Se, del mio mese trascorso in Laos, la prima parte era stata a dir poco sorprendente, la seconda parte … beh … forse lo sarebbe stata ancor di più.
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1 Gennaio, Tad Lo (Laos) | Giorno 214 🇱🇦
Il 1 di Gennaio, per me, ha sempre significato soltanto una cosa.
Un’altra delle mie abitudini che inconsciamente ho appreso da mio padre e da mio nonno, e che ogni anno mi trovo ad aspettare quasi con trepidazione.
Ore 13 (o forse 14 ora), Rai 1: il Concerto di Capodanno.
Oggi, però, non mi sono svegliato in Italia, e così ho scelto di non
sintonizzarmi su alcun televisore e, invece, di pedalare.
Fino alle cascate di Tad Lo, nel Laos del Sud.
Un’alba senza una nube dietro i monti di Pakse, la mia Overture dei Wiener Philharmoniker.
90 km di virtuosi sali e scendi sulle strade statali numero 16 e 20, la mia Musik Verein
ed i miei Johann Strauss Sr e Johann Strauss Jr.
Un vento fetente ed un sole graffiante, la mia immancabile Peppi Franzelin.
La bicicletta, la stanchezza ed il sudore vigoroso, i miei Lorin Maazel e Claudio Abbado.
La discesa pomeridiana verso l’altopiano del Bolaven, il mio “Sul bel Danubio Blu”.
I bambini di strada ed i monaci arancioni sotto l’acqua, la mia folle “Marcia di Radetzky”.
Il meritato tuffo ed il riposo conclusivo sull’amaca del bungalow di fronte alle cascate, i miei scroscianti applausi finali.
2 Gennaio, Tad Lo (Laos) | Giorno 215 🇱🇦
Dopo essermele sudate ieri, oggi me le sono meritate e godute fino in fondo.
Dall’alba al tramonto.
Le cascate di Tad Lo.
Sí, perché a Tad Lo ci sono delle cascate.
Sembra che quasi solo la gente del posto lo sappia, perché gli stranieri sono davvero pochi.
Forse perché le cascate di Tad Lo sono abbastanza lontane dai circuiti turistici più classici del Laos.
O forse è perché non sono davvero nulla di che.
3 Gennaio, Tad Lo (Laos) | Giorno 216 🇱🇦
Svegliarsi da un dolce sonno e osservare i riflessi sul fiume antistante il bungalow per l’ultima volta.
Prepararsi per ritornare a Pakse.
Leggere il messaggio di un amico, mentre fai colazione, che ti suggerisce di dedicare una giornata in più a Tad Lo e camminare per le valli vicine.
Decidere di ascoltarne il consiglio, mentre osservi un elefante che si bagna la proboscide
davanti alla tua tazza di caffè.
Iniziare a camminare, a caso, verso una montagna, quando ancora è mattino.
Incontrare, ad un bivio, Max, un 27enne tedesco giunto fin qui da casa sua in motocicletta, che ti offre un passaggio fino in cima, dove la vista ti lascia di sasso.
Accettarlo e lasciarti andare in chiacchiere con qualcuno che sembra essere te stesso pochi anni addietro e con cui diventi immediatamente amico.
Ritornare a valle con le tue gambe e rinfrescarti in una pozza dove alcuni bambini stanno giocando col fango.
Perderti nella vegetazione laotiana, sotto un sole cocente, per più di un’ora.
Imbatterti in un ragazzino che sorride del tuo esserti perduto e che si offre di riaccompagnarti a Tad Lo in cambio di “money!”.
Gentilmente, sfancularlo.
Ascoltare il richiamo del fiume in lontananza e provare a rintracciare la via da solo … che non ti sei smarrito nel deserto dei Gobi.
Arrivare in un villaggio dimenticato da Dio, dove le persone non sembrano preoccuparsene più di tanto ed infatti dormono, o bevono, o fumano, o ballano, o cantano, o giocano con una scimmia. Soprattutto, ridono.
Ritrovare il fiume di cui avevi bisogno e stringere in alto il pugno in segno di vittoria.
Abbracciare la cascata da cui eri partito, sotto una luce nuova.
Scioglierti nei suoi riflessi, ancora una volta, e poi ancora, e ancora, all’infinito.
Il tuo bizzarro, imponderabile, 3 di Gennaio.
4 Gennaio, Pakse (Laos) | Giorno 217 🇱🇦
Mi sono accorto solo adesso che ieri non ho caricato le tre foto conclusive del post.
