Ridestatomi da un sogno durato un giorno intero, mi accorsi di essere ormai agli sgoccioli del mio Visto Cinese.
Il passaggio via terra per il Laos distava ancora svariate centinaia di chilometri, e così, il 9 Dicembre, ripartivo.
Sempre rimanendo in Yunnan, ma verso Sud.
Dapprima verso le sponde turchine del Lago di Dali, quindi verso i primi palmeti e le oasi di Siam che già si incontrano nella terra di confine chiamata Xishuangbanna.
I miei giorni cinesi erano arrivati al tramonto, e ricordo ancora le sensazioni di quei momenti: un grande desiderio di avventurarmi in Paesi nuovi, la stanchezza maturata in quei due mesi difficili di Regno di Mezzo (la traduzione di Zhong Guo, antico nome della Cina) ed un bagaglio di gioie e gratitudine per tutte le esperienze che avevo avuto la fortuna di poter vivere e che dovetti elencare, prima di uscire, per poter credere di averle vissute davvero.
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9 Dicembre, Dali (Cina) | Giorno 191 🇨🇳
Dopo 4 notti, ho lasciato il villaggio di Shaxi.
Un villaggio che mi ha donato tanto – molto più di quanto potessi aspettarmi – ma è giunto il momento di andare avanti. Ho ancora 6 giorni di visto ed il Laos non è certo dietro l’angolo.
Nel pomeriggio di oggi sono arrivato a Dali, dove resterò qualche giorno a respirare un clima lacustre che racconterò da domani.
L’immagine di oggi, tuttavia, vuole essere ancora per Shaxi.
Un’immagine della piazza principale, che la mia memoria serberà a lungo come il centro nevralgico di un luogo davvero magico.
Una foto scattata ieri sera, di corsa, mentre cercavo un posto per cenare, preso com’ero dalla furia dello scrivere. Una foto scura, spostata, sbagliata e sfocata. Ma, del resto:
– ho la macchina che ho;
– non sono un fotografo;
– avrei potuto fare di peggio;
– non credo che sia poi così importante, dopo tutto.

SERA
Quando hai lasciato un piccolo segno del tuo passaggio, negli occhi di qualcuno.
E quel qualcuno vuole ricordatelo, da lontano.
Lasciandoti a bocca aperta.

10 Dicembre, Dali (Cina) | Giorno 192 🇨🇳
Questa cosa con l’acqua non l’ho mai capita.
C’è da sempre, ma non l’ho mai capita.
Credo che non sia nulla di incredibile e che sia comune a molte persone, ma ogni volta ne rimango stupefatto.
Mi basta scorgere un mare, un lago, uno stagno, un fiume, una fonte, un ruscello – sì, insomma, basta che ci sia dell’acqua – e mi rassereno, mi tranquillizzo, mi rilasso, mi sento più leggero, coraggioso e completo.
In pace, a tratti.
Un’altra delle cose che ho appreso da questo viaggio è che difficilmente riuscirò a vivere in un luogo lontano dall’acqua, di qualsiasi forma si tratti.
Ne ho amato i riflessi sul Garda, a Bohinj, a Mostar e Zadar, sul Danubio, sulla Moldava, sulla Vistola, sull’Ob e sul fiume Yulong, nella baia di Kamares a Sifnos e tra i canali di San Pietroburgo, sul Mar Baltico a Riga, Tallinn e Salacgrīva e tra le rocce mistiche dell’isola di Olkhon, sul Lago Baikal.
Ricordi che spesso sferzano la mia mente, con lo stesso fervore di un’onda che si schianta contro la riva, e che poi mestamente si ritira.
Oggi, per la prima volta, ho posato i miei occhi sulle acque del Lago di Dali, in Cina.
E, per quanto il timido vento dello Yunnan non sia riuscito a sollevare nemmeno una goccia da quella distesa infinita di blu … l’onda, all’improvviso, è diventata tsunami.
11 Dicembre, Dali (Cina) | Giorno 193 🇨🇳
Io ci provo anche, alle volte, a scrivere dei post seri.
