre, ho trascorso più della metà delle mie ore in posizione supina, e le restanti da sveglio a camminare smarrito per le strade brulicanti inverosimile vita, con la stessa velocità di uno a cui hanno cementato le ginocchia e legato le caviglie.

Fin dall’inizio avrei potuto prendere la bicicletta e sforzarmi verso qualche remota collina, oppure spingermi verso la storia di Battambang, verso le magie di Angkor Wat o verso il tepore della costa di Kampot. Ma il caldo – e l’indecisione – hanno preso il sopravvento.

Ho provato a “raccapezzarmi” – o, come mi disse una volta un’agente di viaggi, facendomi ridere ancora oggi, a “raccapezzolarmi” – tra le palme e le onde di Koh Rong, ma non ci sono riuscito.
L’inquietudine, l’indecisione, e quindi il sentimento di non averci capito proprio nulla, sono rimaste ed hanno avuto la meglio su di me.

Ieri sera ho lanciato una monetina, come faccio sempre quando non so che direzione prendere. Mentre ancora volteggiava in aria e si trovava a metà della sua folle discesa,giá pronta a schiantarsi a terra, l’ho bloccata e stretta nel pugno, senza andare a scoprire quale delle due facce avesse girato.
Ero riuscito a capire, soltanto in quel frangente, che l’unica cosa che avrei davvero dovuto fare era sparigliare il tavolo.

So di commettere un errore, mia dolce Cambogia.
So che dovrei solo concederti più tempo, mia cara Cambogia.
So che avresti ancora tantissimo da darmi, mia vecchia Cambogia.
Che sei anche tanto bella, mia vecchia, cara e dolce Cambogia.

Ma non adesso.
Un’altra volta, magari.
Non è sotto il tuo cielo che sceglierò di dormire, da domani.
Anche se so già che una parte di me … lo rimpiangerà.

[ 23 Gennaio 2017 ] Phnom Penh (Cambogia). Tonle Sap promenade. 5 pm.

STATISTICHE CAMBOGIA
KM in BICICLETTA: 80
KM in AUTOBUS: 1225
KM in TRENO: 0
NOTTI in OSTELLO: 13
NOTTI in OSPITALITÁ: 0
SPESE: 370 €

CURIOSITÀ
MONETA: Riel / Dollar
“BUONGIORNO”: “suostei”
“GRAZIE”: “arkoun”

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