Quella di una scimmietta, quella del fiume ritrovato dopo tanto camminare … e poi quella, finale, della cascata di Tad Lo Sud, vista sotto una nuova luce.
Allora la posto oggi.
Un po’ perché sono tornato a Pakse, fa un caldo allucinante e l’unica cosa che potrei fotografare è una bottiglia di BeerLao.
Un po’ perché non era tanto male.
Credo.

5 Gennaio, Champasak (Laos) | Giorno 218 🇱🇦 – VIDEO
5 minuti di fantasticherie coi piedi a mollo in una piscina sul Mekong.
Poi … “una limonata, grazie.”
Bello però è bello, eh.
POMERIGGIO
Se ieri ho latitato – e in termini di racconti e in termini fotografici, tanto da farmi venire l’amarezza per la troppa inattività – oggi sono tornato a pedalare.
E, come sempre, quando decido di farlo, le cose succedono.
Il “piano”, ieri, era di arrivare in qualche modo alle cosiddette “4000 isole”, un luogo a quanto pare ameno e imperdibile al confine tra Laos e Cambogia.
Stavo per prenotare un autobus da Pakse, per oggi, quando poi ho pensato che 180 km li avrei potuti coprire anche in bicicletta, in un paio di giorni.
Ogni volta, però, ecco che divento preda delle domande:
– come sarà la strada?
– e il caldo?
– ne varrà la pena?
– troverò dove dormire?
– e i Quiriti? Chi sono i Quiriti?
Un incontro casuale di ieri sera, tuttavia, mi ha lanciato un salvagente: “Magari puoi attraversare il Mekong e pedalare dall’altro lato per alcune decine di chilometri. Dicono che Champasak sia un bel villaggio dove fermarsi. E poi c’è il Wat Phou poco distante. È sito UNESCO, sai? Magari merita”.
Decido di vincere i dubbi, e di non pormi più domande.
Semplicemente partendo, così, verso l’ignoto, senza poterne avere il minimo sospetto, avrò la fortuna di regalarmi:
– quattro ore di pedalata facile e caldissima;
– un sogno di 5 minuti di fronte alla piscina di un resort, complice un fraintendimento in reception relativo al costo di una notte;
– una Guesthouse di Champasak immersa in un’atmosfera degna della città di Mu, dove per un ventesimo del costo del resort ho la mia piscina privata e gigantesca, affacciata sull’altopiano del Bolaven … il Mekong;
– un pomeriggio in un tempio dell’impero Khmer di cui non conoscevo nemmeno l’esistenza, che insieme a Angkor Wat e My Son forma un trittico capolavoro dell’umanità, dove per due ore mi sono perduto in vedute insperate, bellezze intollerabili e silenzi lontani millenni;
– un ultimo tuffo e nuove libere bracciate nelle acque del Mekong, fronte, ancora, al tramonto sul Bolaven;
– una delle giornate più intense e sorprendenti che la mia memoria possa ricordare.
6 Gennaio, Ban Boungkeo (Laos) | Giorno 219 🇱🇦
Rapido e indolore.
Ho iniziato presto stamattina.
Alle 8 c’era bel fresco.
Alle 11 stavo cuocendo.
Dopo 40 km da che son partito, ho trovato un villaggio.
Ho cercato di raggiungere il fiume.
Per nuotare.
Mentre rifiatavo sotto una palma, sulle rive del Mekong, alcuni ragazzi mi hanno offerto da bere.
Abbiamo iniziato a parlare.
Erano simpatici, così come i loro bambini.
Ci sono linguaggi che riescono immediati.
Mi hanno inviato a restare una notte da loro.
Faceva ancora molto caldo.
Ho accettato l’invito.
Stanotte dormo sul pavimento con 5 bambini Laotiani.
In un luogo che esiste davvero.
E si chiama Ban Boungkeo.
7 Gennaio, Ban Boungkeo – Don Det (Laos) | Giorno 220 🇱🇦 – VIDEO
Dopo i silenzi della steppa Bulgara di giugno e delle coste Lettoni di fine luglio .. ecco i contagiosi Sabeydee Sabeydee Laotiani!
Scusate la qualità, ma la connessione è quella che è 🙂
POMERIGGIO
Un saluto commosso alla famiglia che mi ha ospitato a Ban Boungkeo, poco dopo l’alba.
15 km di terra e palme lungo il Mekong, nella brezza mattutina.
Un guado silente, con un piccolo Caronte ancora in erba non avaro di sorrisi.
Altri 20 km di terra, ponti, palme e caldo, a fare la gincana tra bambini giocosi, polli, maiali, mucche, cani e pulcini.
