“Ciao Mamma,
oggi non è una bella giornata, e ti spiego il perché.Sono su un treno russo, mezzo scassato, diretto in Siberia, da oltre 24 ore, e mi sto annoiando.
Ho letto, scritto, dormito, letto e scritto ancora, ma mi sto annoiando molto.
In Argentina – forse lo ricordi – ero stato su un autobus per 48 ore filate, ma allora c’era anche Davide con me, e altre persone con cui parlare.
Qui sono solo, e nessuno mi capisce.
La ragazza che “gestisce” la carrozza sorride tanto ed è molto gentile, ma neanche lei conosce una sola parola d’inglese.Ho altre 25 ore davanti e non so bene come impiegarle.
Potrei essere lì con voi, oggi che torna il Nonno, e invece sono qui, in una città russa chiamata Druzhinino, in attesa che i binari tornino a scorrere sotto di me.
Potrei sedermi al vostro tavolo e gustare i piatti della Zia Franca, e invece ho finito ieri sera il mio pollo arrosto di plastica e oggi mi appresto a nutrirmi di patatine, biscotti, noci e qualche altra libidine imperiale che comprerò dai venditori ambulanti tra un “Da” e un “Niet” che non comprenderò.
Potrei brindare con del buon vino con il Papozzo, lo Zio Vale e Aurora, e invece andrò a botte di tè alla salvia selvatica di Sifnos e di birra rancida chiusa in una bottiglia di plastica presa ieri a Mosca.
Potrei sdraiarmi sul divano di casa a fare una pennica, e invece mi rintanerò sulla mia piccola branda, bardato come un Eschimese per via di uno spiffero che spira proprio dal mio finestrino e che per tutta la notte mi ha alitato sul collo una gelida nenia.
Potrei andare al bar a vedere Inter – Juve, e invece ne guarderò gli aggiornamenti nei rari momenti in cui avrò internet, sperando che Dybala ne faccia 3 e immaginando il tuo disappunto tipo 5 Maggio.
Potrei giocare con Andrea e Giulia, scherzare con Elisa, Cristina e Cristiano, oppure bere una birra coi miei amici, e invece cercherò di schivare i piedi penzolanti dei miei compagni di vagone fino a quando non farà buio e mi verrà sonno.Alle volte mi alzo e vado a guardare dal finestrino. Ci resto anche un’ora, così, inebetito, tanto per far passare il tempo. Per lo più piove ed è grigio. La Russia è piatta e non osservo altro che boschi. Tanti, tanti, tantissimi boschi.
Talvolta la vista si apre su alcuni villaggi dai tetti colorati e ricoperti di freddo e amarezza, tanto da far fatica a credere che ci sia gente che vi riesca a vivere.Insomma, sì, oggi non è una bella giornata.
Poi penso a dove sto andando e a perché lo sto facendo, e non so darmi una reale risposta.
So soltanto che devo andare, ancora per un po’.
Tanto per andare? Forse sì, tanto per andare.
E forse perché non saprei che altro fare.
Ho sacrificato tanto dei miei affetti, dei miei risparmi, dei miei progetti, per essere qui, e non voglio fermarmi. Non ancora.Tutti quei “potrei” per ora rimangono pensieri che tengo stretti in un angolo di cuore, che mi sorreggono, che mi danno forza nei momenti di sconforto e che presto torneranno a essere realtà.
Ma ho ancora molto da scoprire, da conoscere, da condividere e da imparare, quindi scusami se non sono lì con voi, oggi.Oggi, Mamma, è una bella giornata, e ti spiego il perchè.
Perché essere qui, adesso, in questo momento, mi rende felice.Grazie per aver pensato di mettermi al mondo, così come sono, 33 anni fa.
E per essere sempre con me, fin da allora.Vieri”
LETTERA DALLA RUSSIA (Treno Mosca-Novosibirsk, 18 Settembre 2016)