Post che mi facciano riflettere, che facciano riflettere chi mi legge, che possano ispirare qualcuno.
Post che siano da “blogger” insomma.
So di non esserlo, ma talvolta mi prendo anche sul serio.
Sbaglio, ne sono al corrente.
E, anche se non lo fossi, ci pensano loro a ricordamelo.
I miei amici.
Come ieri ad esempio.
Non faccio a tempo a chiedere a un ragazzo cinese di scattarmi una foto mentre provo a fare il mistico di fronte ad un lago e a condividerla sul gruppo whatsapp, che ecco le legnate virtuali.
Uno si mette in piedi su una sedia in giardino e guarda il muro del vicino.
Un altro impugna un fiore sul balcone di casa e scimmiotta Freddy Mercury a Wembley.
Un altro ancora si posiziona a mo’ di tuffatore di fronte al lago di Como, mirando l’assoluto.
E l’ultimo ha da curare il pupo, niente da fare … per cui mi piace pensarlo ancora ibernato nell’atto di cucinare delle ali di pollo, alla zingara, all’aperto, a zero gradi, in un prato bombardato.
Quando vuoi fare il serio, Vieri, ricordati di loro.
Quando qualcuno mi chiede se c’è qualcosa che mi manca dell’Italia, rispondo subito che, sì, a parte la mia famiglia, un piatto di pasta al ragù ed un buon Franciacorta … ci sono senz’altro loro.
I miei amici.

12 Dicembre, Dali – Jinghong (Cina) | Giorno 194 🇨🇳
Ieri, una giornata intera trascorsa a sistemare la bici e a trovare soluzioni per i ricambi nel futuro più prossimo.
Oggi, 14 interminabli ore di autobus tra le colline dello Yunnan, per arrivare sempre più a Sud, vicino al confine col Laos. Allora col post odierno condividerò qualche foto in più del lago di Dali, sulla riva del quale ho pedalato per diverse ore, due giorni fa, prima che forassi a 5 km dall’ostello e trovassi un passaggio per Dali da una famiglia Cinese, mentre il buio s’infittiva.
Prima di visitarlo, mi domandavo se vi fosse vita attorno al lago di Dali.
Ebbene ho scoperto che ce n’è.
Ci sono bambini che tirano sassi.
Ci sono signore che bacchettano delle reti da pesca con dei bastoni di bamboo.
Ci sono cuochi che giocano a fare i provoloni.
Ci sono tizi circondati da gabbiani che non capiscono le emoticon.
Ci sono santoni vestiti di rosso che celebrano cerimonie all’aperto.
Ci sono dei tipi di cammello che fanno i fighi.
Ci sono pescatori ipnotizzati dall’amo.
Ci sono sposi ipnotizzati dall’amore.
Ci sono persone che fotografano, altre che fumano, altre che si mettono in posa da principessa, altre ancora che mangiano sedute al sole.
Ci sono persone che ti sorridono.
Sí, c’è vita attorno al lago di Dali.
Parecchia vita.
Ed io?
Non ho fatto altro che attendere il tramonto, con una birra in mano, provando a non perdermi nulla di tutto questo, neanche per un istante.
13 Dicembre, Jinghong (Cina) | Giorno 195 🇨🇳
È 33 anni che, ogni volta che lo sento nominare, in qualche modo, non so bene il perchè, mi fa rabbrividire e al contempo mi gasa all’estremo.
Oggi lo ho finalmente visto, per la prima volta, in una provincia dello Yunnan il cui nome sembra il verso di uno stregone spiritato: Xishuangbanna.
Nei pressi di una città di confine che chiaramente subisce influssi Cinesi, Thailandesi, Laotiani e Birmani, assemblandoli in un tutt’uno di raro fascino.
Probabilmente nei prossimi mesi arriverò a vederlo fino ad averne il voltastomaco, ma forse no.
Insomma, eccolo qui.
Il grande Mekong.