Un nuovo attraversamento in barca, per arrivare sul lato orientale del Mekong e riprendere a pedalare.
50 km di rettilinei noiosi e deprimenti, preso a sberle, più e più volte, dal sole.
Tutto questo per arrivare al terzo porticciolo e farmi trasportare, ormai stremato e scottato, sull’isola di cui tanto ho sentito parlare e dove da queste parti tutti – sembra – vogliano andare.
L’isola da dove probabilmente non mi muoveró per alcuni giorni, vivendola e raccontandola a poco a poco, perché le prime avvisaglie, onestamente … non chiedono altro.
Don Det.
8 Gennaio, Don Det (Laos) | Giorno 221 🇱🇦
Era da un po’ di tempo che non rimanevo su un’isola.
L’ultima fu Olkhon, in Russia, a Settembre, se la memoria non m’inganna.
Prima ancora, durante questo viaggio, ci fu Sifnos, ad Agosto (durante la “vacanza greca”), e prima ancora Vir, in Croazia … a trovare il mio amico Jiri Oliva, ed incontrare i nuovi amici Ida, Kuba, Michal e Jana coi suoi due figli.
Era ancora Giugno.
Ero appena partito.
Ora sono a Gennaio.
Del 2017.
Sull’isola sul Mekong di Don Det, nel Sud del Laos, quasi al confine con la Cambogia.
Mi ha spiazzato, non lo nego.
Questo fatto dell’isola, intendo.
Chiudermi su un lembo di terra lungo poche centinaia di metri, per quanto sorprendentemente suggestivo e intrigante, mi ha lasciato interdetto.
Avere confini, barriere naturali a separarmi da una qualsiasi strada libera, potenzialmente interminabile, é una sensazione che per qualche ora mi ha quasi intontito.
Poi però mi sono ricordato della grande esperienza che avevo maturato sulle coste Cicladiche, lo scorso anno, e di come bene avevo imparato a vive senza ritmi, orari, ansie e possibilità repentine di scampo da ogni tipo di ozio.
Allora ho cercato di rispolverare le memorie di quei giorni, cercando di recuperare gli usi che avevo tanto apprezzato nell’archipelago.
Una spiaggia, un lungo bagno, la prua di una barca, e la visuale privilegiata di un altro giorno che, lentamente, solitario, s’inabissa.
9 Gennaio, Don Det (Laos) | Giorno 222 🇱🇦
Mi ruga sempre a sufficienza quando ti impongono un biglietto di ingresso per vedere qualcosa che non è opera umana, bensì un semplice – seppur travolgente – capolavoro della natura.
In questo caso, inoltre, l’entrata era a poche decine di metri dallo spettacolo stesso, e se ne poteva udire il ruggito fin da lontano.
Così ho provato a trovare vie alternative, tipo un guado, o una barca, o un kayak … ma nulla.
La foresta nascondeva, e l’acqua chiudeva la via.
Quando poi mi sono trovato al cospetto delle cascate di Tad Somphamit (o Li Phi), ho capito perché non c’erano guadi di sorta.
E che, in fondo, ho fatto bene a non arrivarci con una barca … o un kayak.
10 Gennaio, Don Det (Laos) | Giorno 223 🇱🇦
Sebbene me ne mancherebbero ancora tre, da visto, di giorni in Laos, oggi ho deciso che questo fosse l’ultimo.
Quattro notti su un’isola del sud mi hanno rinfrescato parecchio, ma sento che è arrivato il momento di cambiare.
Di rimettermi in moto.
Di vedere che cos’altro di nuovo potrà accedere, in futuro.
Da domani, tuttavia.
Oggi, lasciando la bici legata ad un palo, ho preferito muovermi come molti locali sono soliti fare, forse per necessità o forse per semplice amore della lentezza.
A piedi.
Non avevo voglia di parlare.
Con nessuno. Tantomeno con me stesso.
Un po’ perché non avrei saputo cosa dire.
Ed un po’ perché ero impegnato in altro.
A guardare, per l’ultima volta, il Laos.
STATISTICHE LAOS
KM in BICICLETTA: 690
KM in AUTOBUS: 1425
KM in TRENO: 0
NOTTI in OSTELLO: 25
NOTTI in OSPITALITÁ: 1
NOTTI in BUS: 1
SPESE: 751 €
CURIOSITÀ
MONETA: Kip
“BUONGIORNO”: “Sabaidee”
“GRAZIE”: “khàwp jai lai lai”
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MAPPA DEI LUOGHI
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