14 Dicembre, Jinghong (Cina) | Giorno 196 🇨🇳
Se qualcuno, tempo fa, mi avesse detto che un giorno avrei trascorso 2 mesi in Cina, attraversandola da Nord a Sud, insieme ad una bicicletta pieghevole, credo che sarei scoppiato a ridere.
Se qualcuno, tempo fa, mi avesse detto che un giorno, vicino ai 33 anni, sarei entrato dalla Mongolia a bordo di un pick-up;
che avrei passato i deserti del Nord sopra un autobus notturno, lasciandomi cullare dal puzzo di piedi dei miei compagni di viaggio, dal tramonto dietro le dune e dalla luna che si affacciava al mio finestrino;
che mi sarei svegliato in una fredda e soleggiata Pechino, dove avrei vagabondato per tre giorni nel mezzo di vicoli millenari e inquinamento impietoso;
che avrei impacchettato la bici a mo’ di sacco di riso per raggiungere la calda e frastagliata Guilin;
che sarei rimasto bruciato dal sole mentre pedalavo verso la turistica Yangshuo;
che vi sarei rimasto più di un mese e avrei lavorato a lungo per una Guesthouse, instaurando amicizie vere e imparando ad amare la valle del fiume Yulong ed i suoi abitanti;
che avrei appreso alcune parole di cinese, le basi del Tai Chi e i rudimenti di cucina al wok;
che avrei nuotato quasi ogni sera nelle placide e languide acque del fiume Yulong, eccitato ogni volta come se fosse la prima;
che avrei lasciato la Yangshuo Outside Inn in preda a dubbi e tristezza;
che avrei osservato da un treno le brutture grigie dei palazzi di Kunming;
che sarei scappato verso Lijiang e la Gola del Salto della Tigre e avrei rivelato ai miei occhi picchi e vallate mozzafiato, stellate e Dragoni degni di poesie, respirando aria di Tibet;
che mi sarei lasciato sedurre da un paesino antico di nome Shaxi, dal tempo rallentato delle sue viuzze e dei suoi campi, e dalle visioni di un giorno in mezzo a templi e colline, dove il mio cuore per un attimo si sarebbe fermato;
che avrei sentito il richiamo incredibile dell’acqua di fronte alle distese mistiche del Lago di Dali;
che avrei bucato 3 volte nel giro di due settimane e che mi sarei sentito fiacco e demotivato come le mie distrutte camere d’aria;
che avrei ricevuto l’aiuto incondizionato e sincero di diverse persone e che il mio morale sarebbe così tornato a mille;
che avrei scoperto le montagne dello Yunnan a bordo di un altro sgangherato autobus e mi sarei sdraiato, circondato da palme e fiori, nei parchi caldi e colorati di una città che sembra essere già Thailandia;
che avrei trascorso l’ultimo giorno disteso su un’amaca sulla terrazza di una casa di Jinghong, fantasticando su una nuova destinazione, pensando a quanto questo paese sia enorme, complesso, variegato ed affascinante come forse nessun altro al mondo e ricordando i sorrisi e gli sguardi di ogni singola grande persona incontrata durante tutto questo periodo.
Se qualcuno, tempo fa, mi avesse detto che un giorno tutto questo sarebbe successo, credo che avrei riso davvero a lungo, e della grossa.
Ebbene, ora, arrivato alle ultime ore dei miei due mesi in Cina, mi toccherà svenire dal ridere sul serio.
Perché, guardandomi indietro, posso dire che – tutto questo – è stato vero.
STATISTICHE CINA
KM in BICICLETTA: 470
KM in AUTOBUS: 2730
KM in TRENO: 2960
NOTTI in OSTELLO: 20
NOTTI in OSPITALITÁ: 37
NOTTI in TRENO: 2
SPESE: 1538 €
CURIOSITÀ
MONETA: Renminbi (Yuan)
“BUONGIORNO”: “Ni Hao”
“GRAZIE”: “Xiexie”
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MAPPA DEI LUOGHI